Sweetheart: Marco Giallini e Violante Placido come Elvis e Marilyn
La recensione di Sweetheart, il cortometraggio diretto da Marco Spagnoli con Marco Giallini e Violante Placido.
Due personalità non replicabili, due anime ribelli, a tratti incomprese; Elvis Presley e Marilyn Monroe hanno attraversato i corridoi del successo raggiungendo la vetta della miticità, amati per il loro talento, ma anche per la bellezza, le debolezze e i tratti eroici; immolati sull’altare idolatrato creato da una generazione legata al sogno, lo stesso che fa ancora eco nella vita quotidiana e che spinge indietro la mente, rallentando il tempo per accelerare i battiti del cuore.
È sull’apparente maschera del mito, sulle linee indefinite della debolezza, che si coagula Sweetheart, il cortometraggio diretto da Marco Spagnoli e ambientato in una Roma deserta e surreale che pone su uno dei ponti del Lungotevere una Violante Placido intristita e travestita da Marilyn Monroe. Il suo sguardo malinconico si riversa in quello di un Marco Giallini travestito da Elvis Presley. Ciò che precede e posticipa il loro incontro è una nuvola rarefatta di emozioni inafferrabili in cui confluiscono sorrisi e tenerezze inespresse. Lo spettatore è libero di pensare ciò che vuole, molto probabilmente di perdersi tra i meandri di differenti domande, senza di fatto comprendere cosa stia accadendo. Sarà un sogno, magari un appuntamento tra attori depressi, forse l’incontro tra un uomo e una donna con crisi d’identità o magari la ricerca di una carezza che la vita ha vietato e che la pazzia regala, leggiadra e pronta, in una Roma che sta a guardare immobile e deserta come non è mai.
Marco Spagnoli disegna così i suoi eroi: gente comune che si cela dietro maschere e vestiti di un’altra epoca; gente che resiste alla vita forzando un sorriso, che lascia che il trucco si sgretoli dal volto arrendendosi alla più docile delle verità.
Giallini e la Placido aderiscono perfettamente al subbuglio dell’anima che l’opera cerca di far emergere, ritratti sullo schermo in maniera nitida grazie alla fotografia d’acquarello di Roberto Lucarelli che mette in rilievo colori e sfumature accecanti.
Con un montaggio fluido – opera di Jacopo Reale – e una musica sottile come la corda di un violino (Max di Carlo), Sweetheart importa nel mondo reale immagini di una vita che va in scena e, facendo scena muta, si adagia sul giaciglio della tenerezza e del dolore.
Diretto da Marco Spagnoli su una sceneggiatura di Nicola Guaglianone, (Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili), il cortometraggio è prodotto da Paolo Monaci Freguglia, Federico Bagnoli Rossi, Alessandro e Andrea Cannavale, Paolo Licata, in associazione con Smilechild e in collaborazione con Rai Cinema. I costumi sono di Rossella Aprea, Erminia Palmieri cura le scenografie e Clara Hopf il trucco.