The Italian Job: la recensione del film di F. Gary Gray
La recensione di The Italian Job di Felix Gary Gary. L'action movie con Edward Norton e Charlize Theron è una versione anni Duemila del classico del 1969 con Michael Cane. Nonostante sia profondamente legato agli anni in cui è uscito, conserva tutt'ora il suo smalto.
Correva l’anno 1969 quando fece la sua prima comparsa nelle sale cinematografiche The Italian Job: all’epoca aveva un titolo diverso per la distribuzione italiana, Un colpo all’italiana, e il protagonista era Michael Cane. 15 anni fa, però, ne uscì una versione più moderna, destinata a diventare iconica, anche grazie a un cast che affianca nel ristretto gruppo di protagonisti, identità e modi di intendere la “leggenda” in modo molto variegato. Vendetta, fascino e rabbia si mescolano nel racconto del film girato da F. Gary Gary, per disegnare una storia ricca di attrattiva e che si rivela capace di imprimersi nell’immaginario collettivo insieme ai suoi plot twist. Edward Norton con il suo controverso personaggio riesce, suo malgrado, a cementare l’unione degli ex compagni di avventure, decisi a vendicarsi dell’alto tradimento subito. Su di lui, più di ogni altra personalità del film, si basa la capacità del film di accentrare l’attenzione e di diventare icona pop degli Anni 90.
Lo stile di Gary Gary in The Italian Job
Sicuramente avvincente e spericolata, la regia di Gary Gary gioca con tonalità cromatiche e narrative pop, forti e decise, che delineano un percorso intricato e sfacciato, dallo stile inconfondibile. Al futuro regista di Fast & Furious 8 va quindi senza dubbio l’elogio di aver realizzato un film che, nonostante le basse aspettative riposte, si è installato in modo definitivo nella cultura collettiva. Non solo, a lui va anche il riconoscimento dello sforzo e della differenziazione rispetto ai film che aveva realizzato in precedenza: è stato infatti capace di edulcorare i toni iperbolici e quasi farseschi di Il risolutore e Giustizia privata e di creare una commistione in cui a questi elementi si uniscono capacità di raccontare una storia, un’avventura avvincente e credibile.
Il paesaggio italiano in The Italian Job
Se ogni personaggio viene in apparenza calibrato su uno stereotipo, ognuno di essi sa anche discostarsi dalla figura manichea che gli viene disegnata addosso, prestandosi parole e corpo ai continui cambiamenti di prospettiva che l’intricata narrazione richiede. Si nota anche il ruolo che il Belpaese ricopre in The Italian Job: è impossibile negare quanto sia valorizzato il paesaggio italiano, in una sorta di lunga pubblicità turistica che cerca – e ci riesce – di promuovere il suolo italico puntando sulla varietà dell’offerta e sulla sua bellezza. Al di là delle derive da cartolina e dei difetti macroscopici del film, non si può non riconoscere il carico di hype e il profondo legame con la cultura degli anni Novanta che The Italian Job ha consolidato nel corso degli anni: basti pensare alla fugace apparizione (in penombra) di Shawn Fanning e del presunto furto di idee che lo avrebbe reso celebre grazie al suo Napster.
Questo è uno degli esempi che rende palese come The Italian Job sia legato agli anni in cui è uscito, andando a intercettare una fascia di pubblico ampia e variegata, riunendola davanti a un film che mescola diversi generi e diversi strati culturali, prestandosi a letture più o meno benevolenti. Da Charlize Theron a Edward Norton, da Jason Statham a Seth Green, il cast compone un ventaglio eterogeneo, che unisce l’azione al pop, il dramma all’avventura in chiave comica. Lunga vita a The Italian Job, con tutti i “se” e tutti i “ma” del caso, ma anche con tutto l’affetto che in 15 anni ha saputo guadagnarsi.