The Watchers – Loro ti guardano: recensione del film di Ishana Night Shyamalan
Nuovo cinema Shyamalan. Torniamo alle foreste e alla fuga dal dolore. Questa volta però con l’horror si fa sul serio. Buon sangue non mente, l’esordio di Ishana Night guarda alla fiaba nordica e così a Burton, Gilliam e al miglior cinema del padre Manoj.
Buon sangue non mente. Se infatti il marchio Shyamalan ha da sempre contraddistinto un certo qual modo di pensare e fare il cinema horror e psico thriller a partire dal 1999, anno d’uscita del cult senza tempo The Sixth Sense – Il sesto senso, oggi rinnovandosi ulteriormente torna sul grande schermo, seppur alimentato da linfa nuova. Per questo, nonostante papà M. Night non sembri affatto desideroso di abbandonare la macchina da presa, tornando nelle sale nel mese d’agosto con l’atteso Trap, a rubare la scena, tanto a quest’ultimo, quanto a molti altri autori di uscite imminenti è proprio la figlia, Ishana Night Shyamalan. Smarcandosi dall’impronta stilistica inevitabilmente riconoscibile e per questo segnante del padre, Ishana dopo alcune esperienze televisive, esordisce al lungometraggio all’età di ventidue anni con The Watchers – Loro ti guardano, fin da ora un caso cinematografico incredibilmente interessante, tenebroso e spirituale.
Shyamalan torna nella foresta tra temibili presenze e ferree regole di sopravvivenza. Ancora Covington? No, Irlanda
“Non bisogna scappare dal dolore. Il dolore è inevitabile, ora lo sappiamo” queste le parole pronunciate da August Nicholson (Brendan Gleeson) agli anziani saggi, in una scena decisiva di The Village, probabilmente il miglior lungometraggio di carriera di M. Night Shyamalan. Lezione imparata. L’esordio della figlia Ishana riparte proprio da qui, dal dolore e dall’impossibilità di sfuggirgli, che accomuna ciascuno di noi.
Mina (l’interpretazione di Dakota Fanning è tanto fisica, quanto cerebrale, poggiando interamente su lunghi silenzi e sguardi che tutto celano, fuorché il male del passato, senza mai sconfinare nel registro in sottrazione), è una giovane donna che gioca a travestirsi. L’identità è un triste dettaglio, mentre la maschera una costante presenza. Senza spiegazione alcuna, quest’ultima abbandona un vuoto appartamento recandosi nelle foreste d’Irlanda, l’auto lì va in panne, per poi svanire. È il panico. Qualcuno nel bosco la osserva. Forse una casa, forse molto di più. Una cosa è certa, non è più sola e in quei luoghi di grande buio, angoscia e follia, la maschera diviene immediatamente una strategia tanto rischiosa, quanto fortunata. A goderne, gli spettatori, le presenze e il passato.
The Watchers, tornando più che abilmente dalle parti dell’indimenticabile The Village e ancor prima di Unbreakable – Il predestinato, elabora nuovamente sia il concetto di supereroistico in relazione al dramma e allo psico thriller – qui in definitiva sconfinato nell’horror più puro e libero -, che quello della solitudine e dell’estraneazione dalla società. Non mancano poi chiari riferimenti al titolo più recente realizzato dal padre Manoj, Bussano alla porta, a sua volta adattato dal romanzo di successo La casa alla fine del mondo di Paul G. Tremblay.
Ben distinti tra loro in termini di collocazione di genere e istinto autoriale, padre e figlia sono accomunati però dal reciproco interesse verso la forzata convivenza e poi coesistenza tra individui in contesti di genuino terrore e talvolta perfino surrealismo, che si tratti di luoghi chiusi e limitativi, oppure di spazi terribilmente aperti. Così come sono accomunati dal ricorrente uso narrativo del metaforico. La forza simbolica della metafora infatti, vive e sopravvive alla filmografia di Manoj, mutando ancora e sempre più, finendo per radicarsi visibilmente nel cinema nuovo della figlia Ishana.
Ancora una volta una fuga nella foresta, il dolore e le ferree regole di sopravvivenza, che tramandate dagli anziani – la Madeline di Olwen Fouéré inevitabilmente torna all’Edward Walker di William Hurt, adagiandosi nell’ombra, servendosi però davvero efficacemente di quello sguardo così evocativo che già aveva mostrato in This Must Be The Place, ritagliandosi un posticino nella memoria dello spettatore -, restano ai più giovani, permettendo loro di resistere perfino al più oscuro, violento e inspiegabile dei mali.
Chi si nasconde nel buio? A differenza delle creature innominabili del padre, forti di un lavoro sul sonoro spaventosamente efficace tra versi e grugniti, quelle della figlia Ishana applaudono e silenziosamente strisciano, senza smettere mai di osservare l’ambiente circostante e così i soggetti che lo vivono e modellano. Chi realmente trascorre la vita ad osservare? Noi o loro? Chi fugge dal dolore? Da un lato chi lo nega, dall’altro chi invece fieramente o no, lo accetta.
The Watchers: Valutazione e conclusione
L’elaborazione del trauma e del dolore passa ancora una volta per i linguaggi del cinema horror e dello psico thriller, mutando ben presto in una complessa e stratificata contaminazione tra i generi, che tutto abbraccia, compresi il fantasy e il dramma, senza mai identificarsi appieno né con l’uno, né con l’altro, restando perciò abilmente sospesa.
Conoscendo il marchio Shyamalan poi, non dovrebbe affatto sorprendere la volontà di negare incessantemente qualsiasi forma di esplicitazione del dolore. Mai realmente presente questo è certo, seppur celata e fortemente denunciata dai silenzi e dai volti degli interpreti, riuscendo dunque a gridare il proprio nome e così la propria ragione, fino a quel momento confinata al rimosso e a quel passato tragicamente frammentato, che ci è dato ricomporre grazie ai numerosi flashback sparpagliati nel corso del film.
Un ottimo esordio al lungometraggio, seppur sprovvisto della tecnica e della solidità riscontrabili nel cinema del padre Manoj. Ishana Night gioca con la memoria cinefila dello spettatore, prendendo a piene mani da Burton, Gilliam e così dalle fiabe nordiche. L’impronta autoriale è garantita e riconosciuta e il margine di miglioramento è davvero ampio. Se è vero che da qualche tempo abbiamo lasciato le foreste di Covington, è altrettanto vero che quelle d’Irlanda ci stanno attendendo. Non eravamo pronti a questo, ed è una fortuna che sia così.
The Watchers – Loro ti guardano è in sala da giovedì 6 giugno, distribuzione a cura di Warner Bros. Pictures Italia.