The Ring 3 – recensione dell’horror di F. Javier Gutiérrez
“Mi dispiace, ma questa cosa non finirà” dice una inquietante Samara Morgan verso la telecamera e purtroppo per noi sembra aver ragione. Se per il fantasma della bimba ci vogliono sette giorni, a The Ring 3 bastano 102 minuti esatti per uccidere definitivamente la saga horror di origine nipponica.
The Ring 3 – Samara torna a seminare terrore
Sono diversi giorni che Julia non sente il suo ragazzo partito per il college, preoccupata si precipita all’università ma di Holt nessuna traccia. Troverà invece Skye che visibilmente agitata le dice di sapere che fine abbia fatto il fidanzato. Ma proprio mentre Skye sta per mostrare a Julia un filmato accade qualcosa e la ragazza viene uccisa in maniera cruenta.
Ritrovato anche Holt, la povera Julia viene a sapere di un video che se visto può ucciderti in sette giorni, unica salvezza condividerlo con un’altra persona, la ragazza decide di salvare il fidanzato guardando l’inquietante serie di immagini. Ma qualcosa è cambiato e ai fotogrammi originali nuove sequenze sembrano essersi aggiunte. Inizia così una corsa contro il tempo per scoprire l’inquietante verità e salvare la vita alla povera Julia, ma attenzione… Samara è tornata!
Non c’è pace per la povera Samara Morgan, dopo il deludente The Ring 2 ci riprova il regista spagnolo F. Javier Gutiérrez a riesumare dal pozzo la bimba cadavere. The Ring 3 s rivela essere una pellicola inutile e totalmente piatta, un reboot mascherato da sequel a totale uso e consumo delle nuove generazioni. La pellicola è un’autocitazione (o plagio, come preferite) del capostipite della saga The Ring di Gore Verbisnki.
F. Javier Gutiérrez crea un horror inconcludente e noioso
Ritroviamo così lo stesso plot narrativo che avevamo già visto nel 2002 con magari qualche nuovo “colpo di scena” che però non basta a dare al film il plus necessario per diventare un cult, o quantomeno un horror decente. Una Samara 2.0 che dall’analogica videocassetta passa al più moderno mondo digitale con la sicurezza di un hacker di primo livello, ed ecco quindi che vediamo filmati mp4 condivisi nel web per raggiungere, non solo i protagonisti, ma anche la nuova generazione di spettatori.
Purtroppo per loro, e per noi, The Ring 3 manca di suspence e di personaggi carismatici, l’anonimo cast non aiuta di certo il film, interpretando una serie di personalità piatte e poco interessanti, stereotipate all’inverosimile e che rendono difficile qualsiasi forma di empatia. Matilda Lutz e Alex Roe nei ruoli di Julia e Holt sono poco credibili: la Lutz riesce a creare un sentimento di fastidio e la sua eccessiva sicurezza cozza con il film rendendo il personaggio poco credibile. Roe dal canto suo ha il ruolo di un personaggio inutile, ottimo come ponte nella parte iniziale ma superata la seconda metà la presenza di Holt è poco influente al resto della storia tanto da far nascere nello spettatore la speranza che alla fine Samara Morgan vinca.
The Ring 3 è un minestrone riscaldato di scene già viste e battute già sentite
Fatto salvo per qualche sequenza The Ring 3 è un minestrone riscaldato di scene già viste e battute già sentite, purtroppo per il pubblico Gutiérrez oltre a riprendere sequenze e tematiche dei primi capitoli e cercando di rinarrare la storia dell’iconico personaggio di Samara riempie la pellicola di elementi teen-horror e nuove teorie, quasi tutte incongruenti con la storia che conosciamo, che condannano al silenzio un film che ha già perso in partenza.
Così tra momenti di pura noia, forzature della sceneggiatura e protagonisti anonimi i centodue minuti di The Ring 3 passano con la consapevolezza che nei successivi sette giorni sarà morto anche l’interesse per questa insulsa pellicola.