Tua per sempre: recensione del film Netflix di Michael Fimognari
Il capitolo finale della trilogia tratta dai romanzi di Jenny Han è una lettera d’amore con una grafia perfetta ma dal contenuto scarno e deludente. Tua per sempre è disponibile dal 12 febbraio su Netflix.
L’adolescenza, si sa, è da sempre fonte inesauribile d’ispirazione cinematografica che desta nei registi e negli autori la curiosità primaria ad indagare le variabili interne in continuo mutamento di un’età fugace. Se le tematiche sono pressoché le stesse (l’amore, l’identità, la sessualità, il rapporto con gli adulti e le prospettive future), quello che davvero rende giustizia al periodo adolescenziale nel prodotto audiovisivo sta tutto nella volontà di chi sta cercando di rappresentarla di tirarne fuori, perlomeno, un bagliore di autenticità che possa scuotere o far identificare chi guarda al di qua dello schermo. Tua per sempre trova nel dilemma sentimentale di Lara Jane divisa fra la volontà di stare il più possibile accanto alla sua metà e la necessità di realizzarsi come essere umano autonomo alla coppia, la possibilità di riflettere su un segmento di crescita comune a moltissimi.
“Un appuntamento perfetto per il mio fidanzato perfetto”
Terzo capitolo tratto dalla serie di romanzi omonimi di Jenny Han, Tua per sempre chiude (per ora) il sipario e la busta sulla storia d’amore di Lara Jean (Lana Condor) e Peter (Noah Centineo), stavolta alle prese con l’ultimo anno di liceo e la fatidica scelta del college. Innamorati più che mai, i due dovranno vedersela con l’ipotesi di una relazione a lunga distanza e, di rimando, sui dubbi e le insicurezze di un esito che potrebbe spezzare il cuore di entrambi. Il film che conferma alla regia Michael Fimognari, vicario di Susan Johnson dietro la macchina da presa già dallo scorso anno, ripercorre nei toni e nelle tonalità pastello tutti i pregi e i difetti dei precedenti Tutte le volte che ho scritto ti amo e P.S. Ti amo ancora, ricalcando i ben conosciuti cliché narrativi delle rom-com adolescenziali che hanno fatto la fortuna del genere e del progetto Netflix tutto.
La questione se una relazione a cinque mila chilometri di distanza possa funzionare o meno, stimola, almeno idealmente, le premesse per un discorso molto più ampio sulla necessità di appagamento personale – oltre lui – e trovare il proprio posto nel mondo (soprattutto in una ragazza) o sulle diverse modalità in cui questo sentimento possa ora esprimersi. Il film di Fimognari ha quindi intenzione di gettare le premesse sufficienti ad arricchire la trama di base per allargare la visione su qualcosa di più concreto. Il risultato finale però è un film infiocchettato, patinato e trasognato, che come una cappa soffocante opprime qualsiasi spiraglio d’aria genuina e di credibilità. Tra lucchetti chiusi su un ponte in Corea, continue citazioni cinematografiche e letterarie, montaggi visionari ammiccanti, lucine che abbelliscono la stanza per aggiungere l’ennesimo tocco fiabesco ma davvero così poco reale, tutto risulta un orpello eccentrico e per nulla funzionale all’arco narrativo della protagonista che appare insoddisfacente nella sua potenzialità.
Tua per sempre trova il suo limite nello stesso sguardo impeccabile e assorto della sua protagonista
Il film si plasma sullo sguardo lieve e assorto della protagonista e della sua relazione candida e melensa con Peter. Ma nel farlo lima troppo la sua possibilità di farla arrivare allo spettatore proprio nello spiraglio d’imperfezione che, a lungo andare, risulta poco credibile, e in ultime battute, distante e limitata nella sua anima pop e impeccabilmente stucchevole. Che anche questo nuovo e ultimo capitolo trovi il comfort e l’abbraccio di una fetta di pubblico fortemente attratto da questo tipo (e modalità) di racconto, i dubbi sono pressoché nulli. Quello che rimane però è l’idea che Tua per sempre, e i suoi precedenti, somiglino ad un bel pacco regalo con nulla dentro. Una lettera d’amore con una grafia perfetta, scritta dalla mano di un ragazzo perfetto, ma dal contenuto scarsamente palpitante e dal brivido romantico insoddisfacente.