Tanna: recensione del primo film australiano candidato agli Oscar
Quello di Bentley Dean e Martin Butler è il primo film della storia in lingua nauvhal, diffusa a sud ovest dell’isola di Tanna.
Il primo film visto dalla tribù di Yakel, villaggio dell’isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu (nord est dell’Australia) è quello che hanno interpretato. Tanna, film del 2015, è la prima incursione nel cinema di finzione dei due documentaristi Bentley Dean e Martin Butler. I registi si sono ispirati a un fatto realmente accaduto nel 1987, quando due giovani si ribellarono alla tradizione dei matrimoni combinati ponendo fine a questa secolare usanza.
Tanna: trama del film
Il film narra proprio l’amore ostacolato tra la giovane Wanna e il nipote del capo tribù Dain. La loro vita trascorre serena nel villaggio di Yakel, tra passeggiate, bagni nelle cascate e tenerezze. Presto, però, una violenta lotta tra tribù rivali porrà fine a questo idillio. Per garantire la pace gli anziani decideranno, infatti, di dare in sposa Wanna al figlio di Mikum, il capo degli Imedin. Disperati, i due innamorati decideranno di non sottostare alla decisione, di rifiutare la secolare cultura Kastom (la cosmologia tradizionale delle Vanuatu, un sistema di leggi, credenze, canzoni, danze e strutture sociali patriarcali). Wanna e Dain fuggiranno nella speranza di poter vivere incontrastati la loro storia d’amore, realizzando i loro sogni: fare tanti bambini, restando insieme fino alla fine dei loro giorni. Braccati dagli abitanti del loro villaggio e dai guerrieri di Imedin la loro felicità apparirà sempre più lontana.
La rappresentazione della realtà
Presentato alla Settimana della Critica nel corso della 72ma Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Tanna ha ottenuto il premio del pubblico e quello per la miglior fotografia ed è stato scelto per rappresentare l’Australia come miglior film straniero agli Oscar 2017. I registi hanno vissuto sette mesi con gli abitanti di Yakel che hanno interpretato il film dando vita ad un suggestivo viaggio nella realtà di una popolazione che ha scelto di non seguire l’evoluzione occidentale ma di rispettare i suoi antichi usi e costumi. La caccia con arco e frecce, i vestiti e le abitazioni costruiti con i materiali trovati nella foresta ai piedi del monte Tukosmerail, tra acque cristalline e la natura incontaminata dove poco lontano sorge il vulcano attivo Yahul, spirito madre degli abitanti dell’isola.
Una narrazione scandita dal ritmo lento di una civiltà fuori dal tempo, dove tutto sembra essersi fermato a secoli prima e dove è la natura a guidare la vita delle persone. Potente e maestosa, non fa da sfondo alle vicende ma è protagonista di un film che risente, in positivo, della “formazione” documentarista di Dean a Butler capaci di restituire un’immagine autentica e non artefatta della realtà di questa tribù. I due registi sono totalmente “assenti”, mimetizzati dietro la macchina da presa per lasciare pienamente spazio alla forza delle immagini. La stessa interpretazione degli attori/abitanti di Yakel (non alfabetizzati) è frutto di una naturale interpretazione, basata sull’improvvisazione, sulla dimostrazione autentica di cosa sarebbe successo nella vita reale.
Il potere dell’amore
Tutta la storia è guidata dalla bellezza incontaminata della natura selvaggia, del vulcano Yahul che governa la sua popolazione e che dà la benedizione ai due giovani innamorati dimostrando come le regole del “creato” siano più saggie di quelle degli uomini. Wanna e Dain, da subito definiti “I Romeo e Giulietta del Pacifico”, come due giovani occidentali si ribellano alle regole e alle imposizioni della loro società in nome dell’amore e, come nella tragedia shakeasperiana, costituiranno l’inizio di una nuova era per la loro tribù. Un’era di pace guidata dall’amore, dal rispetto dei sentimenti.
Tanna rappresenta il primo film della storia in nauvhal, lingua diffusa a sud ovest dell’isola ed è il primo lungometraggio australiano a essere candidato all’Oscar.
Un’opera coraggiosa, un viaggio mistico e d’amore attraverso le radici di una civiltà senza tempo, attraverso un amour fou che accomuna qualunque società.
Nelle sale dal 27 aprile.