The Iron Lady: recensione del film di Phyllida Lloyd
The Iron Lady è un film del 2011 diretto da Phyllida Lloyd sulla vita del Primo Ministro donna della storia britannica, Margaret Thatcher. Nel cast Meryl Streep che vinse con questo ruolo il suo terzo Premio Oscar, Jim Broadbent, Olivia Colman, Anthony Head e Richard E. Grant. Tra frammenti di vita del presente e del futuro, il film racconta le questioni private e pubbliche della famosa “Lady di ferro”: fin dalla giovane età venne incoraggiata dal padre, droghiere attivo nell’ambiente politico, a far sentire la propria voce e lottare per i suoi ideali portandola ad una laurea in chimica presso il Somerville College dell’università di Oxford. La sua passione per la politica cresce parallelamente ai suoi studi e grazie ad essa incontrerà Denis Thatcher, che diventerà parte importante della sua vita. L’intimità dei piccoli gesti di una donna ormai anziana si alternano a ricordi romantici e a battaglie sociali che le sono costate care, come le assenze nella vita famigliare e l’avidità di potere. La tappe fondamentali che hanno segnato la sua vita, come la sua candidatura per il Partito Conservatore nel 1950 e 1951, fino alle più grandi soddisfazioni della sua carriera: l’incarico come Ministro dell’Istruzione nel 1970 fino a diventare la prima donna leader del Partito Conservatore nel 1975, fino a coronare il più grande traguardo diventando Primo Ministro nel 1979. Uno sguardo toccante con gli occhi della vecchiaia e della malattia della signora che ha fatto la storia dell’Inghilterra: le difficoltà di combattere per tutta la vita i pregiudizi sessisti, in un periodo storico dove la donna non si pronunciava e soprattutto non lottava apertamente per le sue idee. Si va oltre la posizione politica, è uno sguardo alla vita di una donna che che non si è fermata a dover essere ciò che la società le imponeva: con le sue convinzioni e la sua forza di volontà è diventata una figura rivoluzionaria per il proprio paese e non solo, portando un cambiamento dell’opinione sociale sulle donne.
“Una vita deve avere uno scopo più alto di cucinare e avere figli, una vita è molto più di tutto questo.”
Meryl Streep regala un’intensa ed incredibile interpretazione, con una grande accuratezza dei gesti e movimenti, creando una perfetta e credibile Margaret Thatcher: grazie a questo ruolo vinse nel 2012 il suo terzo Premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista, un Golden Globe e il Premio Bafta nella stessa categoria. Non di meno gli attori che condividono con lei lo schermo, Jim Broadbent nel toccante ruolo del marito spiritoso e adorabile, Olivia Colman nel ruolo della figlia che cerca in tutti i modi di aiutare la madre negli anni più difficili. Un lavoro impeccabile quello del trucco realizzato da Mark Coulier e J. Roy Helland, che trasformano Meryl Streep dagli d’oro alla vecchiaia con una precisione strabiliante, con il meritato riconoscimento di un Premio Oscar e un Golden Globe come Miglior Trucco. La sceneggiatura colpisce, alternando momenti felici fino a quelli più difficili, creando una perfetta sintonia dello stato d’animo di questa grande donna con un montaggio fluente e ben scelto in un viaggio avanti e indietro nel tempo dove tutto combacia: la regia fa indossare in alcuni momenti al pubblico la soggettiva della protagonista, rendendo più intensi i dialoghi e gli legami tra i personaggi. Le musiche si mescolano con la grazia e la delicatezza del tempo che passa, unendosi ad una fotografia dai toni caldi e freddi legata alle emozioni più forti.
Oltre l’idea politica, questa è prima di tutto la storia di una donna, di una madre e una leader che ha saputo contro tutto e tutti andare avanti per sé stessa, accettando nel bene e nel male di fare sacrifici in tutti gli aspetti della sua vita per raggiungere i suoi obiettivi.