Berlinale 2019 – The Kindness of Strangers: recensione del film d’apertura
Il film corale di Lone Scherfig - The Kindness of Strangers - ha aperto la Berlinale 2019 raccontando la gentilezza degli sconosciuti. Ecco la recensione
A chi non piacciono i film corali? Quei film dove si raccontano le storie di personaggi diversi, ma che in un modo o nell’altro sono tutti collegati. Quelli piacciono a tutti perché in poco tempo – il tempo di un film – si scoprono vicende diverse, sfaccettate, tutte unite da un unico tratto comune (l’amore, la famiglia, la perdita e così via). Lone Scherfig è stata incaricata di aprire la Berlinale e ha deciso di farlo proprio con un film di questo tipo e intitolandolo The Kindness of Strangers. Non poteva fare scelta più sbagliata.
Nel 2009 la Scherfig ci ha deliziato con il suo An Education, un film di formazione brillante e malinconico. L’ha realizzato dopo il film-manifesto Italiano per principianti del 2000 e l’ha fatto seguire dal leggermente stucchevole, ma sempre romantico da morire, One Day nel 2011. Dopo un paio di film dimenticabili (Posh nel 2014 e Their Finest nel 2016), The Kindness of Strangers avrebbe potuto essere un ottimo riscatto con un cast interessante e delle premesse commerciali al punto giusto.
The Kindness of Strangers: la Berlinale 2019 inizia con un film corale
Il film prende vita a New York e ne catalizza l’atmosfera peculiare e sempre efficace per mettere sullo schermo le storie di un gruppo di sconosciuti. Ognuno di loro ha una vita difficile (un marito violento, una depressione cronica, un passato in prigione, la povertà), ma la soluzione potrebbe semplicemente essere la gentilezza altrui.
Ed è proprio questo il problema fondamentale di The Kindness of Strangers: si adagia troppo sui buoni sentimenti. Da un lato è estremamente realistico grazie alla scrittura tutto sommato discreta e lineare, ma pretende di sfruttare una leva sentimentalistica che davvero sembra non appartenergli. Ci ritroviamo ad alzare gli occhi al cielo più volte davanti allo sbandieramento romantico che costella il film e le pupille arrivano a fissare l’interno del cranio quando la Scherfig e i suoi personaggi predicano l’amore come la soluzione di tutto. Proprio tutto. Persino la mancanza di un luogo in cui vivere.
Ad arrancare, poi, c’è anche un cast che sulla carta non è niente male e in fondo nemmeno sullo schermo (a volte). A brillare nell’ensemble composto da Andrea Riseborough, Tahar Rahim, Zoe Kazan, Bill Nighy, Caleb Landry Jones e Jay Baruchel sono soprattutto la divertente caricatura russa di Nighy, la dolce e remissiva Clara (Kazan) e l’impacciato avvocato di Baruchel. Le note di demerito, i segni rossi, vanno soprattutto ai mugugni di Landry Jones (che avevamo apprezzato in Scappa – Get Out e Tre manifesti a Ebbing, Missouri) e all’assurda interpretazione di Tahar Rahim, che sembra lui stesso confuso dalle parole che escono dalla sua bocca.
In generale The Kindness of Strangers soffre della sua stessa superficialità ed è un vero peccato. In un festival dove la presenza di registe donne è tanto alta, da Lone Scherfig ci si poteva aspettare una rappresentazione migliore. Il suo film non è un disastro, ma non attira l’attenzione, non si impegna in nulla. Forse è passato il momento dei film intrecciati perché il rischio è quello di raccontare mille storie e di non portarne a termine nemmeno una.