The Dreamers: recensione del film di Bernardo Bertolucci

Dopo più di 30 anni dal suo capolavoro Ultimo tango a Parigi, Bernardo Bertolucci con The Dreamers sceglie nuovamente la capitale transalpina come ambientazione per il racconto di un amore morboso e passionale, che sfida ogni regolamentazione sociale e ogni imposizione morale. Protagonisti di uno dei triangoli amorosi più indimenticabili del cinema degli ultimi 20 anni sono gli allora semisconosciuti Louis Garrel (figlio del regista Philippe e nipote dell’attore Maurice), lo statunitense Michael Pitt, che ottenne la parte dopo i rifiuti di Jake Gyllenhaal e Leonardo DiCaprio, e la splendida e fatale Eva Green, che con questa pellicola fece il suo debutto cinematografico, imponendosi fin da subito per la sua bravura e per la sua carica erotica.

The Dreamers

The Dreamers: la recensione del film di Bernardo Bertolucci

The Dreamers si apre nella primavera del 1968, a pochi mesi di distanza da quel maggio francese che fu teatro di durissimi scontri politici e sociali, che paralizzarono la Francia per intere settimane portandola vicino a un’altra rivoluzione. Matthew (Michael Pitt) è uno studente americano che si reca a Parigi per imparare la lingua, portando avanti al tempo stesso la sua più grande passione, ovvero quella per il cinema. Proprio il cinema permette a Matthew di conoscere, durante uno dei primi moti di protesta presso la Cinémathèque française, i gemelli Isabelle (Eva Green) e Theo (Louis Garrel), con i quali lega al punto di trasferirsi nella loro abitazione.

Fra i tre nasce una connessione mentale, culturale e fisica, che li porta a condividere le loro emozioni e la loro passione per l’arte e per il cinema, intraprendendo al tempo stesso un percorso di iniziazione all’erotismo e al sesso, che sfocia apertamente in un ménage à trois torbido, perverso e dai risvolti incestuosi.

The Dreamers

The Dreamers – una conturbante storia di amore impossibile e passione proibita sullo sfondo del ’68 parigino

Un film di Bernardo Bertolucci non può essere banale, e questo è anche il caso di The Dreamers, pellicola ricca di sfumature e diverse sfaccettature, che si apre a più livelli interpretativi. In un parallelo fra storia, cinema e finzione si snoda un racconto sensuale e sospeso nel tempo, che, pur rompendo diversi tabù e mostrando diverse scene di nudo integrale, non è mai esasperante o inopportuno, risultando invece un poetico ritratto di una fase importante nella vita di ogni persona, ovvero l’iniziazione al sesso, alle sue magie e ai suoi misteri. Protagonista e voce narrante della storia è l’americano Matthew, che da giovane americano si immerge totalmente nella cultura di un Paese totalmente diverso dal suo come la Francia, che in quel preciso momento storico è una pentola in ebollizione a livello sociale e politico.

Da straniero in terra straniera, Matthew trova la chiave per il suo inserimento sociale nel cinema, per cui nutre una passione viscerale e che gli permette di conoscere tanti altri ragazzi simili a lui, come sentenzia un’illuminante frase all’inizio del film:

“Ero diventato membro di quella che in quei giorni era una specie di massoneria, la massoneria dei cinefili, quelli che chiamavamo malati di cinema. Io ero uno degli insaziabili, uno di quelli che si siedono vicinissimi allo schermo. Perché ci mettevamo così vicini? Forse era perché volevamo ricevere le immagini per primi, quando erano ancora nuove, ancora fresche, prima che sfuggissero verso il fondo, scavalcando fila dopo fila, spettatore dopo spettatore, finché, sfinite, ormai usate, grandi come un francobollo non fossero ritornate nella cabina di proiezione.”

Questa dichiarazione d’intenti trova seguito nel momento in cui Matthew incontra Isabelle e Theo, gemelli siamesi separati alla nascita ma uniti da un legame mentale e affettivo che va ben oltre quello della pelle.

La tensione sessuale fra i tre protagonisti di The Dreamers, accennata fin dall’inizio, diventa improvvisamente dirompente

I due accettano lo statunitense come uno di loro, portandolo a vivere nella propria abitazione, che nel frattempo è stata abbandonata temporaneamente dai loro genitori, con i quali i ragazzi vivono un rapporto teso e spesso conflittuale. Per sottolineare il legame culturale fra i tre ragazzi, Bertolucci dà il via a una serie infinita di citazioni e rimandi cinefili, spesso esplicitati dall’alternanza del girato del film con quello della pellicola che viene omaggiata.

