Venezia 75 – Ti imaš noć (You Have the Night): recensione del film

Ti imaš noć (You Have the Night) presenta alcune perplessità, rendendo ardua la concentrazione nel seguire la vicenda.

Ivan Salatić, regista croato che ha precedentemente diretto alcuni cortometraggi, debutta alla 75ª edizione della mostra del Cinema di Venezia, nella sezione autonoma e parallela della Settimana Internazionale della Critica, con il suo primo lungometraggio, dal titolo Ti imaš noć (You Have the Night).

La protagonista della pellicola è Sanja, interpretata da Ivana Vuković, una donna che decide di abbandonare il proprio lavoro di hostess su una nave, rimanendo così senza nessun posto in cui andare a vivere, se non tornare a casa. Tornando nel suo paese natio, nel Montenegro, Sanja scopre che il cantiere navale del posto ha dichiarato bancarotta, costringendo molti dipendenti ad abbandonare il lavoro, senza alcun altra fonte di sostentamento alternativa. Assistiamo al ritorno della donna alle sue origini, incontrando e approfondendo la conoscenza di alcuni suoi cari, fino all’arrivo di un terribile tempesta, che porta via con sé anche una vita.

Ti imaš noć (You Have the Night) appare a tratti come un documentario patinato

Ti imaš noć (You Have the Night) Cinematographe

Ti imaš noć (You Have the Night), co-produzione tra Serbia, Montenegro e Qatar, di cui alcune riprese sono state girate anche in Italia – più esattamente a Genova – segue il personaggio di Sanja fin dal momento in cui la donna lascia il proprio lavoro a bordo di una nave. Una delle prime tappe è appunto l’Italia, dove viene accolta per qualche notte in una sorta di centro d’accoglienza/pensione, prima di giungere a casa propria nel Montenegro.

La macchina da presa segue insistentemente i suoi passi, come se non volesse perdersi nemmeno un minuto della vita di Sanja. Ci sono intere sequenze mute, in cui l’unico suono che si percepisce è il rumore dell’ambiente, naturale o cittadino che sia. L’obiettivo è puntato sulla protagonista e spesso rimane fisso per interminabili minuti, facendo analizzare dettagliatamente il viso e le espressioni della donna in numerosi primi piani.

Ti imaš noć (You Have the Night) non convince nel tentativo di colmare i silenzi con espressioni e gesti

Ti imaš noć (You Have the Night) Cinematographe

Il paesaggio, prevalentemente marino, prende forma da un’alternanza tra luci e oscurità, nonostante prevalga più un’ambientazione crepuscolare, come se fosse il simbolo della condizione vissuta da tutti quegli uomini che sono stati licenziati dal cantiere navale. Figure spesso poco illuminate, tra cui per esempio gli ex dipendenti, vengono spesso ripresi in controluce, senza vedere chiaramente il loro volto e le loro espressioni. Tornando nuovamente al paesaggio della pellicola, notiamo come esso sia caratterizzato da elementi che spesso richiamano il mondo subacqueo, come per esempio le varie barche coperte da grossi teli, che trasformano l’inquadratura in una sorta di quadro impressionista, benché l’uso del colore sia molto diverso.

Ma, come precedentemente annunciato, una delle più grandi perplessità del film sono i suoi silenzi, i quali, ahimè, non sono in grado di colmare quei vuoti che, al contrario, sarebbero sicuramente stati riempiti in modo ottimale da dei dialoghi maggiormente esplicativi. È proprio a causa di queste assordanti pause che si tende a perdere la concentrazione, permettendo alla propria mente di divagare su altri aspetti del film, magari mostrati poco prima.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3