Berlinale 2019 – Der Boden unter den Füße (The Ground Beneath My Feet): recensione
Facendo leva sull'ossessione e sulla pazzia, Marie Kreutzer esegue un lavoro interessante, non riuscendo però a distinguersi dalla massa.
I pazzi non sanno di essere pazzi. Sono gli altri a fornire loro una diagnosi, una spiegazione alla stranezza, alla peculiarità. Der Boden unter den Füßen (il cui titolo internazionale è The ground beneath our feet), presentato in concorso alla Berlinale 2019, affronta questa realtà, esplorando il timore primordiale che circonda la follia.
Lola è una donna in carriera. È bella, intelligente, in forma, efficiente. La sua vita frenetica e organizzatissima, però, non è perfetta: Lola ha una sorella più grande, Conny, che soffre di schizofrenia paranoide. Crede nelle cospirazioni, vede cose che non ci sono e condiziona la sua vita in maniera profondissima. Lola tenterà in ogni modo di gestire in maniera equilibrata la sua vita privata e quella lavorativa, ma un sospetto inizia a insinuarsi in lei: e se fosse pazza come sua sorella?
Il film tedesco, diretto da Marie Kreutzer, gioca tutto sul dubbio, sull’incertezza della sanità mentale, nostra e della protagonista. Osserviamo le sue azioni, i suoi ritmi sconsiderati e tentiamo di avvertirla: nulla di buono può venire da quella vita così frenetica, asettica, maniacale. La precisione che Lola cerca con tanta premura, la perfezione che agogna più di ogni altra cosa è uno stendardo che la rappresenta: è ciò che la differenzia da sua sorella e da sua madre prima di lei.
La Kreutzer sta attenta a mantenere la stessa ordinata schematicità della protagonista, anche nel suo modo di dirigere e orchestrare un racconto che è preciso solo sulla superficie. Sotto la calma piatta c’è un maremoto pronto a rompersi e irrompere, che viene spinto sempre più in profondità. Lola sta giocando col fuoco.
The Ground Beneath My Feet: una sceneggiatura furba per cercare di insinuare dubbi
Der Boden unter den Füßen prova a sorprendere i suoi spettatori con una sceneggiatura furba e ingannevole. Vuole insinuare in tutti noi il dubbio che Lola sia come il resto della sua famiglia. O forse no. Per tutto il tempo cerchiamo di indovinare il finale, cerchiamo di proteggerci da colpi di scena e rivelazioni, ma lo sappiamo che è impossibile. Come potremmo?
Come potremmo mai riuscire a prevedere il risultato quando sappiamo di avere a che fare con l’essenza stessa della pazzia? Lola è confusa esattamente quanto noi, sta accadendo davvero tutto questo?
Marie Kreutzer esegue un lavoro interessante, seppur a tratti lento e ridondante. Costruisce una narrazione schematica e precisa senza dimenticarsi che The Ground Beneath My Feet non vorrebbe che essere un thriller. Un thriller psicologico, simile a tanti altri, ma forse meno efficace.
Il film si ostina a premere sugli stessi punti, raramente aggiungendo ingredienti nuovi alla solita formula. Ad agire da handicap, poi, è la quasi totale mancanza di emozioni sul volto della protagonista. Che sia voluto? Forse, ma non ce ne sarebbe ragione. Certo, Lola è una donna in un mondo di uomini e lupi e mostrare debolezza significherebbe esporre lo stereotipo femminile che lei non è. Eppure, persino nei momenti di pathos, quello sguardo spento e quell’espressione allibita non sembrano volersi togliere dal suo volto. Sono scelte interpretative, ovviamente, ma forse sono scelte sbagliate.
Der Boden unter den Füßen è un’opera poco utile, suo malgrado. Non riesce a superare i suoi limiti e si incaglia in uno scoglio di confusione e finti colpi di scena. Tutto è sfocato e offuscato da una volontà narrativa sempre poco decisa e, purtroppo, un po’ deludente.