The Killer’s Game: recensione del film Prime Video con Dave Bautista
La recensione dell’action-comedy con Dave Bautista e Sofia Boutella che l’esordiente J.J. Perry ha tratto dall’omonimo romanzo di Jay Bonansinga. Dal 23 gennaio 2025 su Prime Video.
Uno dei prodotti audiovisivi di punta di questo inizio anno battente bandiera Prime Video è The Killer’s Game, l’action-comedy con Dave Bautista, Sofia Boutella e Ben Kingsley, che il broadcaster ha rilasciato il 23 gennaio 2025 senza concedere al film nemmeno un passaggio nelle sale. Scelta, questa, che condivisibile oppure no ha dato comunque i suoi frutti, con la pellicola che è balzata immediatamente in testa alla top ten dei titoli più visti. Il numero elevato di visualizzazioni registrato già a poche ore dall’uscita sulla piattaforma e la conseguente testa della classifica conquistata ha dato quindi ragione a coloro che ai vertici della società hanno optato per l’approdo diretto in streaming.
Qualche sorriso strappato qua e là e una manciata di scene d’azione sfiziose e divertenti sono le uniche cose che un film come The Killer’s Game è in grado di offrire
Staremo a vedere quanto il film in questione riuscirà a conservare un simile piazzamento una volta esaurita l’onda d’urto della curiosità, lasciando così spazio alla pochezza del risultato finale. Nel frattempo ci teniamo a mettervi in guardia rispetto a una visione che, al di là di qualche sorriso strappato qua e là e di una manciata di scene d’azione sfiziose e divertenti, ha davvero pochissimo da offrire. Anche chi pensava al cast come un valore aggiunto dovrà masticare un boccone amaro, perché nessuno dei diretti interessati brilla al punto tale da alzare l’asticella. Bautista, che con Blade Runner 2049 e la saga di Dune ha messo in mostra insospettabili doti recitative, ripiomba nelle mediocrità nel momento esatto in cui il personaggio che gli è stato affidato passa dai fatti alle parole, mostrando tutti i suoi limiti espressivi e l’incapacità di entrare in dinamiche interpretative di natura sentimentale ed emozionale. Situazione, questa, che in The Killer’s Game si ripete ciclicamente. L’ex-wrestler statunitense, ora attore strarichiesto, veste qui i panni di un sicario d’élite di nome Joe Flood a cui viene diagnosticata una malattia terminale. Decide di prendere una drastica decisione per congedarsi e uscire definitivamente dal giro, assoldando dei sicari per farsi uccidere. Tuttavia, quando la fidanzata diventa un bersaglio, l’uomo si trova costretto a combattere contro un esercito di assassini, proteggere la donna che ama e cercare di riconquistarla prima che sia troppo tardi. Lo spunto e la variante proposta con la malattia terminale rispetto al solito canovaccio che vuole il killer di turno appendere le armi al chiodo dopo avere incontrato l’amore, è solo uno specchietto delle allodole piazzato lì nella trama per illudere lo spettatore che qualcosa di diverso e non convenzionale possa materializzarsi sullo schermo. Le illusioni in quanto tali sono però destinate a svanire una volta esaurito l’effetto. Ed è ciò che accadrà più o meno al giro di boa della timeline di un film che sul piano dell’originalità finirà, come tutte le operazioni analoghe, a percorrere strade già ampiamente battute.
na maionese impazzita che mescola azione, splatter e una comicità sopra le righe, sboccata e dalle gag francamente imbarazzanti
E pensare che dietro il tutto c’è persino un’opera letteraria, ossia il romanzo omonimo del 1997 di Jay Bonansinga, adattato alla buona da Rand Ravich e James Coyne per una trasposizione da dimenticare. La coppia di sceneggiatori è a nostro avviso artefice di un processo di riscrittura meritevole di una citazione in tribunale, con quelle poche tracce di trama sulle quali era possibile lavorare per dare un minimo di spessore al racconto e ai personaggi che vengono meno. In nome del più basso intrattenimento si opta invece, con il consenso del regista J.J. Perry (all’esordio dopo una carriera da stunt coordinator, controfigura e una miriade di piccoli ruoli tra cinema e serie), per un all-in su un tipo di azione iper-cinetica che vorrebbe replicare senza successo le evoluzioni marziali e balistiche di John Wick, aggiungendo a queste un’abbondante dose di pulp e splatter come in The Brothers Sun e Obliterated. E allo stesso modo per creare una maionese volutamente impazzita la si mescola con una comicità anch’essa sopra le righe, sboccata e dalle gag francamente imbarazzanti.
The Killer’s Game: valutazione e conclusione
Balzato a poche ore dal rilascio in testa alla top ten di Prime Video, The Killer’s Game era sicuramente uno dei titoli più attesi degli abbonati alla piattaforma. Questi hanno risposto con entusiasmo alla trasposizione cinematografica che l’esordiente J.J. Perry ha realizzato dell’omonimo romanzo del 1997 di Jay Bonansinga, adattato però alla buona da Rand Ravich e James Coyne. La sceneggiatura infatti non sfrutta quelli che potevano essere gli interessanti spunti narrativi e drammaturgici messi a disposizione dall’opera letteraria per diversificare dalle tantissime trame simili in circolazione, preferendo percorrere le strade consone del filone action-comedy a base di sparatorie, inseguimenti, combattimenti iper-cinetici e splatter, conditi con uno humour sboccato che solo con un grande sforzo può strappare delle risate.