Tom e Jerry (2021): recensione del film con Chloë Grace Moretz
Scoordinato nei ritmi e nelle modalità di narrazione, Tom & Jerry di Tim Story presenta una esile base di storyline come pretesto per sviluppare una commedia senza carattere.
Tim Story tenta di ridare lustro ad una coppia iconica come lo sfortunato gatto Tom con l’inarrestabile topolino Jerry, coinvolti in un film in live action capace di integrare animazioni disegnati a mano. Una meccanica che si distingue da operazioni quali Scooby Doo (2002) o Orso Yoghi (2010), con aggiunte in computer grafica e personaggi digitalizzati. Solo nell’idea iniziale, si ritorna ad una formula potenzialmente vincente con due figure di riferimento molto amate, e padrone di numerose scene slapstick. È la storia di Kayla Forester (Chloë Grace Moretz), una ragazza in cerca di lavoro. Nell’entrare a far parte del prestigioso Royal Gate Hotel come manager e organizzatrice, Kayla deve immediatamente occuparsi della gestione di un evento molto importante, che rinnoverà la reputazione del lussuoso hotel: si tratta del ricevimento di un matrimonio sontuoso a tema indiano, con animali esotici e decorazioni incredibilmente elaborate. I festeggiati, Ben (Colin Jost) e Preeta (Pallavi Sharda), devono vedersela con la scomoda presenza di Tom e Jerry, nemici giurati che rischiano di mettere a repentaglio le fondamenta del Royal Gate Hotel.
Kayla, mantenendo sangue freddo ad ogni peripezia, cercherà di tenere a bada l’eterno scontro fra gatto e topo con compromessi e regolamenti di conti lungo la via. Il film è disponibile a partire da giovedì 18 Marzo 2021 per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.
Tom e Jerry (2021) – Troppo poco spazio per i due beniamini più richiesti
Le premesse iniziali del film di Tim Story (Barbershop, Shaft) sono in linea con il carattere scanzonato da porre in assoluta evidenza; si presenta una location contenuta in termini di spazio e riprese da effettuare – un hotel perfettamente ricreato e dalla curiosa conformazione per attuare scene spettacolari – , una manciata di personaggi umani che reggono la struttura narrativa principale e una coppia animata tra le più amate degli ultimi quarant’anni. Nonostante ciò, il film fallisce nell’istante in cui la presenza scenica da parte di Tom e Jerry viene malauguratamente a mancare. Non viene stabilito un punto fermo con la sistemazione dei vari protagonisti in scena, prediligendo un racconto quasi unicamente incentrato sulla crescita dI Kayla e sull’equilibrio da mantenere nella sua posizione di lavoro.
Michael Peňa e Rob Delaney, rispettivamente nei panni di Terence e Mr. Dubros, membri chiave del Royal Gate Hotel come sovrintendenti e capi area, tentano di generare situazioni imbarazzanti e che dovrebbero mettere a dura prova le capacità organizzative di Kayla. Lo scarso successo nel rendere queste parentesi piacevoli da seguire – a causa di un copione elementare che non prepara battute incisive e adatte al contesto – trasformano Tom & Jerry in un prodotto dal carente appeal e poco incline a far divertire la più vasta fetta di pubblico. Non ci si concentra più sull’eterna lotta fra gatto e topo, fra un felino distratto e scorbutico e un topo agile, svelto e dotato di ottime capacità uditive; l’occasione d’oro si perde in un battito di ciglia, preferendo delineare personaggi umani che occupano ruoli di punta, quando le posizioni dovrebbero invece ribaltarsi.
Una regia anonima che non riesce a stare al passo con il ritmo indiavolato del film
Tim Story, con una storia che non punta ad una morale definita o ad uno spettacolo non-stop con Tom e Jerry a prepararsi trappole e marchingegni strampalati, procede senza difficoltà col cambio automatico. Il regista si serve di un cast che, per la maggior parte delle riprese, va improvvisando linee di dialogo che fungono semplicemente da tappabuchi ad una premessa esaurita già nei primi 15 minuti; questa meccanica risulta indigesta agli occhi di un appassionato della serie omonima sviluppata nel 1940. L’inserimento di figure tridimensionali disegnati è una valida tecnica che può essere ancora sfruttata ma, col procedere della visione, risulta essere molto limitata con gli attori in carne e ossa a livello di interazione.
La poca credibilità inizia ad avvertirsi fra spazio riservato ai disegni e location popolata da personaggi umani, quasi come se nel progetto ci fossero due entità diverse e quindi due pellicole diverse: la comicità sfrontata e fisica del duo animato cerca di imporsi con molta fatica all’interno del girato, e il cast di volti noti viene depotenziato e messo in ridicolo – ripetutamente, cercando di vendersi come impeccabili caratteristi – con una sceneggiatura davvero poco impattante da parte di Kevin Costello. Da archiviare anche il comparto musicale, con una soundtrack infarcita di brani R&B e rap che non riescono a legare affatto con i profili, le intenzioni e le dinamiche interne di Tom e Jerry. Un gigantesco buco nell’acqua, da rispedire alla produzione per capire come non bisogna procedere per sviluppare un film in tecnica mista.