Biografilm 2017 – To stay alive: a method – recensione del film con Iggy Pop
Il film con protagonista Iggy Pop è il vincitore del concorso internazionale del Biografilm 2017.
To stay alive: a method è un film presentato al Biografilm 2017 e vincitore del concorso internazionale. Diretto da Erik Lieshout, Arno Hagers e Reinier van Brummelen e basato sul libro di Michel Houellebecq Rester vivant, il protagonista della pellicola è Iggy Pop, voce narrante e specchio umano (e musicale) dello scrittore francese.
Iggy Pop si avvicinò agli scritti di Houellebecq ritrovandosi totalmente con la sua visione del mondo, attraversando gli stessi drammi e quesiti che si pone lo scrittore all’interno del libro, che altro non è che un manuale di sopravvivenza, con capitoli che ne suggeriscono la teoria affrontata come un’indagine. Ciò che afferma Houellebecq è che l’unica esperienza che può trasformare un uomo in un poeta è la sofferenza. Il dolore è l’unico vero strumento dell’arte che dona sensibilità.
Tutto è attraversato dalla sofferenza e Iggy Pop argomenta la sua vicinanza a quelle parole citando il suo Open up and bleed e quel periodo lungo una vita in cui rivive le sue lotte, il suo autolesionismo e il periodo di prigionia in un ospedale. Si è identificato, ci si è aggrappato per restare in vita, sentendosi per la prima volta descritto in una storia, la sua storia.
Ciò che in To stay alive: a method Houellebecq grida a gran voce è che il poeta in quanto tale deve tornare all’origine
To stay alive: a method si scompone in verbi che ne annunciano ogni tematica, come soffrire, articolare e sopravvivere. Ogni frase letta da Iggy Pop con la sua voce profonda e gutturale apre ad un nuovo scenario, ad un nuovo personaggio che denuncia ed espone i propri macigni. Come Anne Claire che soffre di bipolarismo, della quale si ha la fortuna di poter ascoltare piccoli capoversi e attimi di esistenza, laddove nasce la poesia, i demoni e l’avvilente solitudine.
Ciò che Houellebecq grida a gran voce è che il poeta in quanto tale deve tornare all’origine, al dolore, in cui tutto è utile, buono ed essenziale. Da lì si può cominciare a scrivere. In seconda istanza però il consiglio che da è che il dolore va articolato, se non lo si fa si è destinati ad esserne inglobati e non c’è mezzo per divincolarsene.
Strutturare la sofferenza è l’unico modo per evitare il suicidio. Una volta perseguita la scrittura, bisogna scrivere necessariamente di cose inenarrabili, di cui poco si vorrebbe sentir parlare, come l’assenza di amore, la morte, la bruttezza e l’oblio. È questo che rende veri. E la verità allontana e crea emarginazione.
In To stay alive: a method le parole dello scrittore francese sono riportate in vita dalla voce e la presenza di Iggy Pop
To stay alive: a method è una pellicola complessa, poco lineare ma molto intensa, che non ha un inizio e una fine ma che segue e rappresenta il riflesso di chi ha affrontato una vita di disagi, colpe e abissi, che stenta a comprendere e rialzarsi. Persone che tentano di sopravvivere dando forma e colore alle parole dello scrittore francese, la cui traccia è riportata in vita dalla voce e la presenza di un Iggy Pop in stato di grazia, forse solo apparente, che con le sue sinuose rughe e il suo sguardo oceanico ci mostra quanto gli sia proprio quel racconto. Un racconto di dolore, sul dolore e ciò che lo circonda.
Ogni realtà adiacente alla sofferenza è qui rappresentata e mostrata senza fronzoli o ulteriori divagazioni. Non ci sono sovrastrutture o scene evasive, tutti i personaggi si aprono con una sincerità disarmante e nutrono lo spettatore e loro stessi con ciò che la sofferenza ha loro donato di conseguenza. Ogni supplizio è legato ad una fase della vita, ad un’esperienza, che cambia, determina, e porta a doverlo ribaltare, esporre. Ed proprio lì che nasce l’arte. La vera ed assoluta necessità, l’unico modo per sopravvivere è perseguirla.
To stay alive: a method è davvero un film sul dolore, che cambia, pesa, soffoca, ma un rifugio esiste
Si assiste inoltre ad un finale molto diverso da tutta l’impostazione del film, che si può riassumere come l’incrocio tra il soggetto e l’autore, in cui opera d’arte e artista si incontrano, un momento che crea confusione, quasi dispersione.
To stay alive: a method è davvero un film sul dolore come non se sono mai visti, un vero momento in cui per la prima volta è questo assurdo e universale sentimento ad essere protagonista. Il dolore cambia, pesa, soffoca ma esiste un rifugio, un metodo, un posto in cui sentirne meno la morsa. E questo film lo ricorda, a chi la vita fa male, stride e brucia ogni intercapedine, è determinante averne coscienza, poterne sopravvivere facendone strumento di poesia.