The Lost City: recensione del film con Sandra Bullock
The Lost City, film comico d'avventura diretto dai fratelli Nee con protagonisti Sandra Bullock e Channing Tatum.
Più simpatico che spassoso, The Lost City è un’avventura comico-romantica classica ma soddisfacente quanto basta. L’andamento tutto sommato tradizionale trova nell’approccio parodistico una via di fuga sicura, che ricorda al pubblico la ricercata superficialità a cui il film affida se stesso. Molte delle risate germogliano proprio nella presa in giro dei modelli a cui The Lost City rubacchia strutture e cliché, diventando presto un’enciclopedia umoristica del genere. Il comedy adventure ritrova così volti nuovi, Sandra Bullock e Channing Tatum, farseschi e un po’ stanchi (soprattutto la Bullock). Si ride molto all’inizio, quando il film diretto dai fratelli Nee brucia le battute migliori. Uguale destino è affidato a Daniel Radcliffe, qui villain dalla vene folle e gli occhi stirati di insania.
The Lost City solca l’usuale strada della parodia, che concede un distacco a cui affidare personaggi raffazzonati ma forti di una simpatia che regge per l’intera avventura. In sala dal 21 aprile 2022 con Eagle Pictures è un film da prendere in considerazione per dell’intrattenimento semplice, dal tono moderno (lautamente paritario: a ogni donzella in pericolo un donzello in difficoltà) e genuinamente modesto.
Channing Tatum e Sandra Bullock in un teatro di assurdità
Difficile immaginare un pubblico deluso da The Lost City. Ogni frammento di trama si dedica a uno spettatore possibile, intercettando l’appassionato dei risvolti sentimentali quanto il ricercatore di ordinarie scene d’azione. Un Crowd pleasers movie che colpisce dove deve e si spegne quando è ormai troppo tardi per essere abbandonato. Lo spunto generalista e trasversale è offerto da un soggetto aperto ai cambi di direzione farseschi. The Lost City poggia su binari, ma appaga con una goliardica presunzione di variopinta imprevedibilità.
L’avventura ha inizio quando il nuovo tour di Loretta (Sandra Bullock), fortunata scrittrice di romanzi rosa, si trasforma in una pericolosa caccia al tesoro su un’isola deserta. A portarci l’autrice è Abigail Fairfax (Daniel Radcliffe), miliardario alla ricerca dell’inestimabile corona protagonista del suo ultimo libro, a quanto pare tratto da evidenze storiche in attesa di conferma. La vita di una donna in lutto per la recente scomparsa del marito archeologo, per di più insoddisfatta dal successo legato alla frivola letteratura cui si dedica, viene scossa in una giungla sperduta. A farle compagnia, dopo una fallimentare tentativo di salvataggio, è il modello delle copertine dei suoi libri, rigorosamente rivestite del kitsch passionale tipico delle collane Harmony. Alan (Channing Tatum) è il vero idolo delle lettrici di Loretta, che riempiono le sale dei suoi tour di urla da groupie fuori tempo massimo.
Channing Tatum è la burla di un eroe: ogni tentativo di aiutare la “damigella in pericolo” lo vede fallire. Molta della comicità di The Lost City è in questo ribaltamento delle aspettative, ormai più che assodato nel cinema adventure ma comunque foriero di ilarità. Esempio ineguagliabile è la comparsata di Brad Pitt, i cui pochi minuti su schermo regalano al film il suo momento migliore. Il divo di Hollywood è Jack Trainer, docente di yoga ed ex militare chiamato da Alan per salvare Loretta. Entra in scena da vero macho, eroe inscalfibile e pronto all’azione. Ogni gesto è un richiamo al modello del prode paladino (americano) all’avventura, che The Lost City congeda però con ironica e significativa scioltezza.
The Lost City ci chiede poco e mantiene le promesse
Del minutaggio di Brad Pitt vorremmo un cortometraggio a parte, da rivedere e rivedere. Ma il film prosegue e ci abbandona a Sandra Bullock e Channing Tatum. Sono una buona coppia, anche se non possiamo crederci fino in fondo a patto di prendere sul serio un film che ci chiede invece di essere deriso. Più centrato è Channing Tatum, bersaglio di una comicità fisica e verbale che regge con grande naturalezza. Sandra Bullock è invece in maggiore difficoltà con un personaggio che fatichiamo ad apprezzare per via di una caratterizzazione, snob ed elitaria, che si dirada troppo tardi.
Insieme trovano una sexyness indefinibile e un po’ sfuggente. L’incompatibilità tra i due strappa le giuste risate ed è infatti al servizio di numerosi siparietti comici. Diverso è il discorso da dedicare a Daniel Radcliffe, perfetto nell’interpretare l’insania caricaturale di un villain qualsiasi. Purtroppo appare poco e le ragioni del suo agire peccano dell’inconsistenza narrativa che inficia in più parti il film. La sua prima scena è anche la migliore, con la tavolata imbandita spazzata via dal veicolo che lo attende per portarlo sull’isola.
Tutto in The Lost City è puro strumento per siparietti momentanei ed effimeri: si ride e si passa ad altro, con la ritrovata e meritevole semplicità richiesta dal genere. L’esplosività dei primi minuti, il cui apice è tutto nella scena di Brad Bitt e Channing Tatum che trascinano Sandra Bullock su una carriola mentre dietro di loro deflagrano bombe, lascia il passo a sorrisi più compiaciuti che divertiti.
Settato il modello delle relazioni e la natura della comicità, The Lost City si ferma e perde qualche pezzo. Quando funziona è però spassoso e di invidiabile leggerezza, kitsch e pacchiano come quella letteratura che Loretta tanto disprezza e che Alan le ricorda essere importante per molte persone (compreso lui).
“It’s a classic for a reason” dice il folle Radcliffe a un certo punto. Una coppia in una giungla, tra passioni carnali, odi et amo e comicità da buffoni allo sbaraglio è in effetti un classico da accogliere con divertita e sacrosanta distanza. Dalla morale immediata (letteralmente non giudicare un modello dalla copertina), The Lost City aggiorna lo schema ai palati d’oggi, sempre pronti a deridere i cliché dei generi di Hollywood mentre se ne gusta l’impareggiabile funzionamento.