TFF33 – Coup de Chaud: recensione del drammatico di Raphaël Jacoulot
Aria di possibile vincitore al Torino Film Festival, dove è stato presentato il drammatico francese Coup de Chaud, per la regia di Raphaël Jacoulot. Un film che va dritto al cuore per la tematica trattata, ovvero la facilità con cui i disturbi comportamentali di un allegro ragazzo di famiglia gitana, Josef Bousou, finiscono per diventare il capro espiatorio di tutte le problematiche degli abitanti di un paesino francese di campagna, alle prese con una quotidianità fatta di difficoltà economiche e problematiche legate alle siccità. La situazione viene osservata con uno stile inizialmente quasi documentaristico, apparentemente neutro e privo di ogni forma di giudizio, per poi suggerire delicatamente e gradualmente allo spettatore la direzione intrapresa, lasciando che l’importante messaggio alla base del film si configuri per emergere poco a poco.
Josef soffre di un lieve ritardo mentale e si aggira per il paese trascorrendo le sue giornate fra scorribande tra amici, eccessiva curiosità per i fatti altrui e l’attitudine ad appropriarsi di piccoli oggetti non propri. Tutti comportamenti, per quanto possibilmente irritanti, palesemente innocui, apparentemente ben tollerati dalla comunità. Ma il caldo imperversa, all’interno delle famiglie le finanze scarseggiano e, nel frattempo, Josef vive la prima delusione d’amore per essersi invaghito di una ragazza che non ricambia le sue attenzioni preferendogli quelle del belloccio del gruppo. L’umiliazione per questo doloroso rifiuto, che pone forse per la prima volta il ragazzo di fronte al problema della sua disabilità, sarà la molla in grado di innescare una drammatica reazione a catena in cui l’esagerata tempesta emotiva del ragazzo, lasciato solo di fronte alla sua sofferenza, diverrà il pretesto per attribuirgli colpe palesemente non sue.
Coup de Chaud: quando i deboli divengono capri espiatori
Coup de Chaud è un dramma sulla superficialità con la quale spesso si valutano gli eventi e sul bisogno di dare la colpa a qualcuno quando le cose non vanno per il verso giusto. Il “colpo di calore”, annunciato da una serie di segni, finisce così per assumere le dimensioni di un abbaglio di gruppo, un’enorme cantonata che finirà per determinare la sorte dello sfortunato ragazzo, colpevole di non possedere gli strumenti per difendersi dal pericolodo spettro del pregiudizio.
L’opera di Raphaël Jacoulot si pregia di attori ben assortiti nel loro ruolo, in primis Karim Leklou (già visto ne Il profeta di Jacques Audiard) nel ruolo del protagonista Josef, estremamente convincente e toccante nei panni ingenui e commoventi del ritardato, tuttavia la pellicola non decolla come potrebbe, colpa delle pause narrative troppo lunghe fra un accadimento e l’altro e di una sceneggiatura che forza un po’ la mano creando situazioni ad hoc funzionali a ciò che si desidera mostrare.
Pur movimentato da colpi di scena che fanno riprendere il ritmo del film sul finale, Coup de Chaud si configura un’opera ammirevole per gli intenti, nobile per il messaggio ma carente dal punto di vista degli strumenti per raggiungerli, viziati dalla mancanza di legami fluidi tra cause ed effetti. Una pecca non piccola ma nemmeno troppo difficile da perdonare, laddove l’emozione trasmessa dalla pellicola compensa le ingenuità, facendo pensare ad una concreta possibilità di vittoria.
Completato da un cast di bravi attori come Jean Pierre Darroussin, Grégory Gadebois e Carole Franck, Coup de Chaud è innanzitutto un film su cui riflettere, sullo sfondo di uno dei più sordidi e gravi mali di questa società: le conseguenze spesso drammatiche ed irreversibili del pregiudizio.