Trash: recensione

In un mondo lacerato dalla crisi economica e da continue guerre, Trash di Stephen Daldry cerca di emergere in un contesto di spazzatura (proprio come il titolo) sottolineando con la penna rossa gli enormi problemi del Brasile moderno. Il film che vede la partecipazione speciale di Rooney Mara assieme all’inossidabile Martin Sheen è una perfetta vetrina del paese per eccellenza delle illusioni. I giovani attori che interpretano dei bambini, abitanti delle sporche e sfortunate favelas brasiliane, sono davvero immersi e assorti nella loro parte, merita poi una nota di stima la grande prestazione del direttore della fotografia del film Adriano Goldman che ci porta tra una panoramica ed una focale fissa nei meandri più oscuri del Brasile. La trama è semplice e lineare, ma risulta essere coinvolgente con l’incedere del film, una sorta di sinfonia Mozartina. Due bambini, durante una delle molte giornate trascorse a spalare rifiuti in una discarica, trovano una borsetta con all’interno un segreto talmente pericoloso che mette a repentaglio non solo la loro vita, ma anche quella degli abitanti della favela. All’inizio i ragazzi sono attratti dall’idea della ricompensa offertagli dalla polizia, ma poi cominciano a capire che dietro questa losca vicenda si nasconde un mistero ben più fruttuoso dell’offerta degli agenti. L’indagine li porta in spericolate avventure attraverso colori sgargianti abbinati a bui oscuri passando per le tortuose strade di Rio de Janeiro. La lotta per la sopravvivenza li porterà alla scoperta di una giro criminale nazionale e ad una ricca ricompensa per ogni singolo abitante della favela, in uno splendido epilogo di suoni e colori.

L'ultimo film di Stephen Daldry di Trash

Trash di Stephen Daldry

Stephen Daldry torna ad affrontare le tematiche care al mondo giovanile, precedentemente approfondite con Billy Elliot, questa volta inserendo sullo sfondo una triste storia di corruzione appartenente al Brasile. Il paese dei colori sgargianti è sempre stato al centro della cronaca per le sue altalenanti condizioni economiche e sociali e questo cine-documentario (così potremmo definirlo per assurdo) cerca di sviscerare le più profonde membra della malavita e della povertà. I ragazzi della favela sono scaltri perché cresciuti e educati dalla vita che vivono, la polizia mostra fin dal primo momento le chiare ombre di corruzione mentre scorrono inesorabili sullo schermo scene di altalenanti ceti, anche se appartenenti alla stessa sfera sociale. Il grido disperato che viene mostrato alla fine della pellicola è un monito per tutto il mondo, non solo per il Brasile: non esistono ceti, razze o classi sociali, alla fine dobbiamo essere tutti uguali. Daldry ci dimostra come la rivoluzione sia un concetto che deve partire dalle radici, i bambini possono cambiare il mondo, questo film ne è la dimostrazione. Insegnante.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.2
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.7
Emozione - 4.2

4.1

Voto Finale