The Belko Experiment: la recensione dell’horror scritto da James Gunn
Il genio indisciplinato di James Gunn incontra il re del survival horror Greg McLean in un divertente e disturbante film fatto di esperimenti sociali, lotte di classe e una manciata di gore
Chi conosce James Gunn sa bene quanto l’horror sia parte integrante della sua vita. Dopo anni trascorsi tra le fila della Troma, la più folle casa di produzione e distribuzione indipendente mai creata, James Gunn ha diretto piccoli gioielli come Super e divertenti comic movie come Guardiani della Galassia, ma nel cassetto conservava gelosamente la sceneggiatura di un film che non ha mai avuto il tempo di dirigere.
Ecco, quindi, entrare in scena Greg McLean, autore e regista di film horror di discreto successo (ma ancora tanto sottovalutato), che accetta la proposta di Gunn, si posiziona in cabina di regia e mette in scena insieme a lui The Belko Experiment, un survival horror a metà tra Cube e Severance – tagli al personale, divertente, disturbante e con una spruzzata di quel gore tanto caro a James Gunn, nonché ai suoi estimatori. McLean aveva già diretto un altro grandissimo survival horror, nel 2005, Wolf Creek, e la sua mano si rivelerà fondamentale in un film come The Belko Experiment, perché è proprio la lotta alla sopravvivenza la vera protagonista di questa storia, così folle e surreale da sembrare quasi vera (ma non lo è, state tranquilli).
Il regista di The Belko Experiment, Greg McLean, ha già affrontato il survival horror con Wolf Creek, raccontando la storia di un gruppo di campeggiatori che si imbattono in un killer psicopatico che li trascina in un incubo fatto di torture e terrore
The Belko Experiment è ambientato in Colombia, a Bogotà, all’interno di un’azienda di recruiting americana con il compito di aiutare i suoi dipendenti ad inserirsi perfettamente nella società colombiana. La giornata sembra trascorrere come tutte le altre, quando una voce misteriosa proveniente dall’interfono rilascia una inquietante comunicazione:
A tutti i dipendenti: qualunque cosa stiate facendo, per favore fermatevi e prestate la massima attenzione. Attualmente ci sono ottanta dipendenti nell’edificio. Nelle prossime ore la maggior parte di voi morirà. La vostra possibilità di sopravvivere aumenterà solo se seguirete i miei ordini. Il primo test è molto semplice: uccidete due dei vostri colleghi nei prossimi 30 minuti. Se non ci sono due cadaveri nell’edificio nella prossima mezz’ora subirete delle conseguenze.
La richiesta è così folle che quasi nessuno riesce a prenderla sul serio, ma le ripercussioni saranno tali da spingere i dipendenti sopravvissuti a correre ai ripari. Ad ogni costo.
The Belko Experiment entra da subito nel vivo della narrazione, ma tende a bruciare troppo in fretta tutte le tappe, sacrificando il pathos a favore del mero intrattenimento
The Belko Experiment entra nel vivo dell’azione fin dal prologo, inserendo diversi elementi narrativi disturbanti in apertura del film: quando, dunque, lo spettatore si ritrova immerso nella storia, all’interno di questo edificio isolato dall’esterno che tanto ricorda quello di Cube, sa già che può e deve aspettarsi il peggio. Il film prosegue, quindi, in un crescendo di adrenalina e tensione, misto a situazioni grottesche e in un certo senso divertenti (perché film come questo devono anche divertire), trasformandosi in un survival horror sociale, in cui i buoni sono spesso i deboli e meno abbienti e i cattivi sono benestanti, fisicamente addestrati e decisamente più forti dei primi.
Il difetto dei film che, come The Belko Experiment, partono in quarta è però quello di bruciare in fretta tutte le tappe, sacrificando il pathos a favore dell’intrattenimento: tutto si muove così velocemente, in questo film, che sai già che “ne resterà soltanto uno” e sai anche chi sopravviverà alla strage.
Il protagonista di The Belko Experiment, riconoscibile già dalle prime battute del film, non è un personaggio carismatico in cui potersi identificare: come tristemente accade in un certo tipo di horror contemporaneo, anche in The Belko Experiment l’eroe è così debole che lo spettatore finisce per trasferire la sua empatia nel suo aiutante (in questo caso la sua fidanzata, un vero e proprio mentore, narrativamente parlando), se non addirittura nell’antieroe (il gruppo dei dipendenti “cattivi” all’interno dell’agenzia). Mike Milch, infatti, è un ragazzino impaurito, che agisce per impulsività e terrore e quasi mai per arguzia.
Al di là di questo, però, The Belko Experiment è e rimane un film divertente (come dovrebbero essere tutti i film di questo tipo) e riesce perfino a regalare qualche scena splatter/gore qui e là, che esalterà non poco gli amanti del genere.