The milk system: recensione del documentario di Andreas Pichler

The milk system di Andreas Pichler indaga i retroscena della produzione di latte, facendo emergere i lati più problematici e mettendo in discussione molti luoghi comuni.

The milk system di Andreas Pichler, distribuito grazie alla piattaforma Movieday e premiato da Legambiente in occasione del 21° Festival torinese Cinemambiente, è un documentario di analisi e di denuncia che vuole puntare una nuova luce su una delle colonne della nostra dieta quotidiana: il latte. Lo fa mettendo in discussione l’idea che sia necessariamente un toccasana e indagando, con testimonianze varie e approfondite e senza manicheismi, cosa si nasconde sotto la punta dell’iceberg del bicchiere che beviamo ogni mattina. Un sommerso che non è esattamente bianco e limpido come il prodotto che consumiamo.

The milk system: un viaggio dal produttore al consumatore

The milk system cinematographe.it

The milk system è aperto da panoramiche dall’alto che riprendono mandrie di mucche al pascolo e enormi fattorie. Nei primissimi momenti in cui la voce narrante – dello stesso Pichler – racconta quelle che sono le concezioni e le tradizioni più diffuse e positive sulla produzione e sul consumo di latte queste panoramiche sono accompagnate da una musica soave, che in qualche modo rimanda ad atmosfere arcadiche e tradizionali. Immediatamente, quando il narratore inizia a parlare della contemporaneità introducendo il succo del film e della sua denuncia, le melodie cambiano e diventano inquietanti, simili a quelle di solito usate per sottolineare momenti di tensione o paura (per qualche frazione di secondo la panoramica dall’alto unita ai suoni dei sintetizzatori può ricordare la celebre apertura di Shining o i momenti più tesi del cinema di Denis Villeneuve). Questa scelta stilistica è significativa perché introduce l’impostazione essenziale del film; scardinare il piacevole luogo comune per cui il latte e i suoi derivati facciano bene “senza se e senza ma” e far emergere tutti gli aspetti più problematici che caratterizzano la filiera. Vengono quindi intervistati allevatori e produttori, amministratori delegati di grandi industrie del settore, lobbisti, membri del parlamento europeo, studiosi, contadini, imprenditori e chi è un po’ entrambe le cose.

Sono testimonianze che riguardano perlopiù l’Europa – in particolare l’Europa del Nord, dove il latte e i suoi derivati assumono nella dieta un ruolo ancor più centrale – ma che si allargano a due esempi extra-continentali: uno sotto molti aspetti negativo, quello dell’esplosione fragorosa del mercato cinese, e uno più positivo e speranzoso, quello del Senegal e di un caso che prova a remare contro il sistema più radicato. Al centro dell’analisi e della denuncia c’è un mercato enorme, che qui pare meritarsi il tipico soprannome di “Leviatano”, capace di fatturare cifre da svenimento così come di mettere sempre più in secondo piano la sostenibilità ambientale, la purezza e il rispetto dei metodi di produzione tradizionali, arrivando anche a piegare le leggi della natura; oltre a far sì che le cifre da capogiro interessino solo i piani alti della filiera e che i protagonisti primari – gli allevatori – possano al massimo sopravvivere, dato che il prezzo per ogni litro di latte è al ribasso.

The milk system: tematiche e stile del documentario di Andreas Pichler

The milk system cinematographe.it

É un reportage che raccoglie, per così dire, le testimonianze sia degli “apocalittici” che degli “integrati” di questo mondo; di chi, anche con un pizzico di cinismo, sfrutta (e decide) come vanno le cose,  di chi rischia di soccombere, di chi prova ad adeguarsi e di chi si ribella, o trovando un modo di produrre alternativo (l’esempio del produttore della Val Venosta) o lottando.

The milk system è un documentario abbastanza tradizionale che però presenta due punti di forza. Il primo è come espone l’argomento, dando uno sguardo a 360° che non sbeffeggia punti di vista e lascia loro la parola, anche quando la contrarietà si percepisce, e che coglie complessità e sfumature. Non è quindi un film manicheo. La presa di posizione di Pilcher è sì assolutamente limpida e schierata, ma allo stesso tempo non è trasmessa in maniera estremizzata e poco ponderata (per intenderci, non ci sono allarmismi eccessivi che spingono a smettere del tutto di bere latte). Il film inoltre coglie anche, più o meno di sfuggita, alcune contraddizioni più vaste del capitalismo e del mondo del lavoro di questo inizio secolo; dalla drastica diminuzione di occupati parallela alla crescita del mercato (è l’esempio della multinazionale danese) fino ai fiumi di soldi che si fermano ai piani alti e nei territori della finanza senza sfiorare i piani più bassi, al contrario sempre più in difficoltà.

Un film quindi al passo con i tempi e “utile”, che però, e qui arriva il secondo punto di forza, non si limita ad essere interessante dimenticando la parte più formale ed estetica. Non è così raro trovare, girando in particolare per festival ed eventi, documentari che si limitano all’esposizione del tema e all’interesse che possono creare a seconda dei gusti e delle coscienze dei singoli spettatori dimenticando le regole del linguaggio. Non è il caso del film di Pilcher; The milk system presenta un’evidente cura formale ed estetica, pur rimanendo nel campo dei documentari/reportage tradizionali. È per esempio curata la fotografia, la cinepresa non dà l’impressione di essere posizionata a a caso e funziona l’unione tra le parole che scorrono e le immagini che fanno da sottofondo, senza dimenticare una manciata di scelte di regia – come, per esempio, l’incipit – che danno forza alla tematica studiata e sottolineano, potenziandola, la posizione espressa.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3