TFF33 – Mia madre fa l’attrice: recensione del film di Mario Balsamo
Mia madre fa l’attrice segna il ritorno al Torino Film Festival di Mario Balsamo, filmmaker, documentarista e docente di ideazione e regia documentaria.
Il regista nell’edizione 2012 aveva portato in concorso il documentario Noi non siamo come James Bond, pellicola che racconta il percorso di uscita da un tumore insieme al suo amico Guido Gabrielli, vincendo il Premio della Giuria.
Mia madre fa l’attrice: l’omaggio di Balsamo a sua madre
Il regista e sua madre, Silvana Stefanini. Lei è stata attrice, per poco, negli anni 50. Lui, per amore e per dispetto, le dedica un film-ritratto che è allo stesso tempo lo specchio del loro rapporto e la rievocazione di una vecchia pellicola da lei interpretata (La barriera della legge di Piero Costa).
Mia madre fa l’attrice, secondo lungometraggio di Mario Balsamo presentato all’interno del Torino Film Festival nel giro di pochi anni non è sicuramente una pellicola ricca di tecnica: come era facile da intuire, sul versante registico tutto il film rimane di stampo documentaristico, fatta eccezione per una sequenza onirica e con colori stra saturi che si ripete e sottolinea il viaggio che, con la vecchia auto del padre, il regista sta facendo insieme a sua madre.
Se si deve proprio trovare una pecca a livello tecnico, questa pecca riguarda appunto la sequenza sopracitata, perchè Mia madre fa l’attrice è bello proprio perchè è genuino e naturale, con errori, riprese che ci fanno sentire parte dello spettacolo e nulla di troppo costruito dai costumi alle scenografie: l’idea che viene data è quella di stare seduti ad un tavolo insieme a Silvana Stefanini, mentre prendiamo un caffè e ascoltiamo la sua storia.
La sceneggiatura ricorda molto quella di Noi non siamo come James Bond, storia che racconta di Mario e Guido che hanno superato entrambi un tumore. Decidono di raccontare la loro storia prendendo spunto dalla passione che avevano da ragazzini per i viaggi, il glamour e James Bond. Come pretesto del racconto si inventano una missione: incontrare Sean Connery. Durante il percorso per ottenere questo obbiettivo chiacchierano con la ex Bond girl Daniela Bianchi e telefonano più volte alla segretaria dell’attore scozzese.
Gli stessi elementi del precedente lavoro del regista li troviamo anche in questa nuova pellicola: il viaggio on the road, il raggiungimento di un obiettivo difficile da trovare, la ricerca di informazioni per arrivare alla fine e la condivisione del viaggio con qualcuno molto importante.
Seppur il lavoro di Balsamo su Mia madre fa l’attrice sia dedicato al recupero del rapporto con la madre ottantacinquenne e gli elementi presenti siano ripetuti e corretti, non si può non apprezzare questo nuovo lungometraggio: nella sua ripetitività, nel suo essere tecnicamente standard, nel suo raccontare una storia già vista ha un pregio enorme, quello di essere una pellicola sincera che diverte, facendo riflettere gli spettatori in sala, portando il pubblico alla risata amara e alla nostalgia.
Questi pregi non sono da tutti, poichè non ci sarà mai tecnica abbastanza buona, nessuna sceneggiatura solida, nessun campo attoriale eccelso che possa battere l’emozione genuina che nasce all’interno di uno di noi per una storia raccontata in questo modo.
Mia madre fa l’attrice è un film che va visto con i giusti occhi, ma anche con il giusto stato d’animo poiché, nei suoi 78 minuti di durata porta con sé emozioni contrastanti in un continuo ping pong tra cuore e ricordo.