Transcendence: recensione
Transcendence di Wally Pfister (al debutto in cabina di regia) è un film straordinariamente lineare, ampiamente e ingiustamente distrutto dalla critica, senza particolari frizzi e lazzi scenici, non è ridondante né strappa-lacrime, è un film dove difficilmente uno spettatore può trovare difetti. Johnny Depp interpreta in maniera, come sempre, pittoresca il ruolo di uno scienziato che da amante dei computer e delle intelligenze artificiali finisce per diventarne parte integrante.
Due scienziati compagni di lavoro e di vita (Johnny Depp e Rebecca Hall), stanno sviluppando un potente super-computer in grado di aiutare l’umanità in ogni campo di ricerca e di progresso. Medicina, Chirurgia, Biologia diverrebbero molto più avanzate e sofisticate grazie all’aiuto di questa gigantesca intelligenza artificiale in fase di sviluppo chiamata il Pinn. Alla fine di un convegno il dottor Will Caster (Depp) rimane vittima di un vile attentato terroristico per mano di un gruppo di fondamentalisti anti-tecnologici e anti progressisti. Il proiettile sembra averlo ferito solo superficialmente, ma la tragica scoperta del reale effetto dello stesso avverrà in seguito a dei controlli medici effettuati sullo stesso dottor Caster. Il colpo era intriso di Polonio, un isotopo altamente radioattivo che porterà lo sciagurato alla morte entro 5 settimane. Afflitto da questa tragica notizia, il dottor Caster assieme alla sua compagna, coadiuvati dal genio dell’informatica Max Waters (Paul Bettany), si mettono al lavoro per trasferire i pensieri, la coscienza e tutto ciò che concerne l’intelletto e la personalità del morente dottore. L’esperimento riesce a pieno, ma non hanno fatto i conti con uno dei più grandi interrogativi della storia dell’umanità: una macchina può avere sentimenti umani ed essere sottoposta al libero arbitrio senza intaccare la normale vita di un essere umano?
Da questo quesito quasi esistenziale, si snoda la trama del film in maniera sinuosa. Non vi sono affatto elementi che confondono lo spettatore, ma il modo di sviluppare ed estendere la pellicola è tipico di un regista alla prima volta dietro la macchina da presa. Il ragazzo sembra avere le idee chiare fin dal primo ciak e l’influenza di un maestro come Christopher Nolan si sente eccome. L’uso del flashback all’incipit del film funziona alla grande, la fotografia è eccezionale (non a caso è un fotografo che sta diventando regista). L’accuratezza con la quale vengono delineati i profili e le personalità dei protagonisti è davvero impressionante. Depp è straordinariamente camaleontico nel suo ruolo, ma dopotutto non è una novità, la Hall sorprende per carica emotiva e presenza filmica senza però distogliere lo sguardo sul vero protagonista della vicenda: il computer.
Transcendence – dove può realmente arrivare l’intelligenza artificiale?
La più grande sfida del genere umano in un film che non manca di citazioni a illustri predecessori. Difatti la categoria dei film sulle quali le trame sono intrise di riferimenti a intelligenze artificiali è ricchissima, a partire dal capolavoro di Ridley Scott del 1982 Blade Runner, a proseguire con L’uomo bicentenario di Chris Columbus del 1999 fino ad arrivare AI – Intelligenza Artificiale del 2001 di Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick all’ultimo arrivato in ordine temporale Ex Machina. L’uomo e la macchina, divisi da una sottile linea di demarcazione, ma così simili e nello stesso tempo diversi. Transcendence dimostra che il potere della tecnologia riesce ad ergersi al di sopra dell’uomo, creando una sfera quasi cultuale e a tratti divistica. La mente del dottor Caster è grande, ma la sua bramosia artificiale mette in serio pericolo il mondo. La voglia di avere per forza tecnologia ovunque, porta ad un completo black-out, uno shutdown che fa catapultare nuovamente l’uomo all’età della pietra. Eterno ritorno nietzschiano e teoria dell’estensione di Hubble sembrano ruotare intorno alla trama del film. La prima perché dimostra apertamente che l’eccessivo progresso ci riporterà ad un tragico punto di partenza, la seconda è l’apoteosi della tecnologia; un minuscolo chip può espandersi fino a diventare più potente dell’essere umano. Ma non è tutto. Il dottor Will Caster, prima di essere completamente terminato, vicino alla moglie morente capisce che la più grande forma di tecnologia non è la tecnologia stessa, ma è la natura. L’archè dunque è rappresentato dalla natura, la più grande tecnologia dell’oltreuomo. La macchina capisce che il suo universo ha comunque una fine all’interno del computer, ma non all’interno della natura. Quando Max Waters cammina triste per le strade oramai abbandonate di New York, coperte a terra da una montagna di ruderi tecnologici inutilizzabili, si accorge, tornando nella casa dei coniugi Caster che nel loro giardino, un girasole è sbocciato spontaneamente e senza alcuna cura dell’uomo. Il miracolo della vita è avvenuto di nuovo. La macchina ci aiuta, ma non deve spodestarci dal ruolo di esseri viventi, pensanti ed in grado di provare emozioni. Una macchina può rivoltarcisi contro come AL9000 in 2001: Odissea nello spazio, essere cinicamente calcolatrice come in Alien, oppure avere l’intelligenza di sublimarsi in qualcosa di più grande, come in Transcendence. L’armoniosa opera di Pfister nella più grande frontiera tecnologica di tutti i tempi: la natura.