Super 8: recensione del film di J.J Abrams con Elle Fanning
Un sentito omaggio al cinema di avventura degli anni '80, con J.J Abrams assoluto padrone di uno spettacolo nostalgico ricco di notevoli effetti visivi. Super 8 è un film da riscoprire.
J.J Abrams e il produttore Steven Spielberg uniscono le forze in questa straordinaria favola di gioventù, mistero e avventura. Super 8 narra la storia di Joseph (Joel Courtney) e dei suoi cinque amici che assistono al deragliamento di un treno mentre girano un cortometraggio in Super 8, e scoprono che un’entità aliena è sfuggita al disastro. Molti gli interrogativi che si pongono i ragazzi, su dove si cela la creatura e cosa desidera nel mondo degli umani. Nel frattempo il padre di Joseph, il vice-sceriffo Jackson (Kyle Chandler) effettuerà delle ricerche sulla misteriosa presenza che sta seminando panico su tutta la cittadina di Lilian, in Ohio.
Super 8: una rivisitazione esemplare di un cinema per ragazzi che non c’è più
Super 8 è un inno al cinema spensierato, giovane e animato da un nucleo collettivo di cast ben strutturato e caratterizzato da un carisma percepibile. L’elemento che contribuisce a rendere il film accattivante è il gruppo di ragazzi protagonisti, capitanati da Joel Courtney e la rivelazione Elle Fanning, sorella di Dakota. Lei interpreta Alice, una ragazza che non si concede troppe libertà e uscite con gli amici per via di un padre rabbioso e poco condiscendente. Un carattere che ha bisogno di ritrovarsi con un equilibrio stabilito dal gruppo di Joseph, per procedere in quell’atmosfera che ha reso celebre un titolo come I Goonies di Richard Donner.
Il riferimento è lapalissiano: le basi vengono poste per seguire una rotta già messa a punto da Donner – o da Steven Spielberg in E.T – L’Extra-terrestre – per celebrare i racconti all’insegna del puro divertimento, dove il bilanciamento fra dinamismo e formazione caratteriale assume un ruolo centrale per la piena riuscita del film. J.J Abrams conduce le fila di una storia che valorizza ogni singolo dettaglio spettacolare, grazie all’ausilio di effetti visivi sviluppati dalla ben nota Industrial Light & Magic. La figura dell’alieno, che incute terrore fra gli abitanti di Lilian, funge da contraltare ai giovani protagonisti dalla spiccata personalità, per creare una mistura ben riuscita fra risate e tensione sostenuta.
Super 8: si raffigura un alieno molto più minaccioso, che non conosce nessun ostacolo
Molto importante la presenza di una creatura che non viene mostrata a figura intera per la quasi totalità delle riprese; Abrams, nel dispensare un notevole grado di mistero attorno al suo antagonista, riesce nell’intento di nascondere agli occhi dei ragazzi una potenziale minaccia di dubbia moralità. Raffigurando un pericolo pubblico in cattività, lo spettatore si interroga costantemente sulla prossima mossa che l’alieno potrebbe effettuare. In questo modo il ritmo aumenta in maniera vertiginosa, in uno schema narrativo che potrebbe ricordare anche il caso Cloverfield , realizzato nel 2008.
Ottima la resa scenica impiegata, che mantene una fotografia votata ai colori più scuri per mantenere sullo sfondo un essere inquietante e forte di un design indovinato. L’obiettivo, stabilito durante le prime battute dai ragazzi, è quello di riuscire a portare a termine un cortometraggio dell’orrore caratterizzato da un trucco convincente, dal titolo “The Case”; la particolarità brillante di Super 8 è quella di rappresentare visivamente un tipo di terrore in grado di soppiantare quello che hanno intenzione di dirigere nella finzione. Si forma una sorta di film nel film dalla meccanica avvincente, dove la trama non si deve concentrare unicamente sulla caccia al mostro, ma ad un progetto cinematografico collettivo che ha bisogno di prendere forma. Un discorso portato avanti dall’allievo di Spielberg, J.J Abrams: trattasi di un sognatore che ha ottenuto i mezzi necessari per omaggiare il cinema del maestro dei blockbuster.