TFF33 – The Girl in The Photographs: recensione del film prodotto da Wes Craven

L’ultimo progetto al quale Wes Craven ha lavorato come produttore è The Girl in the Photographs, slasher movie di Nick Simon presentato nella sezione Afert Hours del 33. Torino Film Festival.

The Girl in the Photographs non tradisce assolutamente lo stile di Wes Craven, anzi possiamo tranquillamente definirlo come un vero omaggio verso Scream, saga che ha segnato totalmente il genere slasher adolescenziali dagli anni novanta in poi.

La pellicola si apre seguendo alla lettera i canoni del genere: una serata al cinema, un macchina sconosciuta e misteriosa, un uomo con una maschera dentro la casa di una giovane studentessa, un brutale omicidio. Ricorda qualcosa? A tutto questo aggiungiamoci un’ossessione; ovvero quella del killer nei confronti di una ragazza, in questo caso la semplice Colleen. Colleen è il mittente predestinato a ricevere tutte le fotografie dei macabri delitti del famigerato killer, uno psicopatico con la maschera da bambola, con un grande mania per la fotografia, perennemente affiancato da una versione meno macabra, e con una vaga tendenza omosessuale, di Jason.

La pellicola, nonostante i piccoli cliché entro i quali cade, probabilmente voluti, è piuttosto interessante. Fotografia fredda, personaggi inquietanti e misteriosi alternati da personaggi più semplici, dei quali si può già immaginare il tragico destino. E in effetti Simon ai suoi personaggi non da molta tregua, o meglio The Girl in the Photographs non da scampo per nessuno dei suoi protagonisti. Cadere nell’obiettivo fotografico del killer, significa andare incontro a un tragico e violento destino già scritto.

The Girl in the photographs

Colleen è inconsapevole di quanto la rete dell’assassino sia intricata, e proprio quando crede di poter tirare un sospiro di sollievo, inciamperà in uno di quei fili tessuti apposta per lei, prendendo parte ad un tragico spettacolo. Ovviamente la missione massimo della coppia di assassini avverrà proprio in una casa isolata, durante un pigiama party all’insegna del sesso, droga e alcool. Classico, no!? Il vero intoppo è che la storia stessa rimane un po’ intrappolata in quella stessa rete, concludendosi con un finale un po’ troppo lasciato al caso.

The Girl in the Photographs è il personale omaggio di Nick Simon allo slasher movie e al maestro del genere Wes Craven.

Le scene più sanguinolente non mancano, ma senza essere davvero splatter o troppo caricare a tal punto da risultare finte. Nick Simon in questo film è molto misurato, quasi elegante, e lo fa a partire dal suo serial killer. Giovanissimo maniaco del controllo e dei dettagli, dai lineamenti particolarmente delicati ma anche uno stile di vita molto anonimo. Un senso smisurato per il gusto del bello e per l’estetismo, che però finisce in uno spiccato senso macabro e feroce istinto omicida. La stessa maschera del killer, il volto di una donna dal trucco sciolto, è segno di bellezza e al tempo stesso decadenza, metafora del modus operandi stesso del personaggio. Infilarsi nella mente di questo personaggio è molto divertente e  a tratti affascinante, sebbene non venga soddisfatta la curiosità dello spettatore nel sapere da cosa nasca questo desiderio di sangue e bellezza e perché proprio Colleen sia il fulcro della sua “arte”. Sotto questo punto di vista Nick Simon è un po’ superficiale nella caratterizzazione dei personaggi in generale e non solo in quello del killer. Questa lacuna si fa sentire, inevitabilmente, anche a discapito della struttura drammaturgica. Una buonissima parte per una continuazione nella media, che si lascia seguire ben volentieri, per poi terminare con un finale che non soddisfatta, lasciando troppi dubbi e perplessità. Una storia guidata dal caso, dove il male vince troppo facilmente su tutto. Sicuramente un’attenzione maggiore avrebbe reso il film molto più interessante, ma soprattutto più forte.  Da parte del regista si legge quasi un lasciarsi un po’ troppo cullare dal genere, finendo però nello scomparire tra omaggio e anonimato.

the girl in the photographs

The Girl in the Photographs a causa del genere a cui fa riferimento e del target che vuole colpire, è una pellicola che alla fine della giostra non dice nulla di nuovo. Segue una narrazione piuttosto classica, chiudendosi un po’ in se stessa. Da un film prodotto da Craven potevamo aspettarci di più, invece rimaniamo su un film piuttosto in sordina che, però, nonostante tutto si lascia guardare. Abbastanza godibile, il film è sicuramente ottimo per un sabato sera piovoso con amici un po’ nostalgici dei cari film horror slasher anni novanta.

Giudizio Horror House

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.2
Recitazione - 3.2
Sonoro - 3.2
Emozione - 3

3

Voto Finale