The Well: recensione del film horror di Federico Zampaglione

The Well è un horror a misura di appassionati in cui atmosfere gotiche e scene splatter convergono in una narrazione, anche visiva, capace di intrattenere.

Federico Zampaglione torna al genere horror con The Well, un film che del pozzo non ne fa non solo il titolo ma anche il simbolo, il collegamento ideale e materiale tra ciò che vediamo e ciò che ci viene occultato alla vista, nonché tra due livelli di visione: contenitori all’interno dei quali si condensano le più disparate sfumature del genere.
In The Well, al cinema dall’1 agosto 2024 distribuito da Iperuranio Film in collaborazione con CG Entertainment, dopo un passaggio al Trieste Science+Fiction Festival 2023, apparenza e inganno si rincorrono senza tregua, amalgamando stili contrapposti e al contempo affini, specchio di un’eredità sapiente che onora i classici senza dimenticare il presente. Se lo stile gotico (che strizza l’occhio a cult come La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati) è la porta d’ingresso della narrazione, ciò che bolle nelle viscere della dimora in cui la maggior parte dell’azione si svolge è spietatamente splatter: la macchina da presa non lesina mutilazioni, sangue, scarnificazioni e urla di dolore, in un ambiente becero e inospitale in cui la spettacolarizzazione viene vivisezionata, rilevandosi altresì in personaggi oscuri e singolari, tra cui spicca l’Arruda di Lorenzo Renzi.

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The Well: mistero splatter

La trama segue le vicende di Lisa Gray (Lauren LaVera), giovane restauratrice americana che si trova a riportare alla luce un misterioso dipinto. Già dal principio del suo viaggio assaporiamo l’immersione in un tempo lontano in cui modi e atmosfere di un’altra epoca albergano con disinvoltura tra i viottoli del paesino e soprattutto tra le stanze della villa in cui si svolgono i fatti.
Il mistero si infittisce a ogni dettaglio che emerge dal quadro, si intrufola in ogni parola, incubo, suono, fino a esplodere visivamente. La macchina da presa interroga la scena, talvolta se ne distacca, poi ancora la rincorre, intrufolandosi in corridoi angusti, stanze opprimenti, tombini luridi e bui, in una danza in cui la fotografia di Andrea Arnone rimarca immagini che sembrano incise e dipinte, spesso offuscate da una luce soffusa, come a rimarcare quel mistero oscuro e indicibile.

Effetti speciale “artigianali” e atmosfere gore

Claudia Gerini, che recita in The Well insieme alla figlia Linda Zampaglione, onora con una gentilezza glaciale il personaggio della duchessa; nelle figure di mamma e figlia (interpretano questi ruoli anche nella pellicola) si scontrano due modus vivendi opposti, nonché i concetti di bene e male: una divisione che si palesa gradualmente, ma con chiarezza, e in cui i personaggi si muovono come su una scacchiera, in una geometria da manuale in cui protagonisti, antagonisti e aiutanti si alternano secondo una schema narrativo senza sbavature. Gli interpreti – oltre ai già citati vanno menzionati anche Melanie Gaydos, Jonathan Dylan King, Taylor Zaudtke, Gianluigi Calvani, Yassine Fadel, Courage Oviawe e Giovanni Lombardo Radice, qui nella sua ultima interpretazione – si immedesimano senza remore e senza riserve nei loro ruoli, supportati dagli effetti speciali prostetici di Carlo Diamantini (Il racconto dei racconti), dal trucco di Federica Puglielli e dai costumi di Antonella Balsamo.

Girato tra Saracinesco, Vicovaro (Palazzo Cenci Bolognetti) e Sambuci (Castello Theodoli), il film si avvale delle scenografie di Blazej Wasiak e gode altresì di una colonna sonora puntale e coinvolgente, composta da Oran Loyfer, Luca ChiaravalliFederico Francesco Zampaglione.
La sceneggiatura, scritta dallo stesso Federico Zampaglione con il produttore Stefano Masi, è una chiacchierata tra l’autore e il suo pubblico, in un susseguirsi di rimandi (Pupi Avati, Lucio Fulci, Dario Argento) che stimolano l’immaginazione, risvegliando un certo tipo di cinema. Zampaglione immette note gotiche e gore, cenni di storia medievale e rimandi al folclore e dinnanzi all’immenso fuoco della sua passione fa accomodare anche chi guarda, affinché venga condiviso il piacere del narrare, dello sperimentare, nonché del rievocare. È un rito magico a cui non occorre la perfezione ma il ritmo e quello c’è e basterà a portare in sala gli amanti del genere, ma non solo.

The Well: valutazione e conclusione

the well recensione cinematographe.it

Tirando le somme, The Well è un horror capace di deliziare gli estimatori del genere e di affascinare i novizi. Ed è vero, forse qualcosa potrà non tornare o qualche citazione potrà apparire fin troppo spudorata, ma glielo perdonerete. Zampaglione sa che il cinema del presente necessita di guardare anche al passato, ma anche che serve cantare fuori dal coro e, quando serve, non seguire lo spartito!

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5