TFF33 – Moonwalkers: recensione del film con Rupert Grint e Ron Perlman
Esistono svariate teorie sull’allunaggio da parte del governo americano, c’è chi sostiene che negli anni ’60 non sia assolutamente avvenuto nulla e che sia stata tutta una montatura a livello socio politico nel momento più caldo della Guerra Fredda e c’è invece chi sostiene che il governo americano sia veramente riuscito a compiere quel famoso piccolo passo per l’uomo, ma grande passo per l’umanità.
Moonwalkers parte proprio da questa teoria che divide l’opinione pubblica da diverso tempo, e lo fa con stile; ma procediamo con ordine…
Moonwalkers: allunaggio sì o allunaggio no?
1969: il governo americano ha bisogno delle riprese di un falso allunaggio per battere sul tempo i russi e manda a Londra un agente della Cia traumatizzato dal Vietnam perché convinca Kubrick a girarlo. Ma si mette in mezzo lo spiantato manager di un gruppo rock, e finiscono per ingaggiare un auteur sperimentale.
Moonwalkers, lungometraggio d’esordio del regista francese Antoine Bardou-Jacquet, famoso per aver diretto il cortometraggio/spot ispirato al noto cartoon Hanna-Barbera Wacky Races, è una pellicola parodistica sulla nota “teoria del complotto” con citazioni kubrickiane e tanta ironia dal gusto british/vintage.
Per Moonwalkers, il regista adotta uno stile dinamico e frizzante, con strizzate d’occhio allo stile Pop british degli anni ’60 in piena rivoluzione sessuale e sociale e post Vietnam; con una prima parte della pellicola leggera e divertente ma che purtroppo si perde leggermente nell’ultima mezz’ora, pur tenendo alto il ritmo ai livelli di una commedia british vecchio stile.
La fotografia di Glynn Speeckaert ricorda molto l’arte di Andy Warhol, con colori all’eccesso, all’interno di cornici a metà tra l’onirico e il viaggio mentale sotto stupefacenti, una gioia per gli occhi all’ennesima potenza, un’esplosione di colori pop.
La sceneggiatura scritta da Dean Craig, famoso per aver curato lo script dell’irriverente commedia britannica Funeral Party è un eterno gioco al rimando citazionista, con battute taglienti ma dall’inconfondibile stile british che contraddistingue lo sceneggiatore.
Moonwalkers vanta un alternarsi di situazione comedy ad azione massiccia tipica dei blockbuster americani, che però non penalizza lo stile leggero voluto dalla commedia.
Il cast di Moonwalkers vanta attori del calibro di Ron Perlman e Rupert Grint, perfettamente nella parte e che si bilanciano ad ogni battuta pronunciata all’interno della pellicola ma, il vero punto forte di Moonwalkers risiede nei caratteristi che affiancano i due protagonisti:Robert Sheehan (Misfits) e Tom Audenaert portano in scena due personaggi al limite dell’eccesso caratterizzandoli in ogni minima sfaccettatura e facendo un lavoro grandioso, talmente iconico da rimanere impresso nella mente degli spettatori anche dopo la visione.
La colonna sonora di Tom Stubbs e i costumi di Eric verheyden completano un pacchetto già perfettamente funzionante, ampliando l’esperienza visiva e uditiva e trasportando gli spettatori realmente negli anni ’60.
In conclusione, Moonwalkers è la classica commedia inglese (anche se la produzione del film è americana) che non si vedeva da diversi anni, con un cast di tutto rispetto, una fotografia ispirata, una regia eccelsa e una colonna sonora avvolgente ma, non è tutto oro quello che luccica: se nella prima parte il film intrattiene degnamente lo spettatore, l’aggiunta dell’azione massiccia in stile americano sovrasta lo humor inglese del film facendo calare la pellicola di qualche punto; Moonwalkers rimane comunque un prodotto godibile che porta a termine il suo compito principale: ovvero fare satira non solo su una teoria di cospirazione ma anche su uno dei più grandi registi di tutti i tempi.