The Rachel Divide: recensione del documentario Netflix
The Rachel Divide è un documentario diretto da Laura Brownson, disponibile su Netflix dal 27 aprile, incentrato sulla figura dell'attivista, docente e leader della comunità afroamericana, Rachel Dolezal
The Rachel Divide è un documentario diretto da Laura Brownson, disponibile su Netflix dal 27 aprile, incentrato sulla figura dell’attivista, docente e leader della comunità afroamericana, Rachel Dolezal.
Rachel è una donna che vive a Spokane, nello stato di Washington, è stata presidente della sede locale del NAACP, (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore), ha insegnato Studi Africani alla Eastern Washington University, e naturalmente è sempre stata attiva nel difendere e valorizzare la comunità, la storia e la cultura afroamericana.
Rachel, come racconta nel documentario The Rachel Divide, è nata in una famiglia molto religiosa del Montana, e i suoi genitori, dopo la sua nascita, adottarono tre bambini di origine africana. Rachel ha vissuto sempre a contatto con loro e quando il padre puniva e maltrattava i suoi fratelli, proprio a causa del colore della loro pelle, lei si esponeva per difenderli e proteggerli. Questo scatenò dentro di lei, a lungo andare, una repulsione verso i suoi genitori, suprematisti bianchi, arrivando rifiutare la sua immagine riflessa che la identificava come una di loro, raggiungendo una consapevolezza assoluta: quella di sentirsi una donna nera nel corpo di una persona bianca.
L’attivista Rachel Dolezal: una battaglia divisa per l’identità razziale
La Dolezal in seguito si è data da fare per continuare la sua battaglia contro le discriminazioni razziali, tra lotte per i diritti della comunità afroamericana, alle manifestazioni e ai palcoscenici. Rachel era diventata celebre e molto seguita, ma nella sua figura c’era sempre qualcosa che non tornava. In breve nessuno aveva il coraggio di chiederle se fosse afroamericana o no. Il suo colore della pelle era strano, frutto di un maquillage fatto ad arte per apparire più scura, e tutto quello che indossava diceva di lei quanto la cultura afro le appartenesse.
Il tornando su di lei si scatenò in seguito ad una intervista con un giornalista locale, in cui la Dolezal, messa alle strette, non diede risposte certe sulla sua vera etnia. In seguito a questa vicenda i media e i giornali cercarono di strumentalizzare la vicenda, tentando furiosamente di gettare ombra sul suo operato, asserendo quanto Rachel fosse una persona disturbata, una donna bugiarda, che si spacciava per una persona che non era. L’unica cosa che Rachel aveva dichiarato era di sentirsi nera e di percepirsi nera, pur non essendolo biologicamente.
The Rachel Divide è un documentario affascinante
Ed è proprio questo il centro, il fulcro di un dibattito che ha scatenato le reazioni di tutta la comunità afroamericana e non solo, agitando sempre più interrogativi sulla sua vera appartenenza etnica e su tutto ciò che si cela dietro l‘identità razziale, perché di tale si tratta. Il termine che è stato, forse erroneamente, coniato è trans–black. L’assedio della stampa e della società fu traumatico, per lei e per i suoi figli. Le sue origini caucasiche prevalevano sulla sua identificazione come persona nera, tutto ciò non venne accettato da parte di nessuno: la comunità bianca la accusò di aver rifiutato le sue origini, la comunità afroamericana la denigrò perché si era impadronita della cultura nera. Di colpo si trovò senza lavoro, perse tutte le cariche che ricopriva, e fu costretta a guardare in faccia la realtà: non era ben accetta né come attivista, né come docente, né tanto meno come trans–black.
The Rachel Divide è un documentario molto intenso, che ci porta tra le pieghe di un dibattito, che in America imperversa dal 2015, una polemica nazionale sull’identità razziale. Rachel Dolezal è diventata il simbolo di una battaglia divisiva, delicata e difficile da poter chiarire. Viviamo in una società in cui l’auspicio è abbattere le barriere, non crearne delle nuove, in cui conoscere e ottenere una propria identità è doveroso e l’autodeterminazione è un diritto necessario. Eppure tutto ciò che è accaduto a Rachel ci fa riflettere su quanto spesso non siamo affatto liberi di essere ciò che siamo e di decidere come esserlo. Ci sono alcuni argomenti che frammentano e provocano grandi disgregazioni, come l’etnia o il sesso. Cos’è giusto? Essere nati in un corpo di sesso sbagliato e identificarsi nel sesso opposto? O essere nati in un corpo di etnia errata e identificarsi in un’altra razza? E se l’unica razza fosse quella umana?
La regista lascia allo spettatore la possibilità di gestire le contraddizioni sulla figura di Rachel Dolezal
The Rachel Divide è un film affascinante e stimolante. Il documentario afferma serenamente che la Dolezal potrebbe aver mentito, potrebbe essere una bugiarda, ma è anche una vittima e lascia allo spettatore la possibilità di gestire queste contraddizioni. Tutto ciò che le accade attorno, i dibattiti sulle questioni dell’identità personale, la realtà della razza come un costrutto sociale, sono giusti e necessari, probabilmente la Dolezal è avanti anni luce e non lo comprendiamo. Ma in fin dei conti, sia che la si veda come una pioniera o come una prevaricatrice, la sua empatia e il suo impegno nel combattere l’ingiustizia e le discriminazioni razziali sono e restano innegabili
Regia - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4
3.4
Tags: Netflix