The Forgiven: recensione del thriller con Jessica Chastain e Ralph Fiennes
La pellicola del 2021 è un viaggio dispersivo ma avvincente nella bruttezza dell'essere umano.
The Forgiven è una pellicola di genere thriller del 2021 – uscita nelle sale cinematografiche italiane il 15 luglio del 2022 – diretta dal regista John Michael McDonagh. Con un cast stellare e una regia che vuole essere al contempo solida, rassicurante e autoriale, la pellicola è un’opera irregolare e ondivaga che rischia di perdersi nei suoi stessi abissi. Disponibile su Prime Video a partire dal 15 gennaio 2024, The Forgiven è un film da vedere, ma anche da sapere guardare: ricco di ispirazioni interessanti e di critica colonialista, fornisce spunti stimolanti ma soffre di eccessiva autostima.
A metà tra il thriller e il dramma esistenziale, The Forgiven è una creatura ibrida e inaffdabile che percorre due strade parallele con l’intenzione di mostrare le evoluzione e le involuzioni, la capacità di reagire o gli abissi della perdizione, dell’essere umano nella sua natura più cruda.
The Forgiven: una critica al colonialismo dal ritmo irregolare con qualche banalità ma molto stile
The Forgiven è una storia di perdono e vendetta, di colonialismo e meschinità umana che ha al centro una ricchissima coppia di coniugi: David e Jo Henninger. I due, sposati da dodici anni, affrontano una crisi matrimoniale piuttosto seria: non si sopportano più, nonostante abbiano apparentemente tutti i comfort che il loro status sociale elevato garantisce. Sono stanchi, scocciati, privi di passione. In un tentativo estremo di salvare il loro matrimonio, decidono di fare una vacanza in Marocco. La location scelta è un lussuoso resort nel cuore del deserto, gestito dall’occidentale Richard Galloway. Una festa felliniana, opulenta e decadente nella sua ostentazione di civiltà occidentale e benessere, è il momento cruciale del film, quello che porta dritto al plot device machiavellico dell’opera.
David, mentre si reca al resort in macchina, è ubriaco fradicio (il suo alcolismo latente che lo tiene funzionale ma lo propone come personaggio tossico) e – nel tragitto – travolge un ragazzino uccidendolo sul colpo. La coppia, nonostante l’incidente, va via indisturbata e indifferente. Ma il corpo del giovane viene riportato al resort come una specie di martire, un Cristo dal corpo innocente e distrutto dalla cattiveria umana. L’arrivo del giovane cadavere scatena l’arco narrativo più interessante della pellicola: la redenzione lenta e pericolosa di David. L’uomo si prende la responsabilità della morte del bambino, ma le indagini della polizia sembrano scagionarlo misteriosamente.
Il destino, però, fa il suo percorso unico e definito. Viene a bussare alla porte di David nella forma del padre della vittima: l’uomo vuole che David porti suo figlio nel paese di nascita, oltre che una cospicua cifra come risarcimento morale. Riluttante, spaventato, preparato al peggio, il ricco business man accetta e intraprende un viaggio nelle privazioni del deserto, mai come in The Forgiven una landa desolata e secca, assetata di vita. Il percorso prende uno svincolo narrativo inaspettato, descrivendo la strada percorsa in compagnia del padre in lutto come una evoluzione, un rito di passaggio in purgatorio per trovare la luce della redenzione, il pentimento come ascensione. Ralph Fiennes offre una performance sfumata e magistrale, proponendo declinazioni del personaggio che con un attore meno intelligente si sarebbero perse nel reame delle possibilità.
Mentre il viaggio di David è il punto forte, interessante, della pellicola, la permanenza indifferente e sfingea di Jo al resort abbonda di luoghi comuni e ingenuità che dipingono a pennellate critiche “il ricco uomo bianco“. Stereotipate, eccessive e caricaturali, le interazioni di Jo con i suoi numerosi pretendenti, la sua fuga nel sesso e le conversazioni tra privilegiati – intrise di razzismo e privilegio “bianco” – sono purtroppo il punto morto della pellicola. Jo, nonostante la compassata ed enigmatica performance della talentuosa Chastain, non si evolve da uno sterile immobilismo narrativo.
Le inquadrature e la palette puramente desertica rendono lo stile di The Unforgiven impeccabile, chic come gran parte dei suoi protagonisti, donandogli una certa estetica che riempie i vuoti di trama e le comode scelte d’intreccio. La conclusione offre una profondità apprezzabile, rendendo la visione del film un’esperienza tutto sommato soddisfacente.
The Forgiven, valutazione e conclusione
The Forgiven è un bel film, diretto con abilità e conoscenza del mezzo, ma la sceneggiatura e il ritmo sono irregolari, talvolta saturi di elementi caricaturali e stereotipati. Il filo conduttore della trama, a cavallo tra revenge movie e redenzione, con una interessante riflessione sul tema del perdono e dell’incontro tra culture, perde mordente nella banalizzante caratterizzazione del potere occidentale.