The Raven: la recensione del film con John Cusack
The Raven è il film di James McTeigue che vuole dare una possibile lettura degli ultimi giorni di vita di Edgar Allan Poe, interpretato da John Cusack.
Una donna e sua figlia vengono trovate morte in una camera chiusa a chiave dall’interno senza via d’uscita; chi le ha uccise? Come avrà fatto? L’ispettore Emmett Fields (Luke Evans) riconosce nella scena del crimine alcuni elementi che aveva già trovato in un racconto di Edgar Allan Poe, I delitti della Rue Morgue, e così decide di chiedere all’autore un aiuto per le indagini. Lo scrittore potrebbe essere, perché ispiratore di questo doppio assassinio, l’unica persona capace di scovare il bandolo della matassa, ma le cose si complicano, e, quello che sembra essere un caso difficile da risolvere, diventa una corsa contro il tempo che lascia indietro molti cadaveri e che mette a rischio persone importanti per l’autore di Il corvo. Parte da qui The Raven (2012), il film di James McTeigue che vuole dare una possibile lettura degli ultimi giorni di vita di Edgar Allan Poe, interpretato da John Cusack.
The Raven: James McTeigue parte dalla morte dello scrittore
Una notte dell’ottobre del 1849 seduto su una panchina di un parco pubblico di Baltimora in preda al delirium tremens, muore, in poche ore, il vero Allan Poe; e proprio da questa morte misteriosa, scatta la molla creativa che dà alla luce The Raven, un thriller gotico che racconta di uno dei più grandi autori della letteratura di genere. La morte misteriosa è una sorte affascinante che accomuna molti personaggi e che getta una luce sinistra su ogni cosa. Il film tenta di dare un’interpretazione alla fine del Maestro e lo fa servendosi di un espediente metaletterario simile a quello di Shakespeare in Love: anche qui uno scrittore esistito diventa personaggio delle sue opere; il Poe di celluloide dialoga con quello di carta e le sue parole sono pretesto per una serie di sanguinosi delitti.
James McTeigue, grazie a Ben Livingston e a Hannah Shakespeare, immagina i motivi per cui un uomo come Allan Poe sarebbe potuto morire; il film non si sofferma tanto sui dati storici, sulle vicende personali del genio ma si concentra sulle sue opere – a cui si ispira il killer – e sull’aspetto più romantico che avvolge la sua figura. Per costruire questo intrigo si mescolano realtà e finzione letteraria e così si scambiano di posto queste tessere e si dà loro di volta in volta valore diverso, meri accessori o elementi che strutturano il film stesso.
The Raven: la figura di Allan Poe
Poe è un ubriacone in un bar, è innamorato di una donna, Emily (Luke Evans), nonostante non sia per nulla apprezzato dal padre di lei, il capitano Eldridge, è uno che tenta di fare ciò per cui è nato, scrivere; vive per l’arte che lo aiuta a sopravvivere ma anche lo distrugge (sono le sue parole a sferrargli colpi mortali, l’assassino fa ciò che lui ha scritto e lui stesso ad un certo punto deve, su ordine del killer, scrivere di ciò che sta vivendo). I suoi racconti sono appagamento per la sua mente ma anche ferita per la sua anima; il dolore più devastante è quando l’omicida tocca lui e chi gli sta vicino. Non ha gli strumenti per affrontarlo, o meglio, li ha ma il peso che questo genera è straziante. The Raven chiarisce subito che si tratta di una sfida uomo contro uomo, “mito” contro mitomane, dio contro adepto; è chiaro, il “cattivo” di turno vuole pungolare colui che tanto stima, per spingerlo a scrivere di nuovo, Allan Poe sta vivendo una storia alla Allan Poe, rimanendo incastrato nel suo stesso meccanismo.
Il personaggio cinematografico di questo Edgar Allan Poe rientra in quell’album di uomini con caratteristiche al di là della norma che riescono a superare gli ostacoli proprio in virtù di queste: Sherlock Holmes, Will Graham solo per citarne alcuni. Poe fa parte almeno mentalmente di questo gruppo, anch’egli usa la deduzione come metodo per trovare indizi e risolverli, ma la tipologia di rappresentazione dell’eroe è diversa – The Raven, nonostante sia un film del 2012 sembra molto più vecchio.
Se lo scrittore all’inizio è solo un antieroe quasi “ordinario”, uno “scribacchino” pieno di talento, non ancora capito forse anche a causa sua, poi, nel corso del film, diventa un eroe coraggioso che fa di tutto per chi ama, si fa umano, perde l’aura da ultimo che sa di alcol e di rancore, per diventare uno che si immola per gli altri. Poe fa un percorso, subisce un cambiamento, da vanitoso, decadente, disposto a tutto per diventare qualcuno, si fa romantico paladino dell’arte e dell’amore; Cusack è giusto nell’interpretazione di un personaggio dai tratti quasi mediocri, un uomo banale ma che riesce a trovare il suo posto e riscattarsi.
The Raven: un film che è costruito come un racconto alla Poe
The Raven è la storia di un detective alle prese con un caso complicato, quella di un autore, Poe, e delle sue opere (da I Delitti della Rue Morgue a Il cuore rivelatore) e infine l’analisi dello scrittore come uomo, angosciato e disperato, pieno di passione e anche di rabbia. Il film riecheggia la struttura dei racconti di Poe, cammina tra viscere e sangue, corpi morti e torturati, scovando con lentezza indizi-non indizi che, forse, solo Poe può capire e questo si ripercuote nella regia di McTeigue, anch’essa lenta, figlia dello sguardo di chi investiga. La pellicola si preoccupa poco del ritmo narrativo, come se andasse in secondo piano perché è come se seguisse quello della mente, ma questo spesso infastidisce lo spettatore che si sente intrappolato in una escape room. The Raven non è un film d’azione, ma risponde a dinamiche e strutture d’altri tempi; è una pellicola che si fa guardare ma da cui si percepisce tutta la costruzione che c’è dietro dimostrando l’intento di fare un film come se fosse un racconto alla Poe.