BFI London Film Festival – The Walk: recensione
Già i trailer anticipativi promettevano molto bene, ma The Walk riesce addirittura a migliorare le attese, regalando un’esperienza cinematografica di alto livello che va gustata sullo schermo più grande a cui potete arrivare in auto o con i mezzi pubblici (quindi non fate i pigri, guardarlo a casa davvero non è la stessa cosa – regola generale, ovvio, ma particolarmente vera in questo specifico caso).
The Walk: Zemeckis supera se stesso inoltrando lo spettatore in una sorta di dimensione parallela
Personalmente l’ho visivamente gustato in IMAX, e sono stati i soldi migliori che abbia mai speso per un biglietto del cinema su questo tipo di schermo. La ragione per questo è molto semplice, e corrisponde al nome del regista: Robert Zemeckis, veterano dell’industria e uno dei principali innovatori e sperimentatori odierni del 3D – il suo The Polar Express aprì di fatto la strada alla nuova ondata di pratiche facenti uso di questa tecnologia, attirando ben presto gente del calibro di James Cameron e Martin Scorsese.
Con The Walk, Zemeckis supera se stesso, creando non solo un gran film, ma un universo intero grazie all’uso della multidimensionalità, così che alla fine della storia il pubblico quasi si augura che questo fosse solo il primo capitolo in una trilogia incentrata su altri traguardi raggiunti da Philippe Petit. Incentrato sulla pazza, incredibile sfida che l’artista (interpretato da un eccezionale Joseph Gordon-Levitt) mise in opera nel 1974, quando camminò per quarantacinque minuti ininterrotti in bilico senza alcuna protezione su di un filo d’acciaio le cui estremità erano ancorate tra una Torre Gemella e l’altra, solo qualche giorno prima che il World Trade Center venisse ufficialmente inaugurato, The Walk non solo ha una narrativa svelta e accattivante, ma ha il suo maggior punto di forza in Philippe, il protagonista, e nella schiera di tutti i personaggi di supporto intorno a lui (Charlotte Le Bon e Ben Kingsley su tutti). Gordon-Levitt ha superato se stesso nell’interpretazione fornita, per la quale non solo ha studiato per saper parlare francese quasi con accento impeccabile, ma ha addirittura imparato come camminare in equilibrio sul cavo, ragion per cui tutti gli stunts presenti nel film sono stati girati proprio dall’attore in persona.
La direzione di Zemeckis è impeccabile, riuscendo nel non facile compito di non rendere noiosa gran parte della storia (come gran parte del pubblico statunitense temeva, guardare i numeri del box office per credere) e, al contempo, di creare un’atmosfera quasi da fiaba, sensazione che inizia già da subito con la presenza dello stesso Philippe in veste di narratore, appollaiato sulla testa della statua della Libertà – espediente che molto raramente funziona in una pellicola, principalmente perché rompe la necessaria sospensione della credibilità richiesta allo spettatore di cui sono pieni manuali su manuali riguardanti la creazione di un film.
Con The Walk, il pubblico non solo va indietro nel tempo ma è come se entrasse in una sorta di dimensione parallela, dove i sogni sono ancora possibili e non vengono divorati dalla cruda realtà esterna. ‘Erano altri tempi’, verrebbe da dire, e forse mai come in questo film il senso di nostalgia è presente ed è fortissimo, senza essere palesato e sottolineato ad ogni inquadratura (introdurre illegalmente cavi d’acciaio e attrezzature all’interno di un grattacielo, fin sopra il tetto, è qualcosa di cui oggi rideremmo e, tristemente, verrebbe da aggiungere, perché è solo un’ulteriore conferma di quanto si sia perso a questo mondo). È una sensazione velata a cui nessuno riesce a sottrarsi per tutta la durata del film, ma che esplode in tutta la sua drammaticità nell’epilogo che chiude la cornice in cui la storia si è sviluppata: quando Philippe chiude il suo racconto, la gioia per la realizzazione di un sogno si trasforma lentamente in un groppo in gola, perché in questi quarantuno anni trascorsi dalla sua impresa qualcosa di prezioso si è inesorabilmente perso e la paura che trapela è che forse è qualcosa che non si potrà mai più recuperare.
Presentato al London Film Festival, arriverà nei cinema italiani il 22 ottobre 2015.