Trafficante di virus: recensione del film di Costanza Quatriglio
Liberamente ispirato alla storia della virologa Ilaria Capua, Costanza Quatriglio realizza un sensibile ed emozionante ritratto della virologa italiana che nel 2000 sviluppò la prima strategia di vaccinazione contro l'influenza aviaria.
Costanza Quatriglio traspone nel suo ultimo lungometraggio l’autobiografia della virologa italiana Ilaria Capua, Io, trafficante di virus. A partire da questa vicenda biografica, Quatriglio racconta con sensibilità le difficoltà che molte, troppe, donne affrontano come scienziate. Dopo la partecipazione al 39° Torino Film Festival, Trafficante di virus arriva nelle sale cinematografiche dal 29 novembre all’1 dicembre 2021 e prossimamente su Amazon Prime Video.
La storia di Trafficante di virus
Irene Colli (Anna Foglietta), ricercatrice in un importante istituto zooprofilattico, è una virologa di fama mondiale e vincitrice di numerosi bandi europei per la sua ricerca sull’epidemie animali che potrebbero mettere in pericolo anche la salute degli esseri umani.
Nel 2000 Colli brevetta D.I.V.A. (Differentiating Vaccinated from Infected Animals), dopo aver scoperto insieme al suo team una strategia di vaccinazione contro l’influenza aviaria, la quale permise di cambiare i protocolli europei. I suoi successi scientifici, tuttavia, iniziano a dare fastidio. Accusata di essere troppo arrogante, di essersi montata la testa, Irene Colli non teme di dire e fare ciò che più ritiene giusto. Conscia delle sue competenze e del suo valore, nel 2006 dà inizio al dibattito internazionale sulla trasparenza dei dati quando decise di depositare la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 su GetBenk, un database open access, invece che ad accesso limitato, cambiando così i meccanismi internazionali sui piani pre-pandemici.
Questa si è montata la testa!”
“Qualcuno dovrà smontargliela”
La sua vita viene completamente stravolta quando scopre da un’inchiesta giornalistica di essere al centro di un’indagine per presunto traffico di virus, procurata epidemia e tentata strage, azioni che sarebbero state compiute al fine di vendere i suoi vaccini e arricchirsi. Dopo anni di sfiancanti lotte per continuare il suo lavoro in Italia, Irene Colli dovrà scegliere se combattere ancora una volta.
Trafficante di Virus procede per ellissi temporali, dal 2016 fino al 1999, costruendo una storia che partendo da una donna ne racconta molteplici, perché se in Italia una virologa di fama mondiale, intelligente, capace, coraggiosa e determinata viene costantemente ostacolata nel suo lavoro, allora quali possono essere le ambizioni di tutte le donne che si approcciano al campo scientifico?
Mi vogliono muta, in silenzio, morta!
Ilaria Capua, così come il personaggio a lei ispirato, Irene Colli, non ha mai rinunciato alla sua ricerca, ambiziosa e determinata ha lottato perché il suo lavoro ottenesse quanto le era dovuto e corso numerosi rischi in nome di un valore etico che aveva come fine salvare vite e non semplici riconoscimenti economici e di prestigio. Purtroppo non tutte le donne in campo scientifico possono fare lo stesso, la situazione economica privilegiata in cui è cresciuta e in cui viveva hanno sicuramente costituito un elemento fondamentale su cui pochissimi possono contare. Questo non vuole sminuire in alcun modo i suoi gesti, ma anzi creare un intersezione: se ancora oggi il campo scientifico è in mano a un élite, per lo più bianca, per lo più maschile, dove anche una donna bianca, benestante e di grande intelligenza viene ostacolata al punto da essere colpita da un inchiesta illecita, allora come faranno altre menti brillanti, ma con meno privilegi, a lavorare in questo campo, a portare innovazione, senza che vengano ostacolati con il fine di non alterare lo stato della precedentemente citata élite?
Parlando del film con Paola Pica per il Corriere della sera, Ilaria Capua ha affermato: “È una battaglia di civiltà. È attraverso una maggiore conoscenza pubblica di certi fenomeni che si può creare quella coscienza civica che certe cose non le accetta più”.
La battaglia di civiltà di Anna Foglietta in Trafficante di virus
È Anna Foglietta a interpretare la protagonista Irene Colli restituendo una delle sue migliori performance. Trafficante di virus non si accontenta di disegnare un personaggio femminile abbozzato, definito solo in quanto forte, scelta narrativa che non colpisce quasi mai i personaggi maschili, caratterizzati in molteplici modi tra i quali non vi è la forza, data il più delle volte per scontata in quanto uomini. Con Irene Colli, Quatriglio tratteggia un ritratto complesso di una donna combattiva, ma anche sensibile, intelligente, compassionevole, amorevole e che non teme la sua bellezza in un campo in cui viene considerato un “limite”. Nel corso del lungometraggio vediamo la protagonista reagire a molestie, uomini che sminuiscono la sua intelligenza, un matrimonio che finisce a causa del suo successo e dell’insicurezza del suo compagno, la guardiamo tenere insieme il suo team di ricerca e lottare per la loro sicurezza. Mentre tutto ciò succede, Foglietta, rimane impassibile o si arrabbia al punto di urlare, a volte ride, a volte piange, ella porta sullo schermo l’intensità di cui il ruolo aveva bisogno.
Un regista diverso avrebbe creato una figura femminile differente, così come un differente film. La storia di Capua si sarebbe prestata facilmente a un thriller psicologico o a un film investigativo, con stilemi estetici tipici di questi generi su esempio di famosi titoli cinematografici statunitensi, Quatriglio, invece, sceglie un approccio diverso nel tentativo (riuscito) di valorizzare le molteplici sfaccettature di questa storia e raccontarne la complessità. A colpire, ad esempio, è l’uso di una colonna sonora che valorizza i suoni naturali dei luoghi, in particolare i rumori ripetitivi, meccanici, dei laboratori dove tutti si muovono come se facessero parte di un unico organismo; in un film denso di discorsi su scienza, etica e giustizia, quello che rimane più inciso nella memoria è la potenza dei suoi silenzi, quei piccoli momenti in cui percepiamo tutta l’intensità di questa storia. La fotografia si muove nella stessa direzione, cambiando tra toni caldi e freddi a rappresentazione dello stato emotivo della protagonista Irene Colli, mentre il montaggio crea raccordi attenti al fine di formare quel puzzle fatto di ostacoli, critiche e accuse nei confronti della protagonista. Trafficante di virus racconta una storia di cronaca italiana trasformando gli eventi quel poco al fine che possano essere emblema di un approccio sociale più ampio che non può più essere ignorato.
Costanza Quadriglio ha dichiarato in merito a Trafficante di virus: “oggi che viviamo il tempo della pandemia, il film ha il sapore del presagio. I nostri personaggi continueranno a fare il loro dovere e tutto rimarrà identico, il danno non potrà che essere collettivo e questa sarà solo un’emblematica storia italiana in cui a perdere continueremo a essere tutti”.