Thelma l’unicorno: recensione del film d’animazione di Jared Hess e Lynn Wang
La recensione di Thelma l'unicorno, il film d'animazione Netflix di Jared Hess e Lynn Wang disponibile dal 17 maggio 2024.
Thelma è una pony simpatica e divertente, con il sogno di diventare cantante, tutto cambia quando per gioco si mette una carota sulla testa e per caso alcuni bidoni di vernice rosa e di glitter le cadono addosso. Thelma ora per tutti non è più la pony che lavora in una fattoria e porta il letame, presa in giro per le sue velleità, è qualcun’altra, è Thelma l’Unicorno, un’identità completamente diversa, lo si deve ammettere. Proprio il suo nome è il titolo del film d’animazione arrivato su Netflix il 17 maggio 2024, Thelma l’unicorno è il film di Jared Hess e Lynn Wang che hanno tratto ispirazione dal libro per bambini del 2015 di Aaron Blabey, favola dai colori vivaci di una cavallina emarginata dagli altri che insegue, assieme alla sua band, la celebrità musicale travestita da creatura magica. Per quanto Thelma potrà fingere?
Thelma l’unicorno: una commedia musicale divertente e divertita che usa stilemi e personaggi tipici della favola
Quella di Thelma è una sorta di commedia musicale in cui la pony protagonista racconta la sua parabola da figura ai margini per ciò che è, a creatura ammirata per la sua voce e le sue canzoni. Anche per gli animali – e non è un caso, infatti umani e animali convivono – vige la regola umana seconda la quale, spesso, è più importante come appari che ciò che sei/ciò che puoi fare e intorno a questa riflessione si costruisce la storia di Thelma con grandi sogni. Vorrebbe esibirsi allo Sparklepalooza (un riferimento chiaro al Lollapalooza) insieme ai suoi vecchi amici nonché membri della band che hanno fondato, The Rusty Buckets, ma quando riescono ad andarci i giudici sono spietati: non hanno la stoffa per stare sotto i riflettori, o meglio, non hanno il look da star, l’aspetto giusto, quindi prende la sua “trasformazione” in unicorno come un segno del destino.
Come tutte le storie per bambini, quella di Thelma è un racconto di conoscenza e scoperta di sé attraverso varie prove, strade imboccate che poi si rivelano essere errate, solo attraverso tale percorso l’eroina si potrà guardare allo specchio e potrà emergere per davvero la sua unicità (“non mi interessa che cos’è” dice Peggy Purvis, produttrice che ha per prima creduto il Thelma). Tra nemici, grilli parlanti, una meta da raggiungere la storia di Thelma prosegue e lo spettatore assiste alle sue avventure.
Cancellare il pony per presentare al mondo l’unicorno
Thelma: “Sono un unicorno”
Otis : “No, sei un falso unicorno”
Thelma ama gli unicorni, sa che sono amati e apprezzati più dei semplici pony, più di lei che viene derisa e spesso maltrattata dagli altri. Inevitabilmente fingere di essere qualcun altro è un po’ un tradimento di sé e l’eroina fa questo, quando solo immagina di poter essere/rappresentare ciò che ha sempre sognato non può che esserne felice e cavalcare quella buona onda. Distruggere la pony Thelma in favore dell’unicorno Thelma. Lei ha un amico fidato, Otis che è una sorta di coscienza, grillo parlante che prova a farle capire che lei è bella, talentuosa e perfetta così come è, non serve vestirsi da unicorno, ma lei ormai non sente ragioni: non li avevano mai ascoltati prima di allora.
Per santificare e sancire la nascita del nuovo personaggio sbloccato, c’è la creazione di un account, così si esiste, si è nel mondo e, conseguentemente, diventa sempre tutto più reale nel momento in cui una bambina le chiede una foto.
La gente la ama, le chiede aiuto, le fa domande e lei, finalmente, può usare il suo superpotere: la sua voce, donata nella versione originale dalla cantante degli Alabama Shakes, Brittany Howard. Per Thelma si tratta di una bugia bianca, di un modo per intraprendere il viaggio che ha sempre voluto grazie al fato ma per quanto può andare avanti a mentire?
Bambino nel pubblico: “Sei davvero un unicorno?”
Thelma: “Sì, davvero”
Ha inizio così un viaggio di decostruzione di sé, di scelte sbagliate, di amici lasciati indietro, perché quando entri nel gorgo nulla è più come prima. Nel momento in cui incrocia sulla sua strada Vic Diamond, con uno stile anni ’70, che è un po’ Ursula di La Sirenetta, un po’ il manager Colonnello Tom Parker di Elvis – che provano ad irretire individui/creature bisognose di opportunità -, Thelma firma un contratto che la vuole sola, senza la sua band, interprete di canzoni realizzate con l’intelligenza artificiale, scevre dalla passione di quelle da lei scritte.
Vic vuole una star creata in laboratorio, privata di “umanità”, con un fidanzato scelto perché di successo, senza zavorre inutili (gli amici), vuole l’unicorno, non Thelma con la sua voce e il suo talento. Riuscirà la pony a scegliere la strada giusta da percorrere valorizzando così sé stessa e la sua personalità?
Thelma l’unicorno: conclusione e valutazione
Thelma l’unicorno è una bella storia di comprensione di sé, di scoperta dei propri poteri “magici”, è una favola musicale in cui lo spettatore entra spinto dai colori e dalle note. Si può immaginare cosa accada, quale sia il messaggio da consegnare al pubblico, ma viene narrato tutto in maniera talmente divertente e genuina che uno non può che desiderare di essere al concerto di Thelma.