Venezia72 – The Endless River: recensione
The Endless River, un fiume del confine che potrebbe dividere e ipoteticamente unire le vite di due persone, tornate un po’ per il fato un po’ per la casualità della vita a vivere insieme nonostante le difficoltà collegate alla loro esistenza. Questo il riassunto asciutto del nuovo film di Oliver Hermanus, già candidato in passato per il Leone d’oro. Un dramma che si mischia pericolosamente con le trame di un losco thriller con tanto di scioccante omicidio annesso. Nel cast figurano Nicolas Duvauchelle, Crystal-Donna Roberts, Clayton Evertson, Darren Kelfkens, nomi non particolarmente altisonanti ma che non sfigurano affatto al test della grande platea. Non vi sono particolari riferimenti al passato, quindi possiamo parlare di trama originale e ben congeniata del giovane regista anche se con chiari e palesi limiti. Manca completamente il lato entertainment che potrebbe giovare molto alla freschezza e alla rapidità di scorrimento della trama. Dunque un’opera incompleta e immatura quella di Hermanus che viene presentata in concorso alla 72esima Mostra Internazionale del cinema di Venezia.
The Endless River – un infinito fiume di sangue
La Storia vive di pochi alti e molti bassi, l’avvicendamento tra dramma e thriller è davvero rapido, tanto da poterlo definire un vero e proprio ibrido nel suo genere. L’unica scena violenta del film è ben resa grazie ad un avvicendamento tra immagini forti e ben cariche di pathos e una colonna sonora crescente, a tratti quasi dirompente. Una bella e giovane cameriera accoglie suo marito che torna a casa nella cittadina sudafricana di Riviersonderend (letteralmente Fiume Infinito) dopo più di quattro anni di detenzione. All’inizio sembra che i loro progetti per una nuova vita insieme si stiano finalmente realizzando. Ma quando l’intera famiglia di uno straniero che vive nella zona in una fattoria vicina viene brutalmente assassinata, la giovane e il vedovo in lutto cominciano una strana e bizzarra frequentazione. Fra i due, intrappolati in un circolo vizioso di violenze e spargimenti di sangue, si crea un legame altamente improbabile nel tentativo di trascendere la loro rabbia, il dolore e l’immensa solitudine che li attanaglia.
La regia, pur mostrando degli interessanti spunti narrativi, non convince pienamente per la mancanza netta di eleganza e stile. L’essenzialità dei dialoghi, la poca e basilare motilità della scena rendono il film abbastanza piatto e poco piacevole al seguito. Continua a deludere pesantemente la sezione in gara del festival di Venezia, presentando titoli palesemente non all’altezza dell’importanza della manifestazione filmica. In sostanza, The Endless River è un film scarno e povero eccessivamente di contenuti, dove si possono solamente intravedere una buona recitazione accompagnate da un colonna sonora ben gestita nei momenti chiave della pellicola.