Venezia 74 – The Private Life of a Modern Woman: recensione
Un film sbagliato, impacciato, confuso. The Private Life of a Modern Woman non soddisfa affatto la critica di Venezia 74.
Pur senza l’annunciata protagonista Sienna Miller, bloccata a casa da un’indisposizione, sbarca fuori concorso al Lido The Private Life of a Modern Woman di James Toback, film per poco non catalogabile come mediometraggio (appena 71 minuti di durata) accolto con una reazione piuttosto fredda sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori della 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La pellicola si presenta come una confusa miscela fra thriller, dramma familiare e riflessione sul mestiere di attrice, senza però riuscire a raggiungere risultati accettabili in nessuno dei temi e dei registri narrativi adottati.
Vera Lockman (Sienna Miller) è un’attrice nel pieno della fama e della bellezza che vive da sola nel suo appartamento di New York. Al risveglio da quello che appare come un tormentato sogno, in mezzo fra incontri e riflessioni sparse accade il fattaccio: l’ex fidanzato Sal (Nick Mathews), appena uscito di prigione, si presenta a casa di Vera per chiederle dei soldi. Ne segue una violenta colluttazione, durante la quale l’attrice spara all’uomo per legittima difesa, ferendolo mortalmente. Presa da una comprensibile agitazione, Vera si occupa dell’occultamento del cadavere, finendo per nel mirino del detective McCutcheon (Alec Baldwin).
The Private Life of a Modern Woman: un mix di toni e registri narrativi al limite del nonsense e del ridicolo involontario
James Toback mette in scena in modo pretenzioso e goffamente arrabattato un film senza né capo né coda, privo di una direzione precisa da seguire e costellato di scene completamente slegate dalle altre, che portano la narrazione a un passo dal ridicolo involontario. Le musiche di Bach, Brahms e Shostakovitch, sparate senza motivo a un volume assordante, assistiamo al flusso di coscienza in bilico fra fantasia, realtà e ricordi della protagonista, prima in cerca di ispirazione per una sua fatica letteraria, poi alle prese con un cadavere di cui sbarazzarsi e infine coinvolta in un patetico siparietto familiare con la madre e il nonno afflitto da Alzheimer, durante il quale sbuca anche una clamorosa e grottesca strizzata d’occhio al Lido e al suo celeberrimo Hotel Excelsior.
Con il trascorrere dei minuti, più che sulla distinzione fra ciò che è vita vera e quello che invece è sogno, lo spettatore finisce per concentrarsi sulla stessa natura di ciò a cui sta assistendo. The Private Life of a Modern Woman si rivela infatti un’opera decisamente sfuggente, nell’accezione più negativa del termine, sorretta solo dalla bravura e dalla presenza scenica della sprecata protagonista Sienna Miller, centro nevralgico di una storia che finisce ben presto per diventare vittima della sua pomposità: ogni volta in cui la narrazione sembra prendere ritmo e respiro, viene maldestramente interrotta da un cambio di direzione repentino e quasi sempre fuori luogo.
The Private Life of a Modern Woman è a oggi il punto più basso di quest’edizione della mostra
Un paio di scene visivamente azzeccate e con il giusto livello di tensione non bastano a salvare il film dal naufragio, al quale ha voluto prendere parte in prima persona lo stesso regista James Toback, protagonista di un imbarazzante cameo in cui sproloquia sull’arte e sulla scrittura insieme a Vera. Quello che dovrebbe essere il climax finale non sortisce nessun altro effetto se non quello di fare crollare anche gli ultimi barlumi di coerenza interna della storia, precipitando il film nel totale nonsense.
The Private Life of a Modern Woman si rivela in definitiva un progetto sbagliato fin dalle basi, un impacciato pastiche cinematografico del quale non si sentiva veramente il bisogno, che al momento rappresenta il punto più basso e sconfortante di quest’edizione del Festival.