Roma FF11 – Train to Busan: recensione
Train to Busan è un film del 2016 del sudcoreano Yeon Sang-ho. Dopo la presentazione al Festival di Cannes, la pellicola è stata inserita nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2016, nella categoria Tutti ne parlano. Con la sua riuscita miscela fra zombie movie, horror, thriller e azione, Train to Busan ha letteralmente frantumato i botteghini di tutto il mondo, portando a casa più di 100 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 8.
Seok Woo (Yoo Gong) è un agente di borsa divorziato, che nel giorno del compleanno della figlia Soo-an (Soo-an Kim) decide di portarla dalla madre a Busan, imbarcandosi su un treno presso la stazione di Seoul. Insieme ai due, sul treno salgono anche altri personaggi come i componenti di una squadra di baseball e la loro cheerleader, due anziane sorelle, l’uomo d’affari Yong-Suk (Eui-sung Kim) e la coppia formata dal rozzo ma bonario Sang-hwa (Ma Dong-seok) e dalla moglie incinta Seong-kyeong (Jung Yu-mi).
I passeggeri sono però ignari di una grave minaccia che incombe su di loro: una fuga di materiale tossico sta lentamente ma inesorabilmente trasformando ogni essere vivente con cui viene a contatto in zombie. L’epidemia arriva anche sul treno per Busan, attraverso una ragazza contaminata che sale sul mezzo proprio all’ultimo istante. Per i protagonisti comincia così una lotta contro il tempo e in spazi angusti per salvare la propria vita.
Train to Busan: un adrenalinico e concitato zombie movie
Train to Busan è un adrenalinico e concitato zombie movie, che pur non inventando nulla nel genere riesce a coinvolgere e intrattenere per lunghi tratti, risentendo solo saltuariamente dell’eccessiva durata di circa 2 ore. Yeon Sang-ho riesce a sfruttare bene escamotage narrativi già ampiamente utilizzati in questo sottogenere, come la progressiva riduzione degli spazi e il graduale passaggio di alcuni dei protagonisti fra le fila dei famelici mostri assetati di sangue, omaggiando diverse fasi e correnti del cinema zombie, ma mantenendo al tempo stesso una propria autonomia e una notevole coerenza interna.
Train to Busan si distingue nel panorama horror contemporaneo per le ottime scene d’azione, ben congegnate e ancora meglio sfruttate, oltre che per il clima di reale e crescente tensione che riesce a generare. Yeon Sang-ho si discosta dagli zombie implacabilmente lenti della tradizione dei capolavori di George Romero, avvicinandosi invece a quelli più rapidi e determinati utilizzati da Danny Boyle nel suo 28 giorni dopo. La scelta è decisamente azzeccata. A tratti sembra di trovarsi in uno dei migliori survival horror del mondo videoludico, con gli zombie che si fanno via via più numerosi e minacciosi e gli umani che fanno sopperiscono alla loro progressiva diminuzione trovando nuove risorse ed energie nel tentativo di salvare la propria vita.
Train to Busan mostra il fianco dal punto di vista dello sviluppo dei personaggi
L’aspetto in cui Train to Busan mostra il fianco e perde decisamente mordente è quello dello sviluppo dei personaggi. Difficile aspettarsi l’illuminante critica sociale portata da opere del già citato George Romero come La notte dei morti viventi o Zombi, ma il regista Yeon Sang-ho e lo sceneggiatore Park Joo-suk spingono decisamente troppo sul dualismo fra altruismo e avidità, senza creare adeguate sottotrame adatte a veicolare il messaggio. Il risultato è un eccesso di sentimentalismo che in alcuni casi porta a sequenze dall’indubbio effetto (come l’ottima scena finale), ma più spesso fanno calare il ritmo e perdere mordente al film. Anche se il prodotto finale è più che convincente, qualche sforbiciata qua e là a scene non particolarmente necessarie avrebbero sicuramente reso Train to Busan un film più solido e compatto.
L’ottimo comparto tecnico e scenografico è ben completato dal cast, grazie ad attori all’altezza della situazione e decisamente in parte, bravi a delineare le personalità dei rispettivi personaggi. Su tutti si distinguono Yoo Gong e il duro dal cuore d’oro Ma Dong-seok, ma soprattutto la stupefacente bambina Soo-an Kim, che non ci stupiremmo di ritrovare fra qualche anno come una delle migliori interpreti del cinema asiatico. Convincente anche il reparto sonoro, sia per le musiche di Jang Young-gyu che per gli effetti che accompagnano le scene più violente e splatter.
Train to Busan omaggia la tradizione del cinema zombie ma strizza anche l’occhio alle più recenti produzioni occidentali
Pur con qualche debolezza, Train to Busan non tradisce le attese e si rivela una buona commistione fra generi, che omaggia la tradizione del cinema zombie ma strizza anche l’occhio alle più recenti produzioni occidentali sul tema. Con un pizzico di coraggio in più nello sviluppo del sottotesto avremmo potuto trovarci di fronte a un immediato classico del genere, ma ci rimane comunque un validissimo prodotto di puro intrattenimento, sicuramente consigliabile anche ai non appassionati di cinema asiatico.
Train to Busan arriverà nelle sale italiane nel 2017, distribuito dalla Tucker Film.