TFF35 – Tito e gli alieni: recensione
Tito e gli alieni è un emozionante viaggio delle anime, un film attraverso il quale la regista Paola Randi riesce a far emergere un dolce concentrato di impostazione indie statunitense capace di far arrivare la propria voce fin dentro al cuore.
Lo spazio profondo ha una sua personale voce, che si propaga attraverso la lunga distanza che intercorre tra la meraviglia dell’intangibile universo e la nostra materiale realtà. Un richiamo incredibile per qualsiasi essere sulla terra, che ricerca nelle sonorità dell’infinito un ricordo che lo faccia sentire a casa. Con le orecchie puntate verso il cielo, Tito e gi alieni è il nuovo film di Paola Randi (Ufo!, Giulietta della spazzatura, Into Paradiso, 9×10), un emozionante viaggio delle anime scomparse che tornano per dare conforto a noi piccoli, spauriti umani.
Il professore (Valerio Mastandrea) ha ormai lasciato il pianeta da tempo, almeno con la sua mente. Da anni isolato nel deserto nel Nevada, sconsolato dopo la morte prematura della propria moglie, non ha la forza di riprendere un progetto supervisionato dall’Area 51, giunto a causa degli infruttuosi risultati ad un’imminente conclusione. Sarà l’arrivo dei due nipoti del professore: Anita (Chiara Stella Riccio) e Tito (Luca Esposito), a scuotere l’intorpidita vita dell’uomo, pronto a seguire un segnale che lo spinge a rialzare gli occhi verso l’alto per vedere, ma soprattutto per sentire cosa lo spazio ha da dire.
Tito e gli alieni – La voce dello spazio profondo nel film di Paola Randi
L’America come riferimento non solo per l’Area 51 e i misteriosi esperimenti su potenze ultraterrene sconosciute, ma cultura cinematografica di riferimento per la regista italiana Paola Randi che con il suo ultimo Tito e gli alieni fabbrica un dolce concentrato di impostazione indie statunitense capace di far arrivare la propria voce fin dentro al cuore. Dalla messinscena di una bellezza incantevole, di cui è impossibile non innamorarsi al comparire di ogni inquadratura accuratamente colorata e ordinata, l’opera della cineasta milanese mostra una dedizione sull’ingente lavoro di post-produzione del quale si riconosce una riuscita stilistica totalmente completa e di piacevolissima visione.
Un’adorabile atmosfera riscalda l’interiorità di un pubblico commosso dal tema portante della dolce pellicola, il desiderio di spingersi oltre per non perdere la possibilità di comunicare con chi è oramai lontano, che sia questo un alieno, ma ancor di più una persona di cui non smetteremo mai di sentire la voce. Una sceneggiatura toccante, quella di Tito e gli alieni, che purtroppo viene danneggiata nei suoi momenti di fantascienza dalla povera artigianalità degli effetti speciali, i quali penalizzano innocentemente diverse parti del racconto che, pur continuando a brillare come una stella luminosa, avrebbe potuto lasciar splendere il proprio bagliore per un tempo infinito.
Tito e gli alieni – Un film dagli enormi difetti, ma che riscalda il cuore
In una prova inglese superata con il massimo dei voti, Valerio Mastandrea porta al personaggio del professore una malinconica tenerezza, controparte della spumeggiante vitalità dei giovanissimi Chiara Stella Riccio e Luca Esposito, i quali fondono la loro curiosità e il loro bagaglio di vita con la dolente esistenza del burbero zio, alle prese con quei nipoti che sono forse per il protagonista i veri alieni con cui finalmente è riuscito ad entrare in contatto. Instaurando un intimo legame tra i membri di questa assemblata famiglia, il film ne riporta con delicatezza i vuoti che non potranno mai essere completamente colmati, ma che sapranno vedere in fondo al loro buio uno spiraglio di luce. Darsi amore a vicenda, sostenuti dal pensiero e dalla protezione dei cari scomparsi.
Tito e gli alieni è una pellicola dagli enormi difetti, un’opera che avrebbe necessitato di considerevoli correzioni per raggiungere un livello superiore, ma che non può non far sorridere per la sua calorosa sensibilità, per la simpatia dei personaggi e delle loro inesperte dinamiche. Per la splendida purezza di un messaggio che parte dall’alto, dallo spazio profondo, per atterrare direttamente dentro l’anima del pubblico.