TFF33 – Sopladora de hojas: recensione del film di Alejandro Inglesias

Coming of age per Sopladora de hojas, opera prima visionaria del messicano Alejandro Inglesias, presentato nella selezione Torino 33 del 33. Torino Film Festival, che racconta in chiave ironica e scanzonata il momento più delicato di crescita, in un unico paradossale pomeriggio, di tre adolescenti amici per la pelle: Lucas, Emilio e Ruben.

Sopladora de hojas: Alejandro Inglesias rimarca l’estro di David Lynch e il simbolismo di Lars Von Trier, ma con uno stile ricco di originalità e personalità

La pellicola si apre con un’unica missione: ritrovare delle chiavi sotto un infinito manto di foglie. Un po’ un ago in un pagliaio. Come se non bastasse, la missione è ancora più ardua a causa di un’imminente time bomb: ritrovare le chiavi prima di andare a una cerimonia funebre che si terrà quello stesso giorno. Quello che apparentemente potrebbe sembrare una cosa, infondo, semplice, si tramuterà in una vera e propria Odissea che sconvolgerà a tal punto le vite dei tre goffi amici da metterli di fronte ai reali cambiamenti della vita e alle fasi della crescita.
Sopladora de hojas è, appunto, un film di crescita e di cambiamento. Una vera e propria parentesi di transizione di un solo pomeriggio della vita di Lucas, Emilio e Ruben, all’interno della quale viene trascinato lo spettatore in modo brioso e leggero. Un film che strappa più di una volta una sincera risata, e al tempo stesso fa riflettere, guardandosi anche un po’ indietro con velata amarezza.

Sopladora de hojas

I primi ostacoli, i primi amori, la scoperta del sesso e del corpo. Le pulsione di un giovane corpo in piena fase di sviluppo. Il corpo di un adulto, la mente di un bambino. Istinti infantili che si mescolano alle prime pulsioni più violente, a quei sentimenti che si iniziano a provare quando si sta davvero abbandonando il mondo  dei giochi, per entrare in quello delle responsabilità.

Ci vuole coraggio a crescere e a diventare chi siamo

Si ha da subito la sensazione che, infondo, sulla scena non stia succedendo davvero nulla. E invece, ogni piccola azione, ogni movimento dei tre ragazzi, è un gradino più in alto verso quella strada di consapevolezza e cambiamento. Dalla risata si passa ad uno schiaffo in pieno volto, condotto da una delusione o dalla rassegnazione, dalla stanchezza e dall’amarezza, e poi subito si rientra in piena allegria e nel bisogno di farcela, di andare avanti. Comprendere le fasi della vita e accettarle per quelle che sono realmente: un susseguirsi di situazioni e di momenti determinati dalle nostre stesse azioni e che condizionano fortemente la nostra esistenza, ma sono necessarie a comprendere che un ostacolo si può sempre superare, l’importante è non fermarsi e non arrendersi.

 Sopladora de hojasun film di crescita e di cambiamento

Sopladora de hojas

Un surreale racconto di formazione che trascina immediatamente il pubblico nella sua messa in scena. Potremmo definire Inglesias come un Michel Gondry ancora più smaliziato ed estroso. La massima espressione del paradosso e del visionario. Un David Lynch al tempo degli adolescenti, che nasconde il suo messaggio più profondo tra colori caldi e confessioni adolescenziali. Un simbolismo che rimarca anche moltissimo quelli che sono i film di Lars Von Trier, ma al tempo stesso conquista una sua totale originalità e stile. Agrodolce surreale tipico delle commedie ispaniche. Perennemente in bilico tra commedia e reale, Sopladora de hojas non è altro che la chiara metafora della vita e del constante e inarrestabile scorrere del tempo.

Il lavoro dei giovani attori è davvero straordinario. Protagonisti indiscussi della scena, ognuno con il proprio carattere, non danno tregua ai tempi morti. I loro dialoghi, le loro azioni, sono una mitraglietta continua lungo tutto il percorso della narrazione, tenendo ben alta la soglia dell’attenzione.

Alejandro Inglesias segna con Sopladora de hojas un ottimo esordio alle regia. Si mostra essere capace sotto ogni punto di vista, dalla narrazione drammaturgica a quella con la macchina da presa, e delinea già un suo stile molto particolare e simbolista, attento ai dettagli e carico di doppi significati. Sicuramente un nome di cui sentiremo ancora parlare.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.4

Voto Finale