Tomb Raider: recensione del film con Alicia Vikander
Lara Croft è tornata. Più umana, più ironica, meno infallibile. Un personaggio tutto nuovo nel film Tomb Raider, basato sulla versione ludica del 2013 e 2015, interpretato dalla vincitrice dell'Oscar Alicia Vikander.
Lara Croft non è più un videogioco. Finalmente, nel contesto cinematografico in cui l’hanno voluta ancora una volta portare, il personaggio creato per intrattenere un pubblico attivo di giocatori riesce a staccarsi dalla dimensione bidimensionale per cui era stata concepita e realizzata, non rimanendo più legata al mero utilizzo del joystick da parte di altri, ma diventando protagonista in prima persona delle sue esperienze di avventura.
È Tomb Raider il salto che Lara compie per muoversi non più solo tramite dei comandi; il reboot diretto dal regista norvegese Roar Uthaug riabilita la figura filmica del personaggio nato grazie alla Crystal Dynamics e vergognosamente trattato agli inizi del 2000 con le pellicole Lara Croft: Tomb Raider e Tomb Raider – La culla della vita.
Tomb Raider – Le origini di Lara Croft
Lavora come fattorino per consegne a domicilio, è indietro con i pagamenti nella palestra in cui si allena e fa comunque di tutto pur di non accettare la sostanziosa eredità di famiglia che di diritto le spetta. Questo perché la sveglia e ironica Lara Croft (Alicia Vikander) non accetta le probabilità più che fondate sulla morte del padre, un’eventualità a cui non vuole neanche pensare. Sarà soltanto cedendo alla possibilità di questo sventurato destino capitato al genitore che Lara scoprirà il motivo della sua partenza anni prima, un mistero che la condurrà in Giappone, sulle tracce della tomba di una regina della morte.
È umana. Lara Croft è umana. Non più solo corse a perdifiato, capriole rotanti, arrampicate folli e balzi talmente alti da raggiungere punti impossibili. Lara Croft è umana e questa sua condizione inesplorata, questa sua (comunque fittizia) normalità non può che giovare alla protagonista del nuovo franchising, il quale va aprendosi verso la sala con il primo capitolo Tomb Raider. Prendendo spunto dal videogioco omonimo del 2013 e da Rise of the Tomb Raider uscito nel 2015, ciò che ci presentano il regista Uthaug e la sceneggiatrice Geneva Robertson-Dworet è l’embrione di quello che si prospetta il futuro della vera Lara Croft, quella che tutti conosciamo, ma non più mossa solo da uno spingere compulsivo di pulsanti davanti ad uno schermo.
A differenza infatti delle pellicole interpretate da Angelina Jolie, in cui si annullava il mezzo cinema, dove non si intravedeva neanche un minimo di volontà di staccare il personaggio dal suo universo natio e conformarlo dunque alla novità della diversa piattaforma, l’ultimo Tomb Raider si incanala meglio nelle fila dei film e in particolare nel genere avventura, non mancando di dare a Lara Croft motivazioni più ragionate sul perché delle sue lotte e dei suoi volteggiamenti. Un mix tra action ed enigma che esplora le origini della giovane per riportarla alle sue tombe, un film che presenta situazioni ludiche, ma incastrate in un racconto ben più sensato, per quanto sempre unito in maniera imprescindibile al suo elemento d’azione.
Tomb Raider – Alicia Vikander e le sue fragilità diventate punto di forza
Alicia Vikander non ha nulla da invidiare alla Jolie, riesce a districarsi tra il lato più accessibile della mitizzata Lara e la facilità con cui sa cavarsela davanti alle fatiche inverosimili nella quale si trova immersa, meglio ancora se spericolate. Un’attrice che ha saputo rendere il suo fisico minuto un agile strumento con cui affrontare le scene più articolate, un corpo che sta scoprendo pian piano – come lo spettatore fa con il personaggio – le sue infinite capacità, non temendo di sottostare al peso dello sforzo. Una Lara Croft che ha quindi come opzione anche quella di poter fallire, tirando poi fuori le sue vite di scorta e tentando di superare gli ostacoli. Una vulnerabilità portata dalla Vikander che cerca di aggiungere volume alla sua protagonista.
Prima missione portata a termine quella di Tomb Raider, non esente de ritmi a tratti poco sostenuti e con un’adrenalina che, a differenze dell’arco della Croft, non sempre mette a segno, ma nonostante questo buon step iniziale per la crescita consequenziale dell’esploratrice e i suoi prossimi compiti. Una Lara Croft che, assieme al film, mostra le sue debolezze, continuando però a battersi per completare il proprio scopo.
Tomb Raider è al cinema dal 15 marzo con Warner Bros.