Abbiamo così, fra gli altri omaggi, una rilettura della celeberrima scena della corsa dentro al Louvre di Bande à part, dialoghi che fanno la gioia dei cinefili come quello sul cinema di Nicholas Rey e citazioni letterali di film come Scarface – Lo sfregiatoVenere biondaCappello a cilindro, che vengono utilizzati dai protagonisti per una specie di quiz che porta alla penitenza chi non riesce a indovinare la pellicola di cui si sta parlando.

La tensione sessuale fra i tre protagonisti di The Dreamers, accennata fin dall’inizio, diventa improvvisamente dirompente, portandoli a isolarsi completamente e a vivere in un clima ovattato, incuranti dei tumulti che avvengono al di fuori della loro dimora. A dominare su tutto è la sensualità di Eva Green, che anche se alla prima esperienza cinematografica riesce a rendere con rara bravura le diverse sfumature di una ragazza che sa essere al tempo stesso provocatrice, etera, sicura di sé e fragile.

Da rimarcare a tal proposito la sequenza da antologia in cui, tramite un semplice gioco di luci e ombre, l’attrice dona il suo meraviglioso corpo per un eccezionale omaggio alla Venere di Milo, mostrandosi come la statua greca a seno scoperto e con le braccia apparentemente spezzate in quanto coperte da guanti neri su sfondo nero e concedendosi poi sessualmente in una scena dall’altissima carica erotica ed emotiva.

Il triangolo amoroso fra Matthew, Isabelle e Theo sfugge a ogni tipo di catalogazione

Gli altri due interpreti principali ne escono per forza di cose ridimensionati, anche perché i loro personaggi sono caratterizzati in modo da lasciare meno spazio all’estro e all’espressività, ma risultano comunque fondamentali per la naturalezza con cui riescono a recitare nelle diverse scene di nudo, che diventano dei veri e propri quadri in movimento.

Le sequenze di sesso e nudo vengono inframezzate da altre basate su brillanti dialoghi che coinvolgono a 360° l’arte, declinata in ogni sua forma, da quella musicale a quella cinematografica, la politica (Theo paragona arditamente Mao a un grande regista) e il significato dell’amore.

Il triangolo amoroso fra Matthew, Isabelle e Theo sfugge a ogni tipo di catalogazione, e regge proprio fino a quando rimane confinato in una dimensione fatata, distaccata dal mondo reale e dai suoi tormenti. È proprio il tentativo da parte di Matthew di ricondurre questo rapporto unico e anormale alla realtà e alla normalità a provocare la rottura dell’equilibrio che faticosamente era stato raggiunto, che fa deflagrare il rapporto morbosamente incestuoso fra Isabelle e Theo e, tramite un espediente narrativo che rappresenta l’aspetto meno riuscito e più forzato del film, porta all’improvviso ingresso nella vita dei protagonisti del maggio francese, che fino a quel momento era invece rimasto confinato sullo sfondo.

“Prima di poter cambiare il mondo, devi renderti conto che tu, tu stesso fai parte del mondo. Non puoi restartene fuori a guardare dentro.”

The Dreamers

Nonostante le difficoltà insite in un progetto così coraggioso e al di fuori degli schermi, The Dreamers riesce a reggere per tutta la sua durata, grazie al magistrale controllo di un maestro della settima arte come Bernardo Bertolucci, a pezzi di colonne portanti del rock come Bob Dylan, The Doors, Janis JoplinJimi Hendrix (“Io non credo in Dio, ma se ci credessi sarebbe un chitarrista nero e mancino”, dice su di lui Matthew), che accompagnano perfettamente la narrazione contestualizzandola nel periodo storico in cui è ambientata, e alla sceneggiatura profonda e stratificata di Gilbert Adair (autore anche del racconto The Holy Innocents su sui è basato il film), che non cede mai alla tentazione di rivolgersi esclusivamente a un pubblico giovane o giovanissimo, inserendo invece le varie sequenze erotiche e pruriginose all’interno di un contesto più ampio e rivolto a spettatori di tutte le età.

Bertolucci dà il via a una serie infinita di citazioni e rimandi cinefili

Dopo quasi due ore di sesso, amore, arte, politica, vita e soprattutto grande cinema, The Dreamers si congeda con un finale dolceamaro ed emozionante, anche se non totalmente riuscito. Le note di Non, je ne regrette rien cantata da Edith Piaf ci risvegliano da un sogno, proprio come faranno con i protagonisti di Inception 7 anni più tardi, riportandoci bruscamente alla realtà e facendoci riflettere sull’incompiutezza di un amore impossibile e della parallela utopistica rivoluzione, che, anche se limitati a una breve finestra temporale, riescono ancora a scuoterci e a toccarci nel profondo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9