Time After Time – recensione del pilot della nuova serie sci-fi
La fumosa Londra del XIX secolo e la scintillante New York del 2017, Jack lo squartatore e lo scrittore H.G. Wells, una macchina del tempo e una buona dose di humor: sono gli ingredienti variegati che compongono la nuova serie sci-fi di ABC Time After Time.
Sviluppata da Kevin Williamson, la serie è basata sull’omonimo libro del 1979 di Karl Alexander che cercò di immaginare cosa sarebbe successo se lo scrittore inglese H.G. Wells (padre della fantascienza) avesse costruito una vera macchina del tempo per poi narrarne le caratteristiche e i risultati nel suo libro del 1895, The Time Machine appunto. Come se Jules Verne si fosse davvero avventurato al centro della Terra o ventimila leghe sotto i mari per potercelo raccontare. Insomma, per ricercare le origini di Time After Time è necessario viaggiare nel tempo, anche se solo con l’immaginazione.
Time After Time ruota attorno al giovane Wells che nel 1893, durante una cena, mostra ad un gruppo di scettici amici la sua nuova invenzione: è una macchina del tempo.
Presto però la serata viene interrotta dall’arrivo della polizia. Stanno cercando il dottor John Stevenson, accusato di essere nientemeno che Jack lo squartatore. Quest’ultimo, colpevole, fugge grazie alla macchina del tempo che, per la sorpresa del suo stesso creatore, funziona davvero: viene catapultato a New York, il 3 marzo 2017. Ora, toccherà a Wells stesso inseguire Stevenson attraverso gli ioni temporali per impedirgli di mietere ulteriori vittime. Ad aiutarlo nell’impresa sarà la responsabile di una mostra a lui dedicata che si troverà, suo malgrado, a dover sopportare le stramberie dello scrittore.
L’idea fondante di Time After Time non è necessariamente originale. Proprio perché rimanda ai primordi della fantascienza, il risultato che ci si para davanti non è nulla di nuovo.
La sfida, allora, era riuscire a rendere interessante e innovativo qualcosa che, per forza di cose, dovrebbe suonare familiare alle orecchie e agli occhi del pubblico o, almeno, degli appassionati. Se siete fan del genere, infatti, avrete probabilmente letto il libro di Wells – che ha ispirato la letteratura fantascientifica a venire – e il conseguente romanzo di Alexander che, a suo modo, è un classico della contemporanea antologia sci-fi. Tutto, allora, si gioca sulle modalità attraverso le quali questa storia già conosciuta – sebbene molto affascinante – ci viene raccontata.
Le vicende surreali del giovane e ancora sconosciuto H.G. Wells ci vengono raccontate con ironia. Un comicità basata quasi esclusivamente sull’imbarazzo e sulla confusione che scaturisce dai viaggi del tempo: immaginate di essere un’uomo bianco e altolocato dell’800 inglese. Vi ritrovate in una New York rampante, luminosa e illuminata, con donne al comando in pantaloni e consapevoli di ciò che vogliono e bianchi e neri convivono senza scandali. Allo stesso tempo, però, la violenza regna sovrana.
Nella società americana nelle quale Wells viene catapultato in Time After Time, il Presidente chiude le frontiere ad un’etnia. Le armi si comprano insieme al latte e alle sigarette. C’è l’Isis, la crisi economica e quella ambientale.
L’utopia che aveva guidato lo scrittore nell’invenzione della sua macchina del tempo è diventata distopia e noi, esseri umani del ventunesimo secolo, la stiamo vivendo.
Ma allora, le modalità narrative di Time After Time, funzionano? L’ironia arriva allo spettatore? La risposta è ovviamente sì con, a malincuore, qualche riserva. La comicità situazionale che scaturisce dalla goffaggine del protagonista e dalla sua totale confusione verso i vezzi della vita moderna, non può durare per sempre. Sorridiamo allo sguardo contrito davanti ad un cellulare o alla sorpresa che accompagna lo scoprire che le donne sono diventate socialmente rivelanti, ma diventa rischioso basare un’intera serialità su un concetto trito e ritrito.
Gli stessi protagonisti sembrano non essere troppo convinti di quel che fanno. Il cast, composto da Freddie Stroma, Josh Bowman, Génesis Rodríguez e Nicole Ari Parker, non brilla e gioca troppo sui rispettivi stereotipi. Stroma, un Wells trasformato in un’adorabile e ingenuo bonaccione è contrapposto al tenebroso Bowman, lo squartatore che – essendo giunto in un tempo dove i cattivi la fanno da padrone – si adatta senza problemi alla modernità. La controparte femminile è rappresentata da Génesis Rodríguez e Nicole Ari Parker, due donne forti ma non particolarmente elaborate, dal punto di vista narrativo. Almeno non per ora.
Insomma, Time After Time prova a sorprendere i fan del sci-fi con un miscuglio tra vintage ironico e scenari distopicamente attuali, senza ottenere un risultato troppo brillante. Quello che ne scaturisce è una serie che non annoia sicuramente, ma nemmeno invoglia lo spettatore a continuare la visione.