Roma FF11 – The World of Gilbert and George: recensione

I due performer inglesi Gilbert e George giungono all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma per presentare The World of Gilbert and George, pellicola diretta, scritta e interpretata interamente da loro stessi. Parliamo di un’opera persa, ritrovata e restaurata dalla Cineteca Nazionale collaborando con Milestone Film & Video, celeberrima casa di distribuzione americana fondata nel 1990.

Accattivante e pungente, The World of Gilbert and George è stato realizzato dalla coppia nel 1981 a Londra; durante il periodo di un’avanguardia concettuale, ha prodotto un nuovo linguaggio rivoluzionario in netto contrasto con i canoni artistici di quegli anni. Pubblicato in patria soltanto un anno dopo l’uscita, The World of Gilbert e George è un prodotto artistico di forte impatto comunicativo mirato al superamento delle tradizionali barriere tra arte e vita e all’analisi dettagliata della condizione umana.

Un intento azzardato ma sorprendentemente ben riuscito in questo controverso documentario, grazie al perfetto equilibrio tra le esperienze umane di ogni tipo, alternate alle geometrie dell’Union Jack, i delicati colori dei fiori, i grigi cieli di Londra, le architetture vittoriane, i ragazzi di strada dei sobborghi, i barboni, i corpi e i gesti, contornati da panoramiche e montaggi rivolti a sottolineare il netto legame tra le due “pulsioni” umane, un legame sottile e inscindibile che esplode in un inno d’amore per il proprio Paese.

Gilbert and George riprendono con maestria le esperienze umane indagandone le paure, le ossessioni, le emozioni che provano gli individui sopratutto quando sono posti davanti a temi attuali quali sesso, razza, religione e politica.

Ad emergere è anche un concitato simbolismo capace di sensibilizzare ( senza eccezionalità) notevolmente il pubblico spettatore; mostrare la crocifissione come valvola di sfogo autoreferenziale accompagnata da immagini provocatorie, che come dichiarano i due artisti “È un’ immagine di sofferenza di straordinaria potenza”. Loro stessi, con il proprio vissuto, si sottopongono ad uno scrupoloso esame, in un’ottica fondata sul rapporto tra artista e opera d’arte come coincidenti.

Proprio la relazione tra questi due pilastri è l’asse portante della poetica dei due artisti rappresentata attraverso una composizione fotografica perfettamente simmetrica, miscelata da figure geometriche elementari e colori dalle tonalità fredde e calde che sussistono in una pacifica armonia. The World of Gilbert and George nella sua sperimentazione, follia e creatività dedica il proprio messaggio a tutti, senza alcuna discriminazione intellettuale, dimostrando come l’arte possa essere alla portata di tutti (“Art for all” ) attraverso un’oculata (ma soprattutto corretta) divulgazione di immagini, capace di richiamare a sé un interesse quasi universale.

Nell’arte di Gilbert and George le immagini sono lo specchio di tensioni e contraddizioni della società contemporanea, motivo per il quale occorre mostrarle al pubblico e non limitarsi ad esporle in una galleria.

Il fascino sublime dell’arte non può comunicare dunque un solo messaggio; le immagini devono trasformarsi in uno specchio di tensioni e contraddizioni della società rappresentandola nel modo più genuino possibile. Questa è la prerogativa non di due semplici performer anglosassoni, ma di due persone irrisolte, con una linea di concetto particolareggiata, che manifestano però, un’ “inguaribile” passione per ogni cosa che li circonda.

“Essere sculture viventi è la nostra linfa, il nostro destino, la nostra avventura, il nostro disastro, nostra vita e nostra luce” ; attraverso questa concezione ideologica espressa dai due artisti si può capire la validità di questo documentario, che mira a scuotere l’animo di chi lo sta guardando.

 

 

Regia - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4