The Prosecutor: recensione dal FEFF 2025

The Prosecutor, diretto e interpretato da Donnie Yen, è un film d’azione basato su una storia vera. Nel 2016 infatti un giovane di nome Ma diede il suo indirizzo a un amico, Hung, che doveva farsi spedire un pacco. Venne fuori però che Hung utilizzava l’indirizzo per l’invio di droga. Anche se Ma non ritirò il pacco, fu comunque accusato di traffico di stupefacenti insieme a Hung. Il consulente legale dell’avvocato di Hung – il cui studio rappresentava anche Ma – negoziò unilateralmente un patteggiamento con i procuratori del Dipartimento di Giustizia, facendo sì che Hung se la cavasse mentre a Ma veniva addossata tutta la responsabilità dell’accaduto. La condanna di Ma fu poi annullata in appello, e la sentenza mise apertamente in discussione l’operato del Dipartimento di Giustizia. 
Legalità e proiettili vanno di pari passo in questo film presentato al Far East Film Festival

The Prosecutor: una regia esplosiva

Donnie Yen utilizza tutta la sua esperienza come attore di film d’azione per trasporre sul grande schermo questa storia: le coreografie dei combattimenti sono raffinate nonostante l’elevato numero di attori in scena, con effetti di un leggero slow motion nei momenti più significativi della lotta e l’utilizzo in prima persona, elemento che ricorda le visuali dei videogiochi, per alcune sparatorie all’inizio del film.
A tutta questa azione vengono contrapposte le sequenze del processo in tribunale, caratterizzate dai lenti procedimenti della legge nel perseguire i presunti criminali. Il ritmo del film è fluido e incalzante, apportando il giusto equilibrio tra film d’azione e dramma legale.

L’importanza delle buone azioni

Fok (Donnie Yen), è un protagonista ingenuo, con una fede incrollabile nella giustizia. Abbandonato il Dipartimento di Polizia per il senso di impotenza provato nel vedere rilasciati i criminali a lungo inseguiti, decide di passare al Dipartimento di Giustizia come procuratore per cercare di fare la differenza in aula di tribunale. Fok si rende conto ben presto che la situazione è profondamente diversa da quanto aveva immaginato: a molti colleghi interessa solo chiudere i casi nel minor tempo possibile, risparmiando soldi dei contribuenti, non curandosi invece dell’attendibilità del verdetto. Tra ostruzionismo e arroganza, il protagonista riesce a far prevalere il suo punto di vista, rinnovando l’impegno della giustizia nel tutelare i diritti dei più deboli.

The Prosecutor: valutazione e conclusione

The Prosecutor è un film appassionante, che intrattiene e fa riflettere su quanto a volte sia inefficace il sistema legale. La giustizia non viene perseguita come dovrebbe e le lacune della burocrazia lasciano campo libero ai criminali che sanno sfruttare questi elementi a proprio vantaggio. 
Il procuratore Fok, sebbene preferisca i pugni per riportare equilibrio, porta avanti una battaglia morale che mette in risalto la compassione umana e il desiderio di fare del bene. Una piacevole sorpresa, che bilancia sequenze dinamiche e brutali non scadendo mai nella parodia, rendendo The Prosecutor il miglior film a livello registico della carriera di Donnie Yen, nonostante un manicheismo un po’ troppo pronunciato. 


Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8