Taken 3 – L’ora della verità: recensione
Per i fan convinti nella teoria sul suicidio cinematografico riguardate la serialità, Taken 3 è la più netta e sfegatata conferma della regola. Diretto da Olivier Megaton e prodotto dalla 20th Century Fox, il film affonda le sue radici nell’ormai consolidato franchising che vede il cinico e spietato Liam Neeson affrontare un intero mondo di criminali, astuti e particolarmente agguerriti. Questa volta però la pellicola entra in una lenta e inesorabile spirale di ripetitività che porta ad una ovvietà di fondo che alla fine stanca e stufa lo spettatore.
Bryan Mills cerca di superare i problemi personali che lo legano alla sua famiglia cercando di essere un padre amorevole e un marito (separato) esemplare. Ben presto però torneranno ad affacciarsi gli spettri del passato e il mite Bryan dovrà tornare ben presto nelle vesti della temibile macchina da guerra già ammirata nelle precedenti trasposizioni. L’uccisione della moglie da parte di un gruppo di terroristi russi legati inesorabilmente alle vicende turche (Taken 2) del prode Neeson, portano il protagonista a imbracciare pistola e sangue freddo cercando di sfuggire alla polizia, capitanata dall’agguerrito detective Dotzler (Forest Whitaker). L’accusa verso Mills è tremeda, omicidio della moglie; ma qualcuno sta cercando di incastrare Bryan e lui dovrà dimostrare la sua innocenza attraverso le più spericolate azioni fuggitive.
A quanto sembra la saga di Taken terminerebbe con questo episodio, mettendo di fatto fine ad un ciclo di film con poca trama e molti colpi di pistola. Siamo arrivati ad un punto dove quasi la battuta viene pronunciata prima dallo spettatore che da Neeson dando così un tono negativamente sarcastico alla pellicola. Il fortunato franchising di Taken ha dato il via ad un serie di film dove la scontatezza e le azioni brainless la fanno da padroni. La recitazione non è delle migliori e in automatico tutta la pellicola ne risente, le riprese sono un po troppo traballanti (come è in tutti i film scritti da Besson) e la fotografia non è degna di essere annoverata negli annali. Cadente.