Roma FF16 ‒ The Lost Leonardo: recensione del docufilm di Andreas Koefoed
Il docufilm The Lost Leonardo rintraccia l’enigma dietro al Salvador Mundi, il quadro del 1500 ritrovato nel 2005, la cui paternità è stata affidata (con molte perplessità) a Leonardo da Vinci. Alla Festa del Cinema di Roma.
L’intrigante docufilm The Lost Leonardo, presentato in selezione ufficiale alla 16ma Festa del Cinema di Roma, ripercorre l’incredibile enigma della paternità dell’opera d’arte più costosa al mondo: il Salvador Mundi (probabilmente) dipinta da Leonardo nel 1500.
Ma la genesi del mistero dietro al quadro non ha inizio in qualche bottega fiorentina dell’Italia rinascimentale, ma piuttosto dall’enigmatico processo di ritrovamento e attribuzione di paternità nel corso degli ultimi anni del nostro secolo. Il quadro, che ritrae Gesù Cristo a mezza figura mentre leva la mano destra per benedire e nella sinistra tiene il globo, ‒ simbolo del suo potere universale ‒, viene acquistato a New Orleans per soli 1175 dollari in una casa d’aste americana nel 2005, da parte di due cosiddetti “cacciatori di dormienti” Alexander Paris e Robert Simon, i quali intravedono da subito i tratti distintivi della pittura di Leonardo.
The Lost Leonardo: alla Festa del Cinema di Roma l’appassionante docufilm sul Salvador Mundi
Per riparare l’opera, logorata dal tempo e da precedenti restaurazioni, Paris e Simon affidano la ripulitura alla nota Dianne Dwyer Modestini, ex insegnante presso il Centro di Conservazione dell’Istituto di Belle Arti alla New York University e vedova del più celebre collega Mario. Attraverso un minuzioso lavoro di recupero e conservazione dell’opera, la donna scova un dettaglio relativo al labbro superiore del soggetto inequivocabilmente simile a quello della Gioconda, facendo pensare che quello che si ha difronte è davvero il Salvador Mundi, è l’autentica opera persa ed ora ritrovata di Da Vinci.
Ma la convinzione della Modestini non riesce a catturare il consenso di tutti, e molti accademici, critici, galleristi, esperti d’arte e curatori di musei iniziano ad interrogarsi e a dibattersi sull’autenticità del quadro, tanto che la National Gallery di Londra fa riunire alcuni di loro per mostrare il quadro ‒ tra di essi anche Pietro Marani e Maria Teresa Fiorio, studiosi milanesi autori di diversi saggi su Leonardo e sul Rinascimento, i quali si mostreranno d’accordo con la versione della restauratrice.
Ambiguità e il denaro dietro al quadro più prezioso di Leonardo da Vinci
Il quadro viene così esposto al pubblico per la prima volta nel museo londinese dal 9 novembre 2011, aumentando in modo impressionante le vendite dei biglietti e suscitando l’interesse anche dei non addetti ai lavori. Ad oltre otto anni dal ritrovamento, il Salvador Mundi, nonostante le perplessità di molti altri, viene acquistato dall’oligarca russo Dmitry Rybolovlev per 108 milioni, per poi essere costretto anni dopo a venderlo alla casa d’asta Christie’s assieme ad altri quadri per motivi finanziari.
È proprio nel novembre del 2017 che l’immagine dell’opera si moltiplica nelle prime pagine dei giornali e sui social network: il Salvador Mundi viene venduto per 450 milioni di dollari, probabilmente ad un magnate saudita in forma privata, raggiungendo il primato dell’opera d’arte più costosa al mondo. Ma l’incredibile storia del quadro prosegue tutt’oggi: si pensa che sia custodita su uno yacht e mai esposto al Louvre come previsto; questioni, si capirà nel corso del documentario, di geo-politica e potere tra Francia ed Emirati Arabi.
Andreas Koefoed ci mostra l’incredibile mondo degli affari dietro al mercato d’arte
Per il documentarista danese Andreas Koefoed, l’appassionante storia dietro al Salvador Mundi, oltre all’evidente semi-thriller spionistico sull’opera, si fa da pretesto per scovare l’inimmaginabile mondo della compravendita dell’arte, invitando a parlare e testimoniare figure chiave nel settore, da critici a artisti, da ex agenti dell’FBI ad affaristi, ognuno con la propria versione e le proprie convinzioni.
“Dopo quello della droga e della prostituzione, il mercato d’arte è il meno controllato (e controllabile) al mondo” afferma una giovane del settore nell’interessante documentario The Lost Leonardo, docufilm di stampo classico fra talking heads e immagini d’archivio, montato ad arte seguendo solo apparentemente una linea cronologica dal ritrovamento alla vendita del quadro protagonista, ma lavorando, (si capirà sul finale), per aprire un varco sui segreti, gli affari e dunque i milioni di dollari che circolano dietro il nome di un artista e delle possibili conseguenze sul prezzo di vendita.
The Lost Leonardo entra sottotraccia nel buio dei porti franchi, casseforti anonime lontano dal controllo del fisco dove ogni anno vengono tenute secrete centinaia di opere ritrovate, e, nel farlo, fa emergere ad un pubblico ignaro i soldi e il potere che ruotano attorno al mondo dell’arte. Si rimane increduli, ma di certo orgogliosi dell’impatto del genio fiorentino Leonardo ancora oggi dopo oltre cinquecento anni dalla sua morte.