The Losers: recensione del cinecomic targato DC/Dark Castle
Era il 2010 quando The Losers, il film diretto da Sylvain White, arrivava nelle sale italiane, esattamente tra The Dark Knight (2008) e The Dark Knight Rises (2012) di Christopher Nolan. Ma l’adattamento della graphic novel DC/Vertigo, scritta da Andy Diggle e disegnata da Jock, è destinato a finire nel dimenticatoio a differenza delle opere ben strutturate del regista di Memento.
The Losers: perdenti in sala
I “Losers” sono un gruppo di cinque soldati che si occupano di operazioni militari segrete. Durante una missione speciale in Bolivia, il cui fine è distruggere il covo del terrorista Fadhil, un imprevisto coglie di sorpresa gli eroi: i soldati, infatti, scoprono che nella base che stanno per far distruggere da un bombardamento aereo ci sono anche dei bambini, utilizzati dai terroristi come corrieri.
Così Clay (Jeffrey Dean Morgan), Jensen (Chris Evans), Pooch (Columbus Short), Cougar (Óscar Jaenada) e Roque (Idris Elba) decidono di fare di testa loro e irrompono nel covo dei terroristi per salvare i bambini prima dell’esplosione. Riusciti nell’impresa cedono loro il proprio posto sull’elicottero di evacuazione, che però verrà spietatamente abbattuto da un jet americano. I “Losers” vedono così morire i bambini appena tratti in salvo: inizia così la caccia a Max (Jason Patric), la mente che si nasconde dietro le operazioni della CIA, per vendicarsi degli avvenimenti boliviani.
Il film narra le vicende dei primi 6 albi della graphic novel, che in totale ne conta 32. Lo scorrere della storia rimane piuttosto attinente al fumetto, con l’aggiunta del personaggio di Aisha (Zoë Saldaña), la misteriosa vedova nera di cui Clay si infatua, che nella graphic novel viene introdotta soltanto nel ventesimo numero.
Tanto, troppo fumo. Ma l’arrosto dov’è?
The Losers è un batuffolo di zucchero a velo, armato di mitra e bazooka. I protagonisti sono quasi totalmente degli smielatissimi eroi senza macchia, dediti a salvare il Mondo a suon di pallottole. La trama, di per sé piuttosto lineare, è sottolineata da una caratterizzazione perlopiù piatta dei personaggi. Nessun conflitto interiore o dubbio pervade i protagonisti: sembrano più degli automi che delle persone, da buona opera tamarra made in USA.
Così il decisivo twist, in cui uno dei cinque soldati tradisce i propri compagni, che dovrebbe far saltare lo spettatore dalla poltrona, non incide granché sul proseguimento della storia. Il sedere di Zoë Saldaña, ripreso opportunamente da qualsiasi angolazione, crea invece sicuramente molto più interesse, così come il legame che il suo personaggio stringe con Clay.
Ma niente di più. The Losers si gonfia di esplosioni, scazzottate e smitragliate per poi perdersi sul piano narrativo. La fotografia satura e le grafiche fumettose in rotoscope, che presentano i personaggi all’inizio del film, non aggiungono nulla al valore complessivo dell’opera. Tutto fumo e niente arrosto per il film di Sylvain White, da considerarsi l’ennesimo cinecomic che può finire serenamente nel dimenticatoio.