Tra la terra e il cielo (Masaan): recensione
L’India tra le antiche tradizioni e la volontà di abbracciare il futuro: è questo il paese che viene rappresentato da Neeraj Ghaywan in Tra la terra e il cielo (Masaan). I protagonisti delle vicende che si susseguono sono tutti giovani ragazzi in cerca di se stessi e di una propria via di fuga da una società che li opprime con codici, riti, rituali e cerimoniali religiosi. La religione, infatti, occupa un ruolo fondamentale nella vita quotidiana dei cittadini, rigorosamente suddivisi in base ad un sistema di caste alle quali sono associate diverse categorie professionali. Alla base della società vi è la quinta classe, quella dei fuori-casta, che svolgono i lavori più umili e degradanti, come occuparsi delle cremazioni. La gerarchizzazione della società è uno dei temi del film e da qui deriva l’ambientazione della storia a Benares, città sacra sulle rive del Gange (meglio conosciuta come la città della morte). Qui si intrecciano la storia di Devi, una giovane studentessa tormentata dal senso di colpa per la scomparsa del suo amante; Pathak, il padre di Devi che cade vittima della corruzione della polizia che, giocando sulla possibilità di arrecargli disonore, riesce ad estorcergli del denaro; infine Deepak, un ragazzo di umili origini che si innamora perdutamente di una ragazza benestante, Shaalu, ma la differenza di classe sociale non rende facile l’amore tra i due, nonostante le idee progressiste della ragazza.
I protagonisti di Tra la terra e il cielo sono tutti giovani stanchi della chiusura della società in cui vivono e pronti a seguire la loro idea di progresso. Un ruolo fondamentale per la nuova generazione è dato da internet, infatti uno dei primi approcci di Pathak nei confronti della giovane è proprio Facebook. A questo proposito Neeraj Ghaywan dice: “Il più delle volte il cinema indiano descrive queste realtà urbane solo in termini di povertà e bellezza paesaggistica. Noi avevamo voglia di ritrarre una città reale come ce ne sono tante oggi, in piena mutazione e dove i giovani parlano dei loro sogni di diventare ingegnieri o di Facebook, pur sentendosi prigionieri in una trappola socio-economica”. Il malessere della nuova generazione che si affaccia in questo tipo di realtà sociale è tangibile. Devi, la ragazza trovata a letto con un ragazzo al di fuori del matrimonio, non si scusa mai per ciò che ha fatto ma è solo dispiaciuta per il futuro che attende il padre, Pathak si sente imprigionato nella proprio condizione umile ma quando ha di fronte la possibilità di vendere l’anello trovato sulla riva del fiume dopo la cremazione non sa se sia più giusto venderlo e aiutare la propria famiglia o conservarlo come ricordo dell’amore ormai lontano.
Tra la terra e il cielo: un film dalle emozioni sincere e una scrittura delicata
È l’India della contraddizione, che si rispecchia anche nei diversi generi cinematografici che si affacciano nelle sale dell’Occidente: c’è Bollywood, il cinema del canto e del ballo, dei bei paesaggi e dei colori indiani, e poi c’è chi segue una scelta registica diversa, come Neeraj Ghaywan che dice: “I film di Bollywood sono palesemente destinati a un certo tipo di pubblico e non sono il mio genere. Gli spettatori mostrano di gradire sempre di più film che abbiano un contenuto e che poggino su buone sceneggiature; stanno iniziando a stancarsi di canti e balli…Sono fermamente convinto che un film debba commuovere e proporre situazioni realistiche”. Se questo era l’intento registico, si può dire che sia arrivato in tutta la sua forza, con un film dalle emozioni sincere e una scrittura delicata. Tra la terra e il cielo uscirà nelle sale italiane il 1 giugno distribuito da CINEMA di Valerio De Paolis.