The Divergent Series – Insurgent: recensione
Le serie young adult sono ormai all’ordine del giorno, dal successo planetario della saga di Harry Potter ai turbamenti emotivi di Bella Swan in Twilight alla creazione di veri e propri universi distopici, il filone sembra non avere fine. Negli ultimi anni a farla da padrone sono gli “universi alternativi” di futuri post -apocalittici. Il problema è che, per quanto si cerchi l’originalità, alcuni di questi romanzi (e film) finiscono per assomigliarsi troppo. The Divergent Series: Insurgent ne è un esempio lampante: dopo il primo godibilissimo Divergent ecco arrivare il secondo capitolo che inizia a prendere la strada già battuta dal più famoso Hunger Games.
Dopo essere sfuggiti dalle mani della perfida Jeanine, Tris e Quattro si rifugiano all’interno della comunità dei Pacifici, cercando di essere notati il meno possibile, ma il ritrovamento di un antico artefatto mette di nuovo in pericolo il gruppo di fuggitivi. Jeanine infatti scopre ben presto che il cimelio lasciato dagli Antichi può essere aperto solo da un Divergente, un umano capace di appartenere geneticamente a tutte le fazioni. Nel tentativo di sfuggire al capo degli Eruditi Tris e& Co. si rifugiano presso gli Esclusi dove la capo fazione e madre di Quattro si sta preparando per attaccare gli Eruditi e deporli dal comando. Cosa si nasconde nella scatola trovata da Jeanine? È davvero la soluzione che fermerà tutti i Divergenti?
Robert Schwentke dimostra una certa fluidità nel dirigere The Divergent Series: Insurgent. Ha ottimo occhio per le scene di azione e per i colpi di scena, una regia pulita che riesce a gestire l’action funzionale alla storia, ma che purtroppo rimane di per se poco coinvolgente. Il meglio però Schwentke lo dà quando Tris è costretta ad affrontare se stessa costruendo una sequenza che davvero riesce a colpire nel segno. Nonostante i lati positivi, però, Insurgent non riesce a decollare del tutto. Nonostante sia tecnicamente godibile, il film si perde nell’ormai moltitudine di universi distopici che circondano il cinema; Divergent, Hunger Games e Maze Runner tendono sempre più a raggrupparsi in una storia comune, tanto che mentre Tris corre a destra e manca ti aspetti di veder arrivare Katniss che armata di arco e frecce le copre le spalle. I paralleli con la saga di Panem alla fine sono visibili, dalla protagonista femminile, ai vari momenti action, al governo da far cadere passando per la divisione in caste che entrambe le saghe presentano. Indubbiamente – e qui poi si entra nel gusto personale – Hunger Games ha una marcia in più specie per il vissuto della protagonista che forgia da sola un destino che invece Tris sarebbe già scritto, essendo una sorta di prescelta che vive del Potteriano “Tutti quelli accanto a me muoiono” ma pensato con così poca convinzione da non convincere gli stessi spettatori in sala.
A dare il colpo di grazia è la scelta del cast: Shailene Woodley è indubbiamente un’attrice capace ma inadatta al ruolo bad-ass che si trova ad affrontare nella saga di Divergent; Theo James rimane legnoso e poco espressivo, nonostante la palese avvenenza fisica. Purtroppo per la pellicola, i due attori da soli non riescono a reggere il peso di un intero film, fortunatamente per noi a dare manforte arrivano Naomi Watts nel ruolo di Evelyn Eaton e Kate Winslet che torna nel personaggio di Jeanine, due attrici con carattere che riescono ad affrontare ogni ruolo con una coinvolgimento emotivo assoluto. Peccato che però in 119 minuti di film le due donne siano state relegate ad un paio di scene, indubbiamente le migliori dell’intero prodotto. The Divergent Series – Insurgent uscirà il 19 Marzo 2015.