Totem: recensione del film horror di Marcel Sarmiento
Diretto da Marcel Sarmiento e interpretato da James Tupper, Ahna O'Reilly e le giovani Kerris Dorsey e Lia McHugh, Totem è un horror in bilico fra ghost story e dramma familiare.
Totem è un film horror a tema soprannaturale diretto da Marcel Sarmiento, al ritorno dietro la macchina da presa dopo Deadgirl e due segmenti di The ABCs of Death e V/H/S Viral. Protagonisti della pellicola sono James Tupper, Ahna O’Reilly e le giovani Kerris Dorsey e Lia McHugh. Totem è stato distribuito direttamente in Home Video grazie a una collaborazione fra Cinemax e la Blumhouse, casa di produzione nota per recenti pellicole di successo come Split, The Visit e Scappa – Get Out.
Dopo la morte in circostanze sospette della moglie, James (James Tupper) sta faticosamente ricostruendo la sua vita insieme alla nuova compagna Robin (Ahna O’Reilly), che decide di accogliere a vivere in casa sua insieme alle figlie Kellie (Kerris Dorsey) e Abby (Lia McHugh). Con l’arrivo della donna nell’abitazione, l’unità familiare comincia a essere messa alla prova non soltanto dalla diffidenza di Kellie verso colei che ritiene una sostituta non all’altezza della madre, ma anche dall’insorgere di inquietanti fenomeni paranormali diretti verso la piccola di casa Abby, che a sua volta sembra in contatto con una sorta di entità spirituale.
Totem: un horror soprannaturale in bilico fra ghost story e dramma familiare
Totem si distingue dalla maggioranza dei film horror prodotti esclusivamente per il mercato Home Video per una messa in scena di buona fattura e per la cura nell’approfondimento dei personaggi, che portano il film a mantenere un livello sempre accettabile di tensione e a creare empatia nello spettatore. Per almeno due terzi di pellicola, Marcel Sarmiento trova il giusto compromesso fra ghost story e dramma familiare, sfruttando il canovaccio e le convenzioni di questo florido filone per dare vita a un racconto che si pone l’obiettivo di andare oltre al mero intrattenimento, dirigendosi verso i più nascosti anfratti di una famiglia non convenzionale e portando alla luce dolore, perdita, gelosia e rancori mai sopiti.
Le buone interpretazioni di tutti gli attori principali e la sapiente regia di Sarmiento instaurano un’atmosfera carica di mistero e inquietudine, che priva lo spettatore di qualsiasi punto di riferimento e lo trascina in una storia costantemente in bilico fra paranormale, violenza e sempre più fragili equilibri familiari. Il regista si prende tutto il tempo necessario a dipanare il racconto, sviluppando fra indizi, false piste e suggestione dei personaggi veri e tridimensionali un tema semplice quanto condivisibile, ovvero l’attaccamento viscerale e a volte ossessivo verso i nostri affetti e il loro ricordo, centellinando il ricorso ai più classici cliché dell’horror e mantenendo a livelli più che dignitosi la messa in scena, con un soddisfacente utilizzo degli spazi (prevalentemente interni) e un’intrigante gestione delle atmosfere casalinghe, nonostante un comparto audio lontano dal livello delle grandi produzioni.
Totem mostra la corda nella parte finale, con una forzata e affannosa ricerca del colpo di scena a discapito della coerenza interna
Peccato che Totem disperda parte della propria forza nell’atto conclusivo, dove l’azione prende per forza di cose il sopravvento, senza però essere accompagnata dall’equilibrio narrativo mostrato in precedenza. La ricerca dell’effetto sorpresa si fa più insistente, e nonostante un paio di notevoli plot twist il racconto si fa sempre più forzato e la sospensione dell’incredulità vacilla più volte. Qualche apprezzabile momento gore e una buona gestione del ritmo aiutano a distogliere l’attenzione da una sceneggiatura che mostra la corda e perde di coerenza interna, con qualche sbavatura in fase di montaggio e alcuni buchi narrativi che fanno supporre bruschi e radicali cambiamenti all’ossatura del racconto in corso d’opera.
Tirando le conclusioni, Totem si rivela una dignitosa pellicola di genere, che su una sorprendentemente equilibrata prima parte appiccica a forza una mezz’ora finale più affannosa e meno centrata, anche se forte di un paio di ragguardevoli e spiazzanti colpi di scena. Una visione consigliata agli appassionati dell’horror soprannaturale, ma ben lontana dall’essere un cult del genere.