The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe: recensione
Il genere cinematografico della caccia alle streghe ha sempre intrigato non solo i registi ma il pubblico stesso. Non è un caso infatti che questo nel corso del tempo si sia elevato non solo a sotto-genere del cinema horror, ma sia diventato egli stesso un genere a se stante. Potremmo definirlo per convenzione il genere della stregoneria, dove un nemico dell’umanità vede ergersi contro un paladino della giustizia, governato solitamente dalla salda fede cristiana. Fin qui nulla di nuovo, nessuna innovazione alla tradizione letteraria del genere, ma il cinema riesce spesso a sovvertire le semplici e pulite pagine testuali per rielaborarle in immagini non convenzionali e spesso altamente spettacolari. È il caso di The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe un film dove l’altissimo tasso di spettacolarità fa da contrappeso a una trama scontata e un riecheggiante ‘già visto’, che tuona pericolosamente nella testa dello spettatore.
A poco più di un anno dall’uscita nei cinema de Il Settimo Figlio, film diretto da Sergej Vladimirovič Bodrov, sembra che la tradizione continui incessantemente il suo corso, proponendoci agli occhi un film quasi stampato su carta copiativa, dove l’eroe di turno veste i panni del macho Vin Diesel, attorniato da un cast con i fiocchi capitanato dal veterano Michael Caine e dalla bellissima Rosie Leslie, senza dimenticare il Frodo de Il Signore degli Anelli, Elijah Wood.
In un mondo moderno dove l’uomo vive costantemente in rapporto stretto con la tecnologia, non va trascurata un’agghiacciante verità! Le streghe continuano a vivere tra noi, mimetizzandosi abilmente con la massa e cercando di scatenare la devastante Morte Nera sul mondo civilizzato. A tenere salde le redini della resistenza un gruppo di stoici cacciatori di streghe capitanati dall’immortale Kaulder (Diesel), convinti e fermamente decisi ad uccidere il male per eccellenza rappresentato dalla Regina delle Streghe. In un tempo remoto Kaulder aveva già combattuto contro la maligna e durante la sua esecuzione il grande guerriero venne maledetto in eterno e fu costretto a vagare nel mondo, senza trovare mai pace. Nel mondo odierno Kaulder è l’ultimo della sua stirpe ed è incredibilmente ancora vivo. Spinto come allora dal desiderio di vendetta contro le streghe, si erge a paladino solitario del bene. Ma la Regina delle Streghe vive ancora e trama un’atroce vendetta che non solo metterà a repentaglio la vita di Kaulder, ma quella dell’intero genere umano.
The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe – un film che ha un retrogusto di ‘già visto’
Il divo dei film d’azione Vin Diesel è produttore e interprete del film, nel ruolo di un custode secolare del mondo degli uomini, che nella sua lunga battaglia contro le forze del male ha perso l’intera famiglia, gli amici e forse anche la speranza. Il film e il personaggio di Kaulder nascono dalla passione di Diesel per i videogame, primo fra tutti Dungeons and Dragons, di cui da vent’anni è un grande appassionato. La sua dedizione a questo gioco è tale che gli è stato chiesto di scrivere la prefazione del libro 30 Years of Adventure: A Celebration of Dungeons & Dragons. Da sempre, il personaggio di D&D preferito da Diesel è Melkor, un elfo scuro e un cacciatore di streghe che non faceva parte del gioco originale. “L’ho trovato in un libro intitolato Acheron”, spiega. “L’idea di fare un fantasy d’azione mi aveva sempre attratto. Cinque anni fa ho conosciuto lo sceneggiatore Cory Goldman e ci siamo messi a parlare di Dungeons & Dragons, una nostra passione comune. E così, senza neanche sapere come, mi sono ritrovato questo copione che racconta la storia di un cacciatore di streghe”.
Se nel film Diesel esprime al meglio il suo potenziale action, dall’altro la poca freschezza della sceneggiatura e la ripetitività dei temi trattati rendono The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe un film adatto ad una serata dove il motivetto ricorrette potrebbe essere we want action.
Se il film da un lato è esaltante, specie dal punto di vista fotografico e scenico, dall’altro mostra una palese carenza tematica, candendo inesorabilmente in una triste ovvietà dei fatti.