The Midnight Sky: recensione del film Netflix con George Clooney
George Clooney dirige e interpreta una storia che ripiega su spettacolari effetti visivi e una sontuosa scenografia in Antartide. La trama, tuttavia, presenta dei vuoti incolmabili se ci interessiamo ai soli personaggi.
Netflix vuole proporci un nuovo e ambizioso progetto fantascientifico, dopo titoli meritevoli di considerazione come I Am Mother (2019) o Annientamento (2018): ora è il turno di The Midnight Sky, trasposizione cinematografica del romanzo del 2016 La distanza fra le stelle (Good Morning, Midnight) scritto da Lily Brooks-Dalton. Alla regia troviamo George Clooney, che ricopre anche la carica di interprete principale, Augustine Lofthouse, un astronomo che vive isolato in una stazione scientifica del Polo Nord.
Ambientato nel 2049, il film ci presenta un protagonista alle prese con una realtà agghiacciante: una serie di cataclismi ha annientato la quasi totalità della popolazione mondiale, e solo un numero esiguo di rifugi sotterranei sono rimasti intatti. Dalla stazione, Augustine tenta di mettersi in contatto con la nave spaziale Aether, di ritorno da una missione su un satellite di Giove, dove gli astronauti hanno verificato la presenza di un’atmosfera adatti alla specie umana. Sully (Felicity Jones), Mitchell (Kyle Chandler), Sanchez (Demián Bichir), Adewole (David Oyelowo) e Maya (Tiffany Boone) sono alla guida di Aether, e dovranno sopravvivere ad una tempesta infinita di detriti per poter raggiungere la Terra in condizioni ottimali.
Due storie separate che non trovano un punto di contatto
La sceneggiatura di Mark L. Smith (Vacancy, Overlord) suddivide il racconto in due scenari distinti, che dovrebbero apparire complementari: mentre Augustine affronta un’odissea tipica dei film d’avventura, con complicazioni di tipo atmosferico e pochi momenti riservati ad una degna caratterizzazione, le vicende dell’equipaggio della Aether vanno a prelevare sequenze dall’immaginario di Alfonso Cuarón (Gravity) per raffigurare il terrore dell’ignoto, del vuoto che demolisce i corpi che abitano la nave spaziale. Due tipologie di racconto totalmente differenti vengono messi in scena, con raccordi e collegamenti vagamente incisivi e talvolta improvvisati in sede di montaggio. Questa soluzione risulta ostica per coloro che tentano di ricavarci dei sottotesti e delle tracce nascoste di notevole importanza da The Midnight Sky; esse non vogliono palesarsi e non hanno intenzione di emergere con vigore e ricercato trasporto emotivo.
Il cast è composto da personalità affermate ad Hollywood, con George Clooney in testa – come al suo solito – a manovrare le fila degli intrecci e delle dinamiche che limitano o vanno ad ampliare la visione di un imminente apocalisse. Il compito che si è affidato rischia più volte di compromettere le potenzialità creative da lui sprigionate, offrendo qualche squarcio visivo interessante – una Terra completamente investita da agenti atmosferici tossici o una nave orbitante con organismi pluricellulari in evidenza – ma soffocati da una storia zoppicante, che non punta i riflettori sui dubbi e sulle paure che penetrano la tuta dei protagonisti.
The Midnight Sky: una delle più deboli colonne sonore da parte di Alexandre Desplat
Menzione a parte per un intervento musicale assente, come se venisse ridimensionato dalla smisurata ambizione posta ai blocchi di partenza. Alexandre Desplat suggerisce stati d’animo scomposti, preoccupazioni ricorrenti e un futuro incerto, progettando brani non adeguatamente inseriti nel girato. Si procede a fatica in una definizione di personaggi incompleti, che non possono regalarci riflessioni sul creato, su ciò che ci è stato tolto in un pianeta ormai lasciato al suo destino. The Midnight Sky va accennando a molti spunti intriganti per ampliare la vetrina di domande impronunciabili e risposte incredibilmente complesse, ma senza il deciso consenso da parte di George Clooney in cabina di regia.
Non vi è abbastanza carica espressiva e drammatica per procedere oltre gli schemi preimpostati, al di là del minimo indispensabile per presentarci un’ambientazione corretta e riveduta a livello fotografico. Lo sconfinato Polo Nord, le basi abbandonate e le stazioni orbitanti in cerca di una traiettoria più definita rimangono sullo sfondo di una narrazione debole, che sfrutta poco e male i suoi attori e si limita a suggerire a grandi linee la tiepida esecuzione e la semplicistica rivelazione finale – un colpo di scena che tarda ad arrivare e non riesce a sorprendere – più che mostrare con decisione le conseguenze del progresso e della superbia dell’uomo. Attendiamo con ansia una nuova travolgente pellicola di un navigato e flessibile George Clooney: non si può ancora parlare di completo successo con The Midnight Sky. Sarà per la prossima volta.
The Midnight Sky è disponibile su Netflix dal 23 dicembre 2020.