Terminator – Destino oscuro: recensione del film di Tim Miller
La recensione di Terminator - Destino Oscuro, il film del 2019 di Tim Miller è il nuovo capitolo della saga creata da James Cameron, con protagonisti Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger.
Per una volta, la critica americana, sempre pronta a sperticarsi in iperboli su lavori modesti, aveva ragione su un punto. Terminator – Destino oscuro è il miglior capitolo della saga dai tempi di Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Certo, va detto che la concorrenza non era particolarmente agguerrita, ma Tim Miller (appoggiato dallo stesso James Cameron in veste di produttore) rende finalmente giustizia a una saga troppo spesso martoriata sul grande schermo, mettendo in scena un’operazione con diversi punti di contatto con Star Wars: Il risveglio della Forza, con il quale condivide la volontà di riallacciare dopo svariati anni i fili del racconto, appoggiandosi al canovaccio delle opere precedenti e applicando al tempo stesso alcune importanti variazioni, come un punto di vista marcatamente femminile.
Terminator – Destino oscuro: tre donne guerriere per protagoniste
Attraverso una sequenza realizzata con le tecniche di de-aging, talmente efficace da fare sorgere il dubbio di essersi dimenticati un passaggio dei capitoli precedenti, Miller si ricollega direttamente a Terminator 2 – Il giorno del giudizio, facendo piazza pulita delle contorte trame di Terminator 3 – Le macchine ribelli, Terminator Salvation e Terminator Genisys. Skynet è stata distrutta, il mondo è apparentemente al sicuro e le macchine non ne hanno preso il controllo. Dal futuro, arrivano però in New Mexico due inquietanti figure: la grintosa e incredibilmente forte Grace (Mackenzie Davis) e un nuovo modello di Terminator, denominato Rev-9 (Gabriel Luna). Entrambi hanno nel mirino la giovane Dani Ramos (Natalia Reyes), che devono rispettivamente proteggere ed eliminare. A dare manforte alle due donne, arriva ben presto Sarah Connor (Linda Hamilton), che dopo la scomparsa del figlio John ha come unico scopo l’eliminazione di ogni Terminator, guidata dalle informazioni di un anonimo e misterioso aiutante.
Concepito, almeno nelle intenzioni della produzione, per essere il primo capitolo di una nuova trilogia, Terminator – Destino oscuro si muove fra il sequel e il reboot, prendendo in prestito diverse idee e soluzioni dai lavori di James Cameron e adattandosi allo spirito dei tempi, che richiedono un’attenzione sempre maggiore nei confronti dei personaggi femminili. Miller si affida allora a ben tre donne guerriere, impersonate da altrettante abilissime interpreti. La sorpresa è certamente Natalia Reyes, che cresce nel corso del racconto, trasformandosi da inesperta e fragile ragazza a indomita combattente. Percorso che inevitabilmente ricorda Sarah Connor, che a sua volta torna nella saga dopo 28 anni grazie all’inossidabile Linda Hamilton, autrice di una performance in bilico fra la rabbia repressa di Jamie Lee Curtis nel nuovo Halloween e il ruolo di anticonformista e ironica guida di Harrison Ford nel già citato Star Wars: Il risveglio della Forza.
Terminator – Destino oscuro: un ponte fra il passato e il futuro della saga
Mackenzie Davis è invece la più interessante novità di un’opera che per il resto innova poco. Un’umana “potenziata”, in viaggio dal futuro al passato per una missione analoga per principio a quella del T-800 di Terminator 2 – Il giorno del giudizio, ma dalle sfumature più intime e profonde. Dopo la geniale Cameron di Halt and Catch Fire, la struggente Yorkie di San Junipero e la brillante tata in Tully, un’altra ottima performance eccellente della Davis, pronta ormai per un ruolo da protagonista assoluta in una grande produzione.
Le tre protagoniste, coadiuvate da un Arnold Schwarzenegger sempre più autoironico, portano avanti un racconto che si appoggia insistentemente sul ciclo scontro-fuga-resurrezione del Terminator, che all’ennesima iterazione risulta decisamente sfibrante. A guadagnarne è però la spettacolarità dell’opera, che porta in dono agli appassionati della materia un’impressionante successione di scazzottate e scontri a fuoco, condite da inseguimenti a terra, in aria e addirittura in acqua. I 185 milioni di dollari di budget dichiarato si vedono tutti, e sono stati spesi bene.
A margine delle sequenze d’azione, Miller porta avanti con ironia un racconto creato appositamente, come già avvenuto per Star Wars e Jurassic Park, per creare un ponte fra il passato e il futuro di una storica saga. Le nuove generazioni possono trovare in Terminator – Destino oscuro tutto ciò di cui hanno bisogno per appassionarsi a una trama di questo tipo: spettacolarità, personaggi ben delineati e un accettabile umorismo di fondo (anche se dal regista di Deadpool ci saremmo aspettati più dissacratorio coraggio). Viceversa, i fan di lunga data avranno una sensazione di déjà vu sia in positivo (l’inconfondibile tema sonoro, l’immancabile citazione I’ll be back), sia, purtroppo, in negativo, a causa di dinamiche narrative efficaci, ma completamente riprese dai primi due capitoli della saga.
Terminator – Destino oscuro: la saga è viva e lotta insieme a noi
Cosa ci lascia dunque Terminator – Destino oscuro? Certamente la ritrovata vitalità di una saga che stava agonizzando a causa dei precedenti episodi, l’aggiornamento della mitologia alla contemporaneità, con la tensione fra USA e Messico e i dispositivi di tracciamento che rendono più complicata la fuga dei protagonisti dal Terminator, e soprattutto un forte girl power, che non si limita all’assegnazione dei ruoli principali, ma affronta anche spunti particolarmente sentiti e attuali, come il notevole momento in cui viene seccamente demolita la medievale associazione fra donna e maternità. C’è però un po’ di rimpianto per un racconto che non cerca mai di osare qualcosa di nuovo e che appare perennemente ancorato a una comoda stabilità, che effettivamente mancava da troppo tempo, ma è troppo lontana dall’estro innovatore di Cameron.
Terminator – Destino oscuro è nelle sale italiane dal 31 ottobre, distribuito da 20th Century Fox.