Venezia 80 – The Killer: recensione del film di David Fincher
La violenza è la colonna vertebrale di un action thriller da cui ci si aspettava molto di più.
Freddamente metodico quanto disastrosamente impigliato in concetti razionalmente filosofici. Con The Killer David Fincher fa gli stessi passi falsi del protagonista (interpretato da Michael Fassbender): eccede di impeccabilità e si accartoccia su se stesso confezionando un thriller che segue pedissequamente la struttura che si addice al genere. Il risultato è buono, non entusiasmante; sfacciatamente godibile.
Si potrebbe dire senza fronzoli che il film presentato in Concorso alla 80ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e in arrivo su Netflix dal 10 novembre 2023 si adegua alle regole dello streaming senza batter ciglio, mettendo sul piatto il fascino di un attore a cui non servono presentazioni e mescolando il mistero all’azione.
The Killer: David Fincher e la mania di “attenersi al piano”
Tratto dall’omonima graphic novel scritta nel 1998 da Alexis “Matz” Nolent e illustrata da Luc Jacamon, The Killer ci ancora dannatamente alla routine di un assassino di professione. Non si prova invidia, nel vedere la sua vita, bensì si apprende la frustrante bugia di credersi parte di un meccanismo definito e semplice, illustrato come se fosse un modello perfetto e appagante, come se le regole da lui seguite potessero in qualche modo essere universali.
La macchina da presa ci fionda in prospettive dal respiro angusto, su comodi piani gelidi e duri, dinnanzi a finestre mute, con gli occhi che si aprono meccanicamente allo scandire del tempo e i muscoli che si allenano senza soddisfazione. Il mondo di David Fincher scorre pesante, intrappolato in diapositive bluastre, in cui una metà è sempre più tetra dell’altra, sintomo che non ci si può esporre troppo alla luce del sole. La fotografia di Erik Messerschmidt sa assemblarsi bene, insieme al montaggio di Kirk Baxter, disegnando sul grande schermo sequenze coreograficamente perfette (come quella del combattimento corpo a corpo dentro un appartamento della Florida, al buio), complemento di specificazione di un modus vivendi in cui nulla può essere lasciato al caso.
Michael Fassbender domina profondamente la scena: è un protagonista solitario e assoluto e la sua aurea non può che innescare il distacco incondizionato verso il resto del mondo, professando l’assenza dell’empatia come unica religione.
A trarlo in inganno, tuttavia, è una sceneggiatura (scritta da Andrew Kevin Walker) poco attenta a sottolineare gli snodi narrativi: il killer in questione si concentra totalmente su un obiettivo, fallisce, poi è costretto a fare i conti con chi lo vorrebbe vedere morto. A demolire l’adrenalina è il mancato accento sul switch che intercorre tra una scelta e l’altra: tutto ci passa sotto il naso frettolosamente, in una maniera se vogliamo anche godibile ma fin troppo piatta e prevedibile.
La violenza è l’unico linguaggio plausibile nell’action con Michael Fassbender
La colonna sonora (firmata da Trent Reznor e Atticus Ross) è invece meticolosamente capace di scandire i gesti del protagonista, poggiandosi furbamente ad alcuni brani ricorrenti, come The is a light that never goes out dei The Smiths. La musica dona concentrazione al personaggio di Fassbender e coinvolge lo spettatore tra i corridoi di una violenza che si fa colonna vertebrale dell’intera storia. Pistole, proiettili, pugni, calci, armi improvvisate, colluttazioni, discussioni, considerazioni, minacce sono sillabe e suoni di un modo di comunicare bestiale quanto asettico, talvolta intervallato da un altrettanto asettico ragionamento fintamente filosofico.
The Killer: valutazione e conclusione
The Killer fa tutto ciò che ci si aspetterebbe da un action thriller, ma si dimentica di avere in cabina di regia l’autore di film come L’amore bugiardo – Gone Girl, Seven, Fight Club, Zodiac, Il curioso caso di Benjamin Button (solo per citarne alcuni) e quindi si, la pretesa cambia: si attende più del compito ben fatto; ci si aspetta un colpo di testa, un gancio che piova giù dal cielo per aggrapparsi alla staticità e tirarla su, via!
Tirando le somme, David Fincher dirige un film non brutto, bensì semplicemente adatto al pubblico ultimo a cui è destinato, ovvero quello di Netflix.
Con un cast che annovera anche Charles Parnell, Arliss Howard, Sophie Charlotte e Tilda Swinton, The Killer è prodotto da Ceán Chaffin, William Doyle, Peter Mavromates e Alexandra Milchan (produttore esecutivo